Napoli omaggia Mario Paciolla: è passato un anno dal 15 luglio 2020, quando il 33enne napoletano e’ stato ucciso nella sua casa di San Vicente del Cagua’n.
Istituzioni, associazioni, esponenti del mondo della cultura e dello spettacolo, ma anche tanti semplici cittadini e amici si stringono intorno ai genitori di Mario Paciolla per ricordarlo e per chiedere verita’ e giustizia.
E’ passato un anno dal 15 luglio 2020, quando il 33enne napoletano e’ stato ucciso nella sua casa di San Vicente del Cagua’n. E’ avvolta ancora dal mistero la morte dell’attivista, impegnato come osservatore dell’Onu per il rispetto degli accordi di pace in Colombia.
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“Purtroppo non sappiamo nulla su quello che e’ accaduto, perche’ la procura mantiene il piu’ stretto riserbo sulle indagini”, si limita a dire la madre, Anna Motta, che con il padre Giuseppe continuano a lottare affinche’ si faccia luce sull’accaduto.
“La gioia di Mario e il suo impegno sopravvivono nella vicinanza e nella testimonianza di tante persone – aggiunge il padre con la voce rotta dall’emozione – molte delle quali non conoscevamo. Ce le siamo ritrovate accanto, come se fossero una marea di figli”.
Alla giornata del ricordo, organizzata con il Comune di Napoli, partecipa anche lo scrittore Roberto Saviano, che invia un messaggio ai genitori. “Mario Paciolla e’ andato a portare sostegno, e’ stato un creatore di futuro – scrive – non lasciamo sola la sua famiglia nella ricerca della verita’. Capire cio’ che e’ accaduto a Mario Paciolla in Colombia, ci aiuta a capire cio’ che e’ accaduto e accade qui da noi nei territori in cui l’unico welfare e’ quello criminale”.
Il sindaco di Napoli, Luigi de Magistris, invita a continuare, con ostinazione, a “ricercare, pretendere e richiedere verita’ e giustizia su una vicenda cosi’ drammatica che ha colpito un nostro concittadino, impegnato con passione e una sete di giustizia per la difesa della terra e contro le diseguaglianze in un territorio difficile”. “Ci auguriamo – prosegue – che il governo segua con forza, determinazione, diplomazia ed efficacia l’azione di ricerca di verita’ e giustizia”.
Il presidente della Fnsi, Giuseppe Giulietti, ricorda che Paciolla era anche un giornalista, firmava i suoi reportage con lo pseudonimo Astolfo Bergman. “Quando c’e’ una famiglia che reclama verita’ e giustizia – rimarca – che siano i Paciolla, i Regeni, gli Alpi o i Hrovatin, abbiamo il dovere di illuminare la loro richiesta di verita’ e gustizia, perche’ il vero pericolo e’ l’oblio. I regimi puntano sull’oblio per cancellare le tracce, quindi noi abbiamo il dovere di illuminare la richiesta della famiglia e dei legali”.
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