Santa Maria Capua Vetere. Violenze in carcere, il Sappe ammette: “Situazione sfuggita di mano”. Salvini fa dietrofront: “Lo Stato chieda scusa ai detenuti”.
<em>“Davanti alle immagini di violenza siamo stati i primi a restare turbati. Se fosse stata un’azione premeditata, le telecamere sarebbero state spente. È stata un’azione sfuggita di mano. Non è stata una dimostrazione di potere, ma della frustrazione di personale che ha subito per anni umiliazioni e violenze”. Così Emilio Fattorello, segretario nazionale del Sappe e responsabile della Campania, ha commentato le violenze in carcere sui detenuti da parte degli agenti, all’uscita da Santa Maria Capua Vetere.
Poi Fattorello ha aggiunto: “Sono il primo a condannare chi ha sbagliato e a prendere le distanze, ma no alla gogna mediatica. Ci sono 40mila persone in questo corpo. Non entriamo nel merito delle indagini, ma non riteniamo ci siano gli estremi per le misure cautelari. Non è giusto che i colleghi vengano trattati alla stessa stregua della criminalità organizzata. Ci sono tutti gli elementi per riscontrare le responsabilità soggettiva di quanto accaduto”.
A spalleggiare il sindacato degli agenti penitenziari sono arrivate le dichiarazioni di Matteo Salvini, leader della Lega, che a margine della visita nel carcere Santa Maria Capua Vetere ha rilasciato alcune dichiarazioni: “Ringrazio tutte le forze dell’ordine in tutta Italia con qualunque divisa per il lavoro che fanno. Se c’è 1% che sbaglia va punito, se c’è un detenuto oggetto di violenza è inaccettabile, perché il carcere deve essere un luogo sicuro. Le scuse alle famiglie sono sacrosante e dovute. Che questo disastro serva per nuove assunzioni, per nuove divise, nuove telecamere e per nuovi strumenti di difesa e di dialogo”. Salvini ha parlato a lungo delle violenze in carcere con la direttrice oggi pomeriggio.
Intanto, oggi sono proseguiti gli interrogatori di garanzia dinanzi al Gip Sergio Enea del Tribunale di Santa Maria Capua Vetere che ha emesso l’ordinanza sulla ‘mattanza’ del 6 aprile del 2020 per la ‘mattanza’ in carcere. Gli agenti della polizia penitenziaria respingono le accuse.
In particolare, Angelo Bruno, l’agente 55enne finito in cella perchè ritenuto co-organizzatore ed esecutore materiale delle violenze in carcere, chiamato in causa molte volte nell’ordinanza di arresto dai detenuti vittime dei pestaggi, ha respinto – nel corso dell’interrogatorio di garanzia tenuto nel carcere di Carinola – ogni addebito, spiegando inoltre di non essere piu’ nel Corpo della Penitenziaria, visto che nel marzo scorso e’ stato riformato a causa di una malattia agli arti.
Il suo avvocato, Rossana Ferraro, spiega che “la pratica per essere riformato e’ stata avviata da Bruno nel 2019, ben prima dei fatti contestati nell’ordinanza”. Presente all’interrogatorio anche il procuratore aggiunto di Santa Maria Capua Vetere, Alessandro Milita, che ha spiegato che l’ufficio inquirente non era a conoscenza della circostanza, che doveva essere comunicata dall’amministrazione penitenziaria. Si tratta peraltro di una situazione sopraggiunta che potrebbe incidere sulle esigenze cautelari che hanno spinto il gip ad ordinare la carcerazione di Bruno, ovvero il pericolo di reiterazione del reato, come le violenze in carcere, che nel caso di Bruno non dovrebbe piu’ sussistere.
TI POTREBBE INTERESSARE ANCHE: Violenze in carcere, la ministra Cartabia sospende i 52 indagati
Intanto dall’inchiesta emergono altre chat acquisite dalla Procura sammaritana nell’ambito delle indagini sui pestaggi nella casa circondariale del 6 aprile 2020. Tra queste le conversazioni tra i dirigenti e il provveditore per le carceri della Campania Antonio Fullone, destinatario di una misura di interdizione. Il provveditore, la sera del 6 aprile 2020, delle violenze in carcere, viene anche informato dal direttore reggente del carcere circa le richieste di notizie che giungono dall’esterno, dal sindaco di Santa Maria Capua Vetere ai giornalisti.
“Buonasera Antonio, mi ha contattato il sindaco di Smcv (Santa Maria Capua Vetere, ndr) – scrive al provveditore in chat la dirigente, ritenuta dagli investigatori tra gli istigatori – ho mantenuto tutta la collaborazione accompagnata da cortesia istituzionale, ma per evitare fughe di notizie e domande insidiose gli ho detto che per ogni dettaglio, al momento, solo tu lo puoi fornire”.
E ancora: “Anche stamattina mi ha contattato l’Ansa. In tal caso ho precisato che per interviste dovevo essere autorizzata e gli ho dato il numero del prap (Provveditorato Amministrazione Penitenziaria, ndr) per filtrare tramite il segretario particolare il contatto con te. Pero’ ho colto l’occasione, ormai ho una lingua biforcuta, per invitarli a filtrare ogni notizia in quanto anche la piu’ semplice informazione puo’ in questa fase delicata creare allarmismo… chi ha orecchie, intenda…”. Non e’ chiaro se il riferimento all’allarmismo riguardi la presenza di un caso di positivita’ al Covid-19 nell’istituto penitenziario (alla base delle proteste dei carcerati) oppure alla perquisizione straordinaria di quella sera che determinò le violenze in carcere.
Articolo pubblicato il giorno 1 Luglio 2021 - 22:00