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Gli strumenti musicali tipici della tradizione Campana

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La Campania è da sempre terra di musica classica, neomelodica e di canzone napoletana e tutte insieme hanno contribuito a far conoscere sia la terra che tanti altri aspetti della stessa nel mondo: fra i più importanti cantanti nati nella regione della Campania e che hanno contribuito al successo della musica nata in queste terre nel mondo ricordiamo sicuramente Pino Daniele, Renato Carosone, Massimo Ranieri e Mario Merola solo per citarne alcuni ma la lista potrebbe essere ancora più lunga.

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Non tutti sanno però che, oltre alle diverse tipologie di stili musicali, la Campania ha anche alcuni strumenti musicali, su Reinzoo.it se ne possono trovare alcuni modelli a volte, che sono stati creati in Campania e che fanno parte della storia di questa meravigliosa terra.

Lo strumento tipico per eccellenza di queste zone è sicuramente il mandolino che quasi sempre ha accompagnato le esibizioni delle canzoni napoletane più importanti nel mondo ed è sicuramente lo strumento più iconico e caratteristico cui viene associata la musica tipica di queste terre.

Il mandolino è simile alla chitarra ed ha origini piuttosto lontane in quanto fu realizzato per la prima volta nel XVII secolo da una famiglia napoletana che produceva liuti chiamata Casa Vinaccia (il nome della famiglia era Vinaccia). Il mandolino come strumento musicale viene categorizzato all’interno degli strumenti a corda (come la chitarra, il violino o l’arpa ad esempio) ed è caratterizzato dall’avere quattro corde doppie.

Il successo del mandolino cominciò nel diciottesimo secolo quando venne considerato come lo strumento della nobiltà napoletana, categorizzazione che poi perse quando divenne lo strumento musicale più caratterizzante della canzone popolare napoletana.

Altro strumento tipico della Campania, anche se meno famoso rispetto al mandolino, è sicuramente il putipù che è praticamente un tamburo fatto con pelle dura di capra (in Campania, in altre zone d’Italia viene utilizzata invece la pelle di capretto che risulta essere più morbida). Il putipù è composto, oltre che dalla pelle di capra che funge da membrana, anche da una canna e da una camera di risonanza che può essere di diversi materiali a seconda di dove viene fatta. Il putipù viene anche chiamato Caccavella.

Al putipù viene spesso accompagnato lo scetavajasse, strumento musicale composto da due bastoni di legno di cui quello dentellato è più lungo e che ha ai suoi lati dei piattini di latta: il suono che viene prodotto è un suono ritmico.

Nella musica napoletana viene anche molto utilizzato il calascione, anch’esso appartenente agli strumenti a corda, e che è caratterizzato dall’avere un manico molto lungo (che può raggiungere anche i 2 metri) e di una cassa armonica che può essere paragonata a quella del mandolino (anche se di dimensioni più ridotte).

Le castagnelle, conosciute solitamente come nacchere che sono di origine spagnola, sono un altro strumento tipico della tradizione napoletana e vengono categorizzate all’interno degli strumenti a percussione: sono formate da due pezzi di legno che possono sembrare delle conchiglie o delle castagne e per emettere il suono vengono sbattute l’una contro l’altra attraverso un movimento di apertura e chiusura delle mani.

Oltre a quelli sopraelencati, che sono fra gli strumenti più diffusi e conosciuti dell’area Campana, ci sono anche altri strumenti tipici quali la tammorra (strumento a percussione), la ciaramella (che appartiene alla famiglia degli oboi) o il sisco (che è invece un flauto di piccole dimensioni).

 


Articolo pubblicato il giorno 7 Ottobre 2021 - 13:05

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