Napoli, Giuliana Covella: “Le ragioni della mia scelta”
Parla Giuliana Covella, giornalista professionista napoletana di 48 anni, pluripremiata per il suo impegno civico e la legalità (nel 2014 ha vinto tra l’altro il Premio Nazionale Paolo Borsellino) e candidata al Consiglio comunale a sostegno del magistrato antimafia.
Perché ha scelto di candidarsi?
«Perché non voglio più stare a guardare e a denunciare nei miei articoli ciò che non va. I napoletani meritano di più. Istituzioni che li ascoltino, che diano loro risposte. A partire dall’ordinario».
Cosa intende per ordinario?
«La pulizia delle strade, i parchi negati ai bambini, la cura del verde, la manutenzione delle caditoie che sono piene di detriti e immondizia e quando piove si allagano le strade di ogni quartiere della città; e ancora gli impianti sportivi chiusi o ridotti a ruderi come il Palastadera o il Mario Argento, che potrebbero essere un deterrente contro la camorra che recluta leve soprattutto tra i giovani, come avviene nelle palestre dei Maddaloni a Scampia o dei Parlati a Ponticelli.
Ma anche strade illuminate e quindi più sicure. Non è possibile che, com’è accaduto qualche settimana fa a Santa Teresa, un commerciante storico della zona sia morto perché investito sulle strisce pedonali ormai cancellate e lungo una carreggiata dove la luce di sera è un optional. Ma potrei citare tanti di casi simili».
Non le crea problemi che a sostenere il suo schieramento ci siano partiti che i napoletani non vedono di buon occhio, come la Lega ad esempio?
«Assolutamente no. Per chi conosce la mia storia, ma anche per chi non la conosce e a giusta ragione deve capire chi ha di fronte, rispondo che ho pagato la lotta alla camorra sulla mia pelle (il risarcimento danni a un ex boss della camorra per aver scritto un libro sulla strage del Rapido 904, ndr), per aver scelto cioè da che parte stare. Ma non per fare l’eroina, sia chiaro. Queste etichette non mi appartengono.
Ho perseguito per 20 anni col mio lavoro valori come impegno civile e legalità, che rivedo totalmente nel progetto civico di Maresca. Mi auguro che i miei concittadini capiscano che è ora di dire basta ad un sistema che ha affossato completamente questa città. Vorrei che i giovani tornassero a credere nella meritocrazia e in una Napoli migliore, degna di competere con le grandi capitali mondiali».
Lei ha sempre lavorato con i giovani (specie nelle scuole, da Napoli est, a Capodimonte, a Poggioreale) e le fasce sociali cosiddette “deboli”, come le donne vittime di violenza. Cosa vorrebbe per loro?
«Per i nostri ragazzi opportunità di formazione che siano una valida alternativa alla criminalità, che trova terreno fertile laddove ai giovani non viene data scelta in contesti difficili. Mi spiego: se un ragazzo di 15 o 16 anni piuttosto che andare a scuola va a fare scippi o rapine rischiando di morire, come purtroppo è accaduto, viene seguito dai suoi insegnanti, dai servizi sociali, dalla famiglia, da istituzioni che mettono in campo progetti seri per il loro futuro, allora forse possiamo sperare di salvarli da un tragico destino.
Ma bisogna avere il coraggio e la voglia di rimboccarsi le maniche. Per le donne che subiscono violenza, che spesso è anche economica, psicologica e assistita (nel momento in cui coinvolge i figli) penso a progetti ad hoc che non siano il modello ormai superato di puro assistenzialismo, ma di una chance di occupazione che permetta loro di rimettersi in gioco nel mondo del lavoro e garantire un futuro a se stesse e ai figli».
Un sogno che vorrebbe vedere realizzato, se mai dovesse essere eletta al Consiglio comunale?
«Vorrei vedere in ogni Municipalità una struttura pubblica destinata alle fasce deboli della popolazione. Con progetti seri e operatori qualificati sul tema delle politiche sociali, che diano reali risposte alle categorie maggiormente svantaggiate come disoccupati, minori, donne, anziani e disabili. Ecco, per queste persone mi auguro che in ogni quartiere ci possa essere una cittadella del welfare che risponda ai loro bisogni in maniera concreta».
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