Cocaina e hashish da Napoli a Palermo e poi a Milano gestito dalle famiglie mafiose di Palermo 85 arresti tra loro anche i fratelli Giovanni Visiello e Raffaele Visiello dell’omonima famiglia di Torre Annunziata. Scoperti legami con i Casamonica tenuti dall’ex pentita Giusy Vitale, pure lei finita in manette.
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I carabinieri del Comando provinciale di Palermo e la Direzione Investigativa Antimafia hanno eseguito un’ordinanza di custodia cautelare nei confronti di 85 persone accusate a vario titolo di associazione mafiosa, concorso esterno in associazione mafiosa, associazione finalizzata al traffico di droga, reati in materia di armi, estorsione e corruzione.
Sono 63 le persone che sono state portate in carcere, 18 agli arresti domiciliari e 4 sottoposte a obblighi di dimora e presentazione alla polizia giudiziaria. L’operazione, patto camorra mafia 85 arresti, si e’ svolta nella provincia di Palermo e in altre regioni italiane, e’ stata coordinata dalla Dda.
L’inchiesta nasce da accertamenti avviati dai carabinieri della Compagnia di Partinico nel novembre 2017 su Ottavio Lo Cricchio, imprenditore del settore vinicolo, e Michele Vitale, esponente della famiglia mafiosa dei Vitale, storici capi del mandamento mafioso di Partinico.
Le cinque associazioni di trafficanti di droga di Partinico che gestivano le piazze di spaccio della Sicilia occidentale si rifornivano di cocaina e hashish dalla Camorra a Napoli, dall’ndrangheta a Milano e dai Casamonica a Roma. E trattavano carichi del valore anche di 700 mila euro che poi finivano nelle piazze delle provincie di Palermo e Trapani. Il gruppo Guida comprava la cocaina nel Lazio con i corrieri di riferimento Alessio Antonacci e Stefano Carocci, ma anche a Napoli in accordo con clan camorristici locali. Soprattutto con i fratelli Giovanni e Raffaele Visiello dell’omonima famiglia di Torre Annunziata.
L’hashish invece arrivava da Palermo e il referente dei cinque gruppi era Marco Marcenò. Ma gli affari più importanti avvengono a Roma e Milano: nella capitale Michele Casarruba nel novembre 2018 tratta l’acquisto di un ingente quantità di cocaina con Consiglio Di Guglielmi, per tutti “Claudio Casamonica”, uno dei capi del clan romano morto per Covid alcuni mesi fa.
All’incontro, interamente registrato dai carabinieri, partecipa tra gli altri anche l’allora collaboratrice di giustizia Giusy Vitale una degli arrestati di questa mattina. E in quell’occasione gli inquirenti scoprono che sempre Giusy Vitale in più occasioni aveva comprato cocaina da fornitori “calabresi” di Milano e Bergamo.
Il boss del mandamento mafioso di Partinico Nicola Lombardo, arrestato questa mattina nella maxi operazione dei carabinieri e della Dia che ha portato all’esecuzione di 85 misure cautelari per Mafia, associazione a delinquere finalizzata al traffico di stupefacenti e altri reati, aveva un uomo fidato all’interno del carcere palermitano Pagliarelli. Si tratta di un agente della polizia penitenziaria di Palermo a cui i magistrati della Dda hanno contestato il reato di corruzione aggravata.
Il secondino avrebbe reso possibili scambi di lettere fra Lombardo e Francesco Nania, l’ex boss a capo del mandamento di Partinico, arrestato nel febbraio 2018. Non solo avrebbe fornito informazioni a Lombardo sulle attività di intercettazione all’interno del carcere. In contropartita Lombardo tramite un suo braccio destro, regalava all’agente della polizia penitenziaria generi alimentari (ricotta, arance, carne di capretto), capi di abbigliamento (felpe, tute), il lavaggio mensile dell’auto e l’acquisto di carburante ad un prezzo inferiore a quello di mercato.
Un business da milioni di euro l’anno e cinque gruppi sullo stesso territorio. Una combinazione per gli inquirenti potenzialmente esplosiva per la volontà da parte di ogni associazione di azzerare le atre e gestire l’intero mercato della droga nella Sicilia occidentale. Per i carabinieri e gli investigatori della Dia la situazione fra i cinque gruppi di trafficanti di droga nella zona di Partinico non era degenerata per la necessità di non compromettere i guadagni del traffico di stupefacenti su larga scala. Ma allo stesso tempo sempre secondo gli inquirenti il precario equilibrio caratterizzato da una costante fibrillazione a media intensità rischiava di essere il preludio ad una nuova guerra di Mafia per il controllo della droga.
I numerosi danneggiamenti, le spedizioni “punitive” ed atti incendiari riconducibili all’uno o all’altro sodalizio criminale, stavano portando lo scontro ad un livello superiore. Nell’ordinanza di custodia cautelare il gip scrive come sia “emersa l’immagine di una vera e assai allarmante balcanizzazione degli scenari criminali partinicesi che fa presagire futuribili scenari di nuove e forse imminenti guerre di Mafia nella provincia palermitana storicamente nota come tra le più attive nell’ambito criminale del traffico di stupefacenti”.
La notizia della sua collaborazione con la giustizia scosse Cosa nostra. Oggi Giusy Vitale, sorella dei capi del mandamento mafioso di Partinico Leonardo e Vito, torna in carcere nell’ambito dell’indagine che ha portato all’emissione di 85 misure cautelari. Passata alla guida del clan dopo la detenzione dei fratelli Leonardo e Vito, poi divenuta collaboratrice di giustizia, per i pm sarebbe al centro di un grosso traffico di droga. Con lei sono stati arrestati anche la sorella Antonina e il nipote Michele Casarrubia.
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Nel novembre 2018, Casarrubia va a Roma per trattare l’acquisto di un’ingente quantita’ di cocaina con Consiglio Di Guglielmi, detto Claudio Casamonica, personaggio di vertice dell’omonimo clan romano, successivamente morto per Covid. All’incontro, interamente registrato dagli inquirenti, partecipa tra gli altri anche l’allora collaboratrice di giustizia oggi accusata di aver acquistato cocaina da fornitori calabresi a Milano e Bergamo. Le conversazioni registrate tra la Vitale e il nipote hanno messo in luce il suo ruolo nel traffico di stupefacenti.
“E’ assolutamente chiaro come la donna non si sia dissociata dall’ambiente criminale in genere e da Cosa nostra in particolare”, scrive il gip. Tra gli episodi che dimostrano che non avrebbe mai rotto il suo legame col clan c’e’ una sua conversazione col nipote del dicembre 2018 a Roma. Casarrubia, nell’informare la zia delle dinamiche criminali della cosca di Partinico, le riferisce che, a seguito di un furto di marijuana commesso dal cugino Michele Vitale, questi era stato convocato dai vertici della cosca per rendere conto del suo gesto. La donna, per nulla sorpresa, risponde che l’iniziativa e’ assolutamente fisiologica perche’ conforme alle regole di Cosa nostra.
Legami tra boss e alcuni politici del palermitano, in particolare di Partinico, storica enclave mafiosa, sono emersi dall’inchiesta che ha portato all’emissione di 85 misure cautelari. Una scoperta che nel luglio 2020 aveva gia’ determinato lo scioglimento del Consiglio Comunale di Partinico, disposto su proposta della Compagnia dei Carabinieri proprio per i condizionamenti mafiosi dell’attivita’ amministrativa. Il provvedimento ha riguardato esclusivamente il Consiglio Comunale poiche’ nel maggio del 2019 il sindaco aveva gia’ rassegnato le dimissioni e la Giunta era decaduta.
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