Al via la seconda edizione della Rassegna musicale Suoni in Certosa! nata dalla collaborazione tra la Direzione regionale Musei Campania- la Certosa e Museo di San Martino e l’Associazione Dissonanzen.
Domenica 12 settembre, con il concerto de l’Ensemble Barocco di Napoli “Un laberinto al presente“: Jean De Macque e la musica nella Napoli del Viceregno spagnolo, alle 11.30 nel Refettorio della Certosa e Museo di San Martino,
La rassegna è stata ideata per gli spazi ricchi di arte e di echi della storia del complesso storico della Certosa e Museo di San Martino, che domina sulla città di Napoli, osservandone da secoli in silenzio i mutamenti, lenti ma costanti.
Le partiture scelte si combinano con la particolare acustica che caratterizza gli ambienti della Certosa. I concerti si svolgeranno nel Refettorio, l’ambiente in cui gli antichi monaci consumavano il pranzo festivo, durante il quale erano letti i testi sacri. Il programma accosta a pagine tratte dal primo libro di madrigali di De Macque brani strumentali di Trabaci, Gesualdo e Falconieri, cercando di offrire uno spaccato delle relazioni tra alcuni dei principali protagonisti della vita musicale napoletana, tra XVI e XVII secolo.
Dissonanzen da sempre guarda anche oltre il repertorio contemporaneo, essendo molti dei musicisti dell’Ensemble Dissonanzen legati anche alla prassi esecutiva sugli strumenti antichi. Nel caso specifico, le attività dell’Ensemble Barocco di Napoli sono e saranno un’ulteriore declinazione delle attività dell’Associazione Dissonanzen, che quest’anno ne ha acquisito il marchio.
Prossimo appuntamento domenica 19 settembre sempre alle 11.30 sala del Refettorio con il concerto Robert Valentine: un inglese a Roma (e forse anche a Napoli…). Le sonate per flauto, presentato dall’ensemble Barocco di Napoli.
Nella figura di De Macque si esemplifica la particolare vicenda di molti compositori che, nel passaggio tra XVI e XVII secolo, si trovarono in un’epoca di grandi cambiamenti, in cui mutavano i contorni estetici e sociali del fare musica. Le difficoltà e i dubbi che accompagnarono De Macque in molte scelte di vita emergono nella sua corrispondenza privata e sono sintetizzate nella frase che è stata utilizzata per dare il titolo al concerto: un “laberinto” al presente che si trova in una lettera inviata all’amico Norimberghi.
I madrigali vengono eseguiti in una inedita versione “mista” in cui alla sola voce di soprano si accostano non già altre voci cantanti ma strumenti, seguendo una prassi ben nota già dal Rinascimento. La presenza del liuto serve per dare ulteriore coesione al tessuto contrappuntistico e armonico, che si dipana attraverso i percorsi delle quattro voci (soprano e tre flauti). L’utilizzo di flauti in tessitura grave nasce dall’esigenza di mantenere le proporzioni intervallari originali.
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