“La scelta compiuta dal Mise è un importante elemento di discontinuità rispetto alle precedenti reindustrializzazioni”, si legge in una nota dei sindacati
“La scelta compiuta dal Mise è un importante elemento di discontinuità rispetto alle precedenti reindustrializzazioni, ma è necessario conoscere il piano industriale e i tempi di realizzazione per avere concretezza del progetto che i lavoratori volontariamente dovrebbero condividere”.
Così in una nota congiunta le segreterie casertane dei sindacati dei metalmeccanici Fiom-Cgil, Fim-Cisl, Uilm e Failms, commentano la visita di ieri del Vice Ministro allo Sviluppo economico Alessandra Todde alla TME di Portico di Caserta e alla Jabil di Marcianise, in cui ha illustrato la creazione di una nuova società formata da TME e Invitalia, società del Ministero dell’Economia, in cui saranno riassorbiti circa 200 lavoratori dichiarati in esubero dalla multinazionale Jabil.
“Alla dirigenza Jabil – sottolineano inoltre le sigle sindacali – abbiamo chiesto anche di rivedere il proprio piano industriale, che riteniamo insufficiente a garantire il mantenimento e il rilancio del Plant di Marcianise e, con il coinvolgimento di tutti i livelli istituzionali (regionali e nazionali), di provare a supportare e ampliare le produzioni per la green economy, che la multinazionale intende intraprendere, anche con l’utilizzo dei i Recovery Fund”.
Nel piano industriale presentato al Mise qualche mese fa e confermato il 15 ottobre scorso, la Jabil punta infatti molto sulle lavorazioni legate alle attività della green economy con una netta decrescita delle tradizionali lavorazioni legate alla produzione di schede elettroniche, e prevede soprattutto di scendere dai 480 addetti attuali ai 250 entro il 2023, con 230 lavoratori che nei prossimi mesi dovranno essere licenziati da Jabil per poi essere in parte ricollocati nella newco Tme-Invitalia, disposta ad assumerne come detto ieri dalla Todde almeno 200.
La Jabil, dal 2019 ad oggi, ha già licenziato 220 addetti, quasi tutti ricollocati a spese della stessa Jabil in aziende come Softlab e Orefice, che hanno siglato accordi con sindacati e istituzioni per attivare produzioni nel Casertano; ma tali processi di reindustrializzazione non sono affatto decollati.
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