L’osteoartrite (OA) in cane e gatto è un processo cronico degenerativo che colpisce tutti i comparti articolari, cui viene riconosciuta anche un’infiammazione a “basso grado”. Nel cane, solitamente i segni tipici sono più evidenti che nei felini:
Questa malattia colpisce all’incirca il 90% dei cani oltre i cinque anni di età e circa il 20% di quelli che abbiano superato l’anno. Nel gatto la malattia è sottostimata, ma presente.
Purtroppo non esiste ad oggi una terapia definitiva nei confronti dell’osteoartrite di cane e gatto. Ma, una volta emessa la diagnosi di OA, veterinario saprà indicarti la combinazione di trattamento più adeguata al tuo animale, al fine di assicurargli una buona qualità di vita, anche tenendo conto del suo stato generale.
Se volete informarvi maggiormente sulla malattia e scoprire come prevenirla, vi consigliamo di leggere il blog sull’artrosi di cane e gatto di Confiset.it dove potrete trovare molti articoli interessanti e consigli utili.
Alle alterazioni funzionali e strutturali delle articolazioni si associano dolore, infiammazione e ridotta mobilità. Si potrà avere anche un deterioramento della muscolatura, come risultato della riduzione del movimento dovuta al dolore. Da un punto di vista clinico, la principale risposta sarà la zoppia, che nel gatto è meno evidente.
Ma se la cartilagine articolare non ha terminazioni nervose, come mai il tuo animale sente dolore?
Quella dell’artrite di cane e gatto è un dolore complesso, sia centrale che periferico; una componente “neuropatica”, inoltre, potrebbe talvolta giustificare una mancata risposta ai farmaci convenzionalmente impiegati. Nell’insieme, un’OA trascurata finirà per influire sul livello di comfort, sulle azioni quotidiane dell’animale (anche sul semplice stare in piedi, o camminare!), sulla tolleranza all’esercizio fisico, su attività “normali” come giocare o salire le scale, sulle abitudini urinarie e fecali, ma anche sul normale comportamento e sulla vita sociale, che virerà verso l’isolamento o l’aggressività. Nel caso del gatto, i salti diminuiranno e, nel caso di felini “cacciatori”, anche questa amata pratica verrà ridotta al minimo.
Come intervenire?
Il fattore tempo è importante: prima è, meglio è. Affidarsi al veterinario e avviare un adeguato piano di assistenza a lungo termine rappresenta la sola opportunità per interrompere il circolo vizioso di deterioramento dovuto all’OA. Trascurarla, invece, significa condurre il tuo animale a una netta riduzione della qualità di vita. La volontà di migliorare il notevole disagio fisico degli animali artrosici ha portato alla creazione di strumenti utili alla diagnosi precoce e specifica in ogni fase della malattia, nonché al suo monitoraggio.
Cosa puoi fare tu?
Sarai di grande aiuto, riferendo sintomi e cambiamenti spontanei dovuti al dolore, anche compilando degli appositi questionari se ti verranno proposti. Il recente 07(COAST), ad esempio, tiene conto in 4 gradi sia della valutazione clinica che della tua osservazione da proprietario. Il già noto indice di dolore cronico di Helsinki (HCPI) prevede invece 11 domande su umore, zoppia e voglia di muoversi.
Esistono anche dei “metrologi clinici” come l’Inventario del dolore BPI, che è stato sviluppato per misurare severità ed impatto del dolore cronico del cane sulle attività di tutti i giorni. Il tuo pet lo conosci bene!
Quindi la tua percezione, anche se soggettiva, sarà utile a monitorare l’andamento dell’OA: qualora ti venga richiesto dal veterinario, rispondere ai questionari sarà un altro modo per non trascurarla.
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