Torre Annunziata. C’è un testimone che ha visto i killer fare fuoco e poi inseguire ed esplodere il colpo di grazia a Francesco Immobile davanti alla chiesa di Sant’Alfonso.
E’ l’unico ad avere avuto il coraggio di raccontare alla polizia cosa è accaduto domenica poco prima del pranzo a Torre Annunziata. Eppure nella piazza erano presenti in tanti. Tutti scomparsi. La zona purtroppo non è coperta da telecamere pubbliche, gli investigatori stanno cercando immagini utili alle indagini da quelle private nella zona.
Il testimone ha raccontato la ferocia del killer che ha inseguito fin vicino al crocifisso Francesco Immobile: la sua era una missione di morte da compiere ad ogni costo. E così è stato. E tra l’altro in copertura il complice in attesa sullo scooter era addirittura armato con una mitraglietta. Ove mai si sarebbe reso necessario un suo intervento.
Francesco Immobile è morto all’ospedale san Leonardo di Castellammare trasportato dalla moglie e da altri familiari. La donna si è affacciata al balcone di casa, dopo aver udito il fragore degli spari e le urla della gente e ha visto il marito riverso a terra in una pozza di sangue. Una scena che difficilmente dimenticherà.
Ci sarebbe la lotta per la gestione delle piazze di spaccio a Torre Annunziata dietro l’omicidio di Francesco Immobile. Non sembrano avere dubbi gli inquirenti, che lavorano in maniera incessante sull’omicidio dell’uomo, gia’ noto alle forze dell’ordine in particolare per reati legati alla droga.
Ed e’ proprio dietro la gestione dello spaccio cittadino ma anche delle estorsioni che si anniderebbero le ragioni che hanno portato all’esecuzione di Immobile (è il nipote del killer giontiano pentito Michele Palumbo, ma è anche sposato con la figlia di Nicola Malvone affiliato ai Gallo-Cavalieri, che a sua volta è anche nipote di Francesco Gallo, il famoso “pisiello”: il boss detenuto al 41-bis che prestò la sua villa per girare le scene della prima serie di Gomorra).
La presunta appartenenza di Immobile al clan Gallo-Cavaliere, non lascia escludere che la sua morte sia anche la tragica ”risposta” all’altro episodio di criminalita’ che ha insanguinato le strade della citta’ vesuviana lo scorso fine settimana, quello che ha visto il ferimento sabato pomeriggio di Michele Guarro, altro elemento noto alle forze dell’ordine e ritenuto vicino al clan Gionta. Anche in quel caso, e’ il sospetto degli investigatori, il proposito dei killer sarebbe stato quello di uccidere la vittima predestinata, anche se la prontezza di riflessi di Guarro – che e’ riuscito a sottrarsi ai suoi possibili assassini scappando quando si e’ reso conto del pericolo – potrebbe avere fatto saltare i piani iniziali.
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Ieri intanto si sono ritrovati nei pressi della ”panchina della liberta’ di stampa” a Villa del Parnaso: si tratta della panchina inaugurata due anni fa per ricordare il sacrificio di Giancarlo Siani, il cronista del quotidiano Il Mattino assassinato dalla camorra il 23 settembre del 1985. Un’iniziativa promossa dal fratello Paolo Siani, oggi deputato del Pd, insieme, tra gli altri, col collega del gruppo misto Sandro Ruotolo e con il locale presidio dell’associazione Libera e voluta gia’ diversi giorni fa, ma che oggi ha assunto una luce diversa in seguito agli ultimi fatti di criminalita’ che hanno interessato la citta’ oplontina.
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E sempre ieri una lettera è stata consegnata al prefetto di Napoli, Marco Valentini, e’ dei rappresentanti del neo-costituito ”comitato di liberazione dalla camorra e dal malaffare Torre Annunziata”, a cui hanno aderito associazioni della societa’ civile, sindacali, antiracket.
Un incontro proprio in Prefettura, al quale erano presenti anche la vedova di Maurizio Cerrato, vittima di un’aggressione mortale il 19 aprile scorso, Tania Sorrentino, e Fabiola Staiano, figlia di un imprenditore ucciso dalla camorra il 4 luglio 1986 per aver denunciato imposizioni estorsive.
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Durante la riunione e’ stata sottolineata da parte delle associazioni, anche attraverso la consegna del documento, ”l’importanza – si legge in una nota diramata dalla Prefettura di Napoli – di agire in modo coeso tra istituzioni e societa’ civile, per contrastare la criminalita’ organizzata nella citta’ di Torre Annunziata, la cui cittadinanza e’ messa a dura prova dalla efferata recrudescenza di atti criminali, culminati in un ferimento e in un omicidio negli ultimi due giorni”.
ATTENZIONE DEL PREFETTO DI NAPOLI SU TORRE ANNUNZIATA
Il prefetto, si apprende ancora dalla nota, ”ha assicurato che il territorio di Torre Annunziata e’ oggetto da mesi di massima attenzione da parte della prefettura e delle forze dell’ordine”. Nell’ultimo anno infatti si sono svolte quattro specifiche riunioni del comitato ordine e sicurezza pubblica, con la presenza dei magistrati della Procura oplontina e della Procura distrettuale antimafia, e sono state portate a compimento numerose operazioni di controllo coordinato del territorio con modalita’ ad ”alto impatto”.
”L’attenzione, pertanto – concludono dalla Prefettura – restera’ alta, anche attraverso il confronto con le realta’ della societa’ civile, per sostenere percorsi legalitari nel quadro di un necessario rilancio economico, sociale e culturale dell’area”.
Articolo pubblicato il giorno 14 Settembre 2021 - 07:31