Roma. Bimbo in casa famiglia: la madre lancia un appello.
Una storia senza fine quella del bambino tolto alla mamma il 26 luglio scorso e collocato in una casa famiglia alle porte di Roma.
I poliziotti della squadra mobile della Questura di Viterbo con un decreto di perquisizione e sequestro emesso dal Gip del Tribunale di Roma, su richiesta della procura ordinaria di Roma, nell’ ambito delle indagini pendenti a carico della donna per sottrazione di minore fecero irruzione, il 26 luglio scorso, nella casa dove C. e suo figlio si trovavano insieme ai nonni. Dopo aver prelevato forzatamente il minore senza la presenza di assistenti sociali e curatore o di personale medico fu notificato alla mamma il decreto del Tribunale per i minorenni: il bambino che soffre di epilessia fu portato via e collocato in una casa famiglia alle porte di Roma.
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A stabilire che il bambino, finito al centro di una lunghissima battaglia legale tra i genitori per l’affido, dovesse essere portato via alla madre è stato il Tribunale dei Minorenni di Roma che nel dicembre 2020 ha nominato un tutore e un curatore speciale per il bimbo, disponendo ‘con urgenza’ il suo ‘collocamento presso adeguata casa famiglia, a cura del servizio sociale competente’, che ‘potrà avvalersi della forza pubblica, in caso di necessità’. Come riporta oggi l’Agenzia Dire.
Le crisi del ragazzino sono tenute sotto controllo da sempre dalla mamma con una terapia farmacologica e uno stile di vita adeguato. C. dopo aver visto suo figlio in un’ultima videochiamata qualche giorno fa, alla Dire ha dichiarato: “Mio figlio non sta bene, vuole tornare da me, chiede di vedermi, parla male, poco come se fosse bloccato e ora sta assumendo un antibiotico, è in pericolo”. Il mese di agosto è passato tra continue richieste di informazioni sulla salute del bambino, indirizzate al curatore agli assistenti sociali e al Tribunale per i minorenni di Roma, dalle avvocate Ilaria Boiano e Teresa Manente di Differenza Donna che seguono il caso di C. e di altre mamme coraggio.
“Si tratta di un atto abnorme” che le avvocate hanno impugnato “dinanzi al Tribunale del riesame e in Cassazione. La mamma non è donna maltrattante- ha ricordato Manente– e non c’è stata inoltre nessuna valutazione sul rischio all’integrità pisicofisica sul bambino che questo allontanamento coattivo, deciso in nome della bigenitorialità, ha comportato e nessun giudice ha mai visto il bambino né sentito il bambino. Si tratta di un ennesimo provvedimento che si fonda sulla base di una valutazione di Ctu (del 2016) che hanno valutato la mamma super protettiva- ha sottolineato l’avvocata Manente- e ostativa al rapporto padre-figlio”.
Le avvocate hanno anche segnalato una serie di altre criticità che hanno riguardato il piccolo e il suo allontanamento dalla mamma: “Solo dopo 48 ore la tutrice chiedeva informazioni sui dosaggi dei farmaci” che il bambino prende per l’epilessia, “la richiesta di chiarimenti sul personale che somministra i farmaci è rimasta ad oggi priva di riscontro”. Le avvocate, citando la Carta Internazionale dei diritti dei fanciulli sottoscritta a New York nel 1989, hanno ricordato che “solo circostanze eccezionali possono condurre ad una rottura del legame familiare”.
“Non ci sono condotte pregiudizievoli o maltrattamenti” di mamma C. su suo figlio e la decisione delle autorità, denunciano le avvocate, è frutto di “grave pregiudizio dei soggetti intervenuti”.
Il collocamento extrafamiliare, la non adeguatezza della struttura che non ha personale sanitario, la limitazione dei contatti madre-figlio sono i punti chiave sui quali le avvocate continuano ad invocare un intervento urgente del Tribunale per i minorenni chiedendo l’accesso di un pediatra, il ritorno del minore a casa e nuovi approfondimenti sul caso mediante CTU medico -legale sulla salute del bambino ed è stato chiesto inoltre l’intervento del Garante delle persone private della libertà personale. Il bambino, che a causa della sua patologia ha un’invalidità al 100%, è stato strappato a sua mamma e portato via a bordo di un’ambulanza. La mamma può fargli visita solo una volta a settimana. “Mio figlio- ha ribadito C.- è in pericolo, vuole tornare a casa, alla sua vita”. Quello che è avvenuto, ancora una volta, hanno dichiarato le avvocate: “E’ un prelevamento coattivo, a protezione del diritto dei padri, contro bambini e madri”.
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