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Istat, effetto pandemia: si riduce la speranza di vita, aumenta la disoccupazione

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Effetto pandemia, si riduce la speranza di vita e torna a salire la percentuale di Neet aumenta la disoccupazione degli italiani tra 20 e 64 anni.

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Sono alcuni dati emersi dall’aggiornamento annuale del sistema di indicatori del benessere equo e sostenibile dei territori pubblicato dall’Istat. In particolare, nel 2020 la diffusione della pandemia e l’aumento del rischio di mortalità che ne è derivato hanno interrotto la crescita della speranza di vita alla nascita che aveva caratterizzato il trend fino al 2019, facendo registrare, rispetto all’anno precedente, una contrazione pari a 1,2 anni. Nel 2020, l’indicatore si attesta a 82 anni (79,7 anni per gli uomini e 84,4 per le donne) e a livello provinciale la speranza di vita si riduce nelle aree del Paese a più alta diffusione del virus durante la fase iniziale della pandemia.

Dopo alcuni anni di diminuzione, la percentuale di giovani che non lavorano e non studiano, i cosiddetti Neet, è tornata a salire: nel 2020 ha raggiunto il 23,3% in media-Italia (+1,1 punti percentuali rispetto al 2019). Il trend è accentuato al Nord (16,8%; +2,3 punti) e al Centro (19,9%; +1,8 punti). Il Mezzogiorno, invece, registra una contrazione modesta (-0,4 punti) ma resta comunque su livelli doppi rispetto al Nord, con circa un giovane di 15-29 anni su tre che non è inserito in un percorso di istruzione o formazione nè è occupato (32,6%). La pandemia ha avuto ripercussioni rilevanti anche sul mercato del lavoro. Ne hanno risentito in particolare giovani, donne e stranieri, componenti più vulnerabili che già partivano da condizioni più difficili. Il tasso di occupazione della popolazione in età compresa tra 20 e 64 anni in media Italia è sceso al 62,6% contro il 63,5% del 2019.

Nonostante il calo abbia riguardato maggiormente il Nord del Paese, più colpito nella prima ondata pandemica del 2020, lo svantaggio del Mezzogiorno rimane elevato, con un tasso di occupazione del 48%, rispetto al 71,5% del Nord e al 67,4% del Centro. Nel 2020 le prime quattro province con i valori più elevati del tasso di occupazione sono nel Nord-est e la migliore in assoluto risulta Bolzano (77,2%). Nel 2018, le organizzazioni non profit attive in Italia erano 359.574, pari a 60,1 ogni 10mila abitanti. In particolare, il Nord e il Centro si attestano su valori simili (circa 67 ogni 10mila abitanti) mentre il Mezzogiorno risulta distaccato (48 su 10mila residenti). Differenze anche sulle scuole accessibili. La media nazionale è di 32,6 edifici scolastici completamente privi di barriere fisiche ogni 100.

Al Nord la quota sfiora il 38% contro il 27,4% del Mezzogiorno. C’è poi il dato che riguarda la rappresentanza femminile. Nel 2020 emerge che in Italia le donne sono un terzo degli eletti nelle amministrazioni comunali, con una maggiore incidenza nei Comuni del Nord-est e delle Isole. In tema di sicurezza, invece, dalla rilevazione emerge che nel 2019 il numero di omicidi volontari consumati in Italia è pari a 0,5 per 100mila abitanti, più elevato nel Mezzogiorno (0,7) e in generale calo nell’ultimo decennio (era 0,9 per 100mila nel 2010). Anche il tasso dei delitti diffusi denunciati e’ in calo. Nel 2019 in Italia sono stati denunciati complessivamente 179,7 furti di ogni tipo e rapine in abitazione ogni 10mila abitanti (197,7 nel 2018). Nel 2019, poi, l’indicatore di densità e rilevanza del patrimonio museale, che considera sia la densità territoriale delle strutture che il numero di visitatori, è pari a 1,6 per 100 chilometri quadrati, mentre nel Paese si contano 8,2 aziende agrituristiche ogni 100 kmq. Nello stesso anno in Italia sono stati prodotti 30,1 milioni di tonnellate di rifiuti urbani, di cui il 61,3% soggetto a raccolta differenziata. Di questa, le percentuali maggiori si osservano generalmente nelle province del Nord-est e della Lombardia, piu’ basse nel Mezzogiorno.


Articolo pubblicato il giorno 6 Settembre 2021 - 19:27



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