Bari. Nella cronologia degli accessi a Youtube potrebbe esserci la risposta al gesto estremo, forse l’ennesima sfida social, che potrebbe aver portato un bambino barese di 9 anni a togliersi la vita.
La Procura di Bari, tramite una rogatoria internazionale con l’Irlanda, chiedera’ al motore di ricerca di sapere quali video il bambino avesse visto negli ultimi giorni prima di morire impiccato nella sua cameretta. L’indagine per istigazione al suicidio e’ stata aperta il 25 gennaio scorso, lo stesso giorno in cui quel bambino di 9 anni fu trovato dalla mamma con una cordicella avvolta attorno al collo e appesa ad un attaccapanni.
Nei dispositivi informatici sequestrati in casa, i telefoni cellulari, un computer e la playstation, i consulenti tecnici nominati dalla Procura non hanno trovato tracce utili. Anche la Polizia postale non e’ riuscita a risalire a tutti i contenuti visionati, in parte bloccati. Eppure la pm che coordina le indagini, Angela Maria Morea, vuole tentare un’ultima strada: chiedere a youtube la cronologie degli accessi da quei dispositivi. Il sospetto, nato dalle dichiarazioni rese agli investigatori da alcuni amichetti del bambino sentiti dopo la morte, e’ quello di un gioco online, una di quelle sfide social con prove estreme alle quali gli utenti, spesso proprio ragazzini, sono invitati a sottoporsi.
Il nome sul quale si concentra l’attenzione degli inquirenti baresi e’ Jonathan Galindo, un personaggio che ha sul volto una maschera che ricorda Pippo, il cartoon della Disney, ma in versione horror. E’ un gioco social estremo conosciuto almeno dal 2017 negli Stati Uniti e poi diffusosi in tutto il mondo arrivando anche in Italia, che nell’ultimo anno avrebbe spinto piu’ di un bambino all’autolesionismo o addirittura al suicidio, come potrebbe essere accaduto nel caso di Bari.
E’ questa la pista sulla quale sta lavorando da dieci mesi la Procura che, dopo aver avuto dall’autopsia la conferma della morte per soffocamento, sta tentando la strada della rogatoria internazionale in Irlanda per ottenere la cronologia dei video ai quali il bambino ha avuto accesso su youtube. Nei dispositivi digitali analizzati non sono stati trovati elementi, ma sarebbe stato il bambino a confidare ad alcuni amici di avere paura di qualcuno che lo aveva minacciato di andarlo a prendere di notte se non avesse fatto quello che gli chiedeva, secondo la Procura prove estreme suggerite online.
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