‘Cinquanta senza C’ è il progetto che effettua screening per la ricerca del virus dell’epatiteC in tutti i pazienti con età superiore ai 50 anni promosso dall’ASL Napoli 2 Nord
Si chiama ‘Cinquanta senza C’ il progetto di eradicazione intraospedaliero promosso dall’ASL Napoli 2 Nord in partnership con il provider Letscom E3, con l’obiettivo di effettuare screening per la ricerca del virus dell’epatite C in tutti i pazienti con età superiore ai 50 anni ricoverati presso gli ospedali dell’ASL Napoli 2 Nord; cioè in quella fascia di popolazione non ‘coperta’ dall’attuale piano di eradicazione dell’HCV a livello nazionale.
Dice Antonio d’Amore, Direttore Generale dell’ASL Napoli 2 Nord “Questo progetto ci permette di fare un’attività di screening su una vasta platea di pazienti che potrebbero essere entrati in contatto con il virus dell’epatite C, senza neppure saperlo. Di fatto, grazie a quest’iniziativa, potremo fare prevenzione direttamente in ospedale, anticipando eventuali conseguenze negative derivanti dall’infezione da Epatite C.
Si tratta della prima esperienza del genere in Campania e siamo certi che, data la numerosità della popolazione oggetto di screening, possa permetterci di scoprire molto circa la diffusione del virus dell’Epatite C tra la popolazione over50 della nostra regione.”
Per raggiungere l’obiettivo di progetto, la ASL Napoli 2 Nord e Letscom E3 intendono dunque organizzare un percorso intraospedaliero che preveda degli step condivisi che, a partire dallo screening per identificare la positività dell’anticorpo abHCV (già previsto nella routine ospedaliera), conduca alla presa in carico dei pazienti positivi che non abbiano già intrapreso una terapia antiHCV, con analisi di secondo livello per confermare la positività dell’RNA virale, avviandoli alle cure e quindi all’eliminazione del virus.
Quanto alla scelta della ASL Napoli 2 Nord, fanno sapere gli organizzatori, è motivata dal fatto che “qui è già presente un centro autorizzato alla prescrizione delle terapie per l’epatite C, che da anni ha avviato politiche di screening portando ad importanti risultati”.
“Questo progetto è stato ideato più o meno un anno fa – spiega la dottoressa Maria D’Antò, coordinatrice del progetto – Dopo l’approvazione del Piano nazionale di screening gratuito del decreto Milleproroghe per l’HCV, e considerato l’obiettivo dell’Organizzazione mondiale della Sanità di eradicare il virus C entro il 2030, ci siamo resi conto che c’era una grossa fetta di popolazione che purtroppo non sarebbe rientrata nel programma di screening. Poiché questo programma prevede infatti test gratuiti solo per i nati tra il 1969 e il 1989, i PWID (Persons who inject drugs) e la popolazione carceraria, di fatto rimane scoperta la fascia degli over 50. Per questo abbiamo ritenuto opportuno estendere lo screening anche ad altre popolazioni, testando tutti i pazienti ricoverati nei nostri cinque ospedali”.
Il progetto prevede numeri sicuramente importanti; la stima è quella di effettuare 650 test RNA virale su una base ipotizzabile di circa 10mila pazienti over 50. Tale valutazione nasce dall’elevata densità abitativa del territorio su cui insiste l’ASL Napoli 2 Nord e dalla numerosità dei pazienti over50 che vengono ricoverati negli ospedali dell’Azienda.
Lo screening sarà ‘a tappeto’ per la ricerca di anticorpi HCV in tutti i ricoverati. In caso di positività del test anticorpale, si avvierà poi la determinazione della viremia, che verrà testata nei laboratori di Biologia molecolare dell’ospedale Santa Maria delle Grazie di Pozzuoli. L
addove si riscontrerà una positività del virus C nel sangue, il paziente – dopo essere stato sottoposto agli esami di routine – inizierà la terapia con i nuovi antivirali.
Il progetto, che ha ricevuto la sponsorizzazione non condizionante di AbbVie S.r.l. e di Gilead Science S.r.l., vede il coordinamento scientifico della dottoressa Maria D’Antò, responsabile del Centro prescrittore farmaci anti HCV ASL Napoli 2 Nord e dell’Unità operativa semplice di Epatologia presso l’ospedale Santa Maria delle Grazie di Pozzuoli, con la collaborazione del dottor Antonio Schiano, epatologo presso l’ospedale San Giovanni di Dio di Frattamaggiore (Napoli), avrà la durata di circa un anno e vedrà coinvolte cinque strutture ospedaliere della Campania: Santa Maria delle Grazie (Pozzuoli), Gaetanina Scotto (Procida), Civile San Giuliano (Giuliano), San Giovanni di Dio (Frattamaggiore) e Anna Rizzoli (Ischia).
L’infezione da virus C rappresenta una forma morbosa molto insidiosa sia per la sua esclusività sia per la facilità di contagio anche casuale tra soggetti inconsapevoli. L’epatite C, malattia che colpisce diversi organi e apparati, necessita di un approccio clinico-terapeutico multidisciplinare. Nel maggio 2016, intanto, l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) ha approvato la strategia per il settore sanitario globale (GHSS) sull’epatite virale 2016-2021. Il GHSS considera l’epatite virale una minaccia per la salute pubblica e suggerisce la sua eliminazione entro il 2030, riducendo in questo modo le nuove infezioni del 90% e la mortalità del 65%.
Attraverso stime mondiali, vengono descritte le azioni necessarie per progredire verso una strategia globale di eliminazione, concentrandosi sull’epatite B e C, responsabili del 96% della mortalità per epatite. La proposta di eliminazione dell’infezione da HCV ha coinvolto quindi numerosi stakeholder ed è già presente nell’agenda dei sistemi sanitari più sviluppati.
L’obiettivo e la portata di tale ‘impresa’ è quello che ogni Stato rafforzi o organizzi la pianificazione e proceda con convinzione verso questa direzione. Per tale ragione, secondo gli esperti, risulta fondamentale promuovere il dialogo e il coordinamento tra tutti gli operatori sanitari che, a vario titolo, sono chiamati a contribuire a questa sfida per migliorare le strategie di intervento rendendole efficaci ed efficienti.
L’Italia fa parte dei 12 Paesi che si stanno incamminando verso il raggiungimento dei target fissati dall’OMS per eliminazione dell’HCV, a patto di mantenere alto il numero dei trattamenti antivirali. La Campania, in particolare, è tra le regioni italiane che hanno creato un modello organizzativo efficace che ha permesso di curare uno tra i più alti numeri di pazienti in rapporto alla popolazione.
La sfida, oggi, è soprattutto quella di individuare i pazienti da trattare scoprendo il sommerso. Ed è proprio in quest’ottica che il governo nazionale ha approvato, alla fine del 2020, un decreto attuativo che prevede il finanziamento per lo screening per i pazienti in carico ai Ser.D., i detenuti e per le fasce di popolazione al di sotto dei 50 anni di età.
Articolo pubblicato il giorno 28 Ottobre 2021 - 12:11