Napoli. Pentiti inattendibili nel racconto dell’omicidio Bottone. Per questo motivo è stato assolto il presunto killer Enrico La Salvia. Non fu lui ad uccidere nel 2016 Antonio Bottone ai Colli Aminei.
Il presunto killer del clan Sequino, arrestato lo scorso anno e processato con giudizio immediato è stato assolto dai giudici della Corte d’Assise del Tribunale di Napoli. Accolta la tesi del collegio difensivo del 36enne napoletano – Saverio Senese, Carla Maruzzelli e Carlo Maria Faiello – che hanno evidenziato l’inattendibilità dei collaboratori di giustizia Daniele Pandolfi (il vero obiettivo del raid avvenuto ai Colli Aminei il 6 novembre del 2016, ferito ad un gluteo in quella circostanza) e Daniele Baselice.
L’impianto dell’accusa non ha retto ed Enrico La Salvia – assoldato, secondo l’antimafia, dal clan Sequino per punire Pandolfi affiliato al contrapposto clan Vastarella – è stato assolto dall’accusa di omicidio e tentato omicidio in concorso, aggravati dalla finalità mafiosa, dalla premeditazione e dai motivi abietti e futili.
Per la Procura Antimafia l’agguato scatto’ nell’ambito della contrapposizione armata tra il clan Sequino, il clan Vastarella e altre organizzazioni camorritiche del quartiere Sanità.
In particolare, l’agguato del 2016 dinanzi a una cornetteria dei Colli Aminei, come risposta al tentato omicidio di Gianni Sequino, esponente di vertice dell’omonimo clan. Antonio Bottone – i familiari costituiti in giudizio sono difesi dall’avvocato Sergio Pisani – mori’ sul colpo, raggiunto alla testa dai colpi di pistola 7.65.
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Il processo iniziato ad ottobre scorso si è concluso oggi con l’assoluzione di Enrico La Salvia.
Articolo pubblicato il giorno 16 Luglio 2021 - 15:51