Un importante riconoscimento per l’istituto Pascale di Napoli: è classificato all 40esimo posto nel mondo e al quarto in Italia, primo in assoluto, e con grande distacco dalle altre strutture, nel centro e sud Italia.
E quindi il lavoro e la professionalità pagano e per questo motivo che per il secondo anno consecutivo il Pascale di Napoli entra nella classifica dei World’s Best Hospitals stilata ogni anno da Newsweek in base al tenore e all’aspettativa di vita, alle dimensioni della popolazione, al numero di ospedali e soprattutto alla disponibilità di dati relativi ad ogni aspetto del servizio ospedaliero.
E rispetto all’anno scorso, fa anche meglio, scalando di un posto, sotto, ma di pochissimo solo a Milano e a Padova, confermandosi al quarantesimo posto in una classifica in cui la fanno da padrone gli Stati Uniti. Un riconoscimento ancora più prestigioso in quanto arriva nell’anno della pandemia globale da Covid 19.
Secondo i ricercatori e gli esperti di Newsweek, che dal 1933 riferisce sui progressi della medicina, della scienza e della ricerca mondiale, il Pascale entra nella rosa dei migliori ospedali (un primato che in Italia condivide soltanto con altre cinque strutture nei primi cinquanta posti e 10 in totale su una lista di 200 strutture) “per i suoi standard di assistenza eccellente”.
Il prestigioso riconoscimento arriva al Pascale a distanza di pochi giorni dalla decisione dell’Oeci, l’Organisation of European Cancer Institutes, la rete che raggruppa i più importanti centri di ricerca e cura dei tumori europei, di accreditare il Pascale come ‘Comprehensive Cancer Center’, il massimo titolo che l’Oeci possa attribuire a un polo oncologico e che si ottiene solo se si ottempera a 63 diversi standard, suddivisi in 272 requisiti.
Il tutto elaborato a livello europeo negli ambiti della cura e assistenza, della ricerca scientifica e dell’innovazione, della prevenzione e della formazione. Secondo l’Oeci e ora anche di Newsweek, dunque, il Pascale sa prendersi carico del paziente non solo per la cura della sua malattia, ma anche per la gestione di tutti quegli aspetti che possono influenzare il suo percorso terapeutico secondo un approccio multidisciplinare che mette al centro le esigenze del paziente e dei suoi familiari, elaborando un piano terapeutico su misura, a partire dagli ultimi sviluppi della ricerca oncologica svolta al proprio interno e in collaborazione con università e altri partner scientifici.
“Un traguardo – spiega Attilio Bianchi, direttore generale del polo oncologico che da un anno raggruppa tre strutture, il presidio collinare, l’Ascalesi e il Crom di Mercogliano – raggiunto grazie al coinvolgimento di diverse figure, come l’oncologo medico, il chirurgo oncologo, il patologo dedicato, il radioterapista, un componente dell’area scientifica o di ricerca, lo psicologo, il logoterapista. Prova che dove, e quando, c’è sinergia, il risultato finale è sempre maggiore della somma dei singoli componenti. E grazie soprattutto a questa sinergia siamo riusciti ad ottenere questi prestigiosi traguardi che ci impongono di continuare con sempre maggiore impegno”.
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