La Digos della Questura di Milano ha eseguito una misura cautelare di obbligo di dimora e firma nei confronti di quattro 20enni, identificati tra Milano e Trieste. I destinatari della misura cautelare, due classe 2000 e altrettanti del 2001, “tra di loro sotto la guida, in particolare, di uno degli indagati, hanno incominciato a sviluppare il concetto della necessita’ di far crollare l’attuale sistema per poi poter rigenerare una nuova era sotto un nuovo Hitler o Mussolini” ha detto Alberto Nobili, illustrando i dettagli dell’operazione ‘Realpolitik‘ della Digos che ha smantellato il gruppo di matrice nazifascista ‘Avanguardia Rivoluzionaria’.
L’inchiesta è stata coordinata dal capo della Sezione Distrettuale Antiterrorismo della Procura di Milano Alberto Nobili e da Enrico Pavone che hanno incastro i 4 giovani suprematisti di Milano e Trieste.
I giovani indagati si ispiravano ai gruppi suprematisti americani, perseguendo l’instaurazione di un nuovo ordine mondiale di matrice nazi-fascista, incitando alla discriminazione e alla violenza per motivi razziali, etnici e nazionali. Si erano dati nomi di battaglia che evocavano territoristi di estrema destra diventati riferimento nella galassia neofascista. L’organizzazione era formata dal ‘Comandante G’, dal ‘Maggiore Volpi’, dal ‘Capo nucleo Breivik’ (si ispirava a Anders Breivik, responsabile dell’eccidio di Utoya, in Norvegia, nel luglio 2011) e dal Milite Zucht. Il primo era il leader del gruppo, colui che ha ideato ed iniziato a formare A.R; ne determinava la strategia e pianificava le attività. Al secondo, il ‘Maggiore Volpi’ era affidato il coordinamento delle azioni dei militi, gestiva la cassa del gruppo e aveva ruoli esecutivi ed operativi nell’organizzazione, ed era parte attiva nel reclutamento di altri militi. Il ‘milite Zucht’ inizialmente era il legato dell’organizzazione, poi degradato dal ‘Comandante G’ gli era affidata la missione di formare i militanti, radicalizzandoli. Da quanto è stato ricostruito dagli inquirenti, gli indagati erano fuoriusciti dai movimenti di estrema destra di Casapound, Forza Nuova e Lealta’ Azione.
Nello statuto di cui si erano dotati proclamavano la costituzione di un’organizzazione “segreta ed eversiva”, politicamente ispirata al fascismo e al nazionalsocialismo, volta alla promozione di un nuovo ordine europeo fondato su una forma di “aristocrazia spirituale”, e di regole stringenti riguardanti la gerarchia del gruppo, i criteri di reclutamento, i certosini protocolli di sicurezza informatici a cui attenersi. Erano sostenitori della ‘teoria accelerazionista‘ la realizzazione/spettacolarizzazione di azioni terroristiche in grado di favorire, nel momento propizio, il collasso del sistema democratico e l’instaurazione di un regime totalitario. I 4 ‘suprematisti’ avevano anche preso contatti con il sodalizio elvetico di estrema destra Junge Tat. A maggio scorso, uno degli arrestati si era recato proprio in Svizzera, rimanendo coinvolto nell’aggressione organizzata da movimenti antifascisti ai danni degli esponenti svizzeri.
Avevano pianificato di aggredire un uomo di origini straniere e di religione musulmana. Il pestaggio non è andato a segno perché la Digos, che era sulle loro tracce dallo scorso febbraio, li ha fermati fingendo un controllo. Il secondo progetto prevedeva un’azione intimidatoria per estorcere denaro a un minorenne, somme che sarebbero servite a finanziare l’organizzazione criminale. I 4 avevano avviato anche dei pedinamenti per capire quali fossero le abitudini della vittima, così da agire in sicurezza al momento opportuno.
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La Procura di Milano aveva chiesto la misura cautelare in carcere per i quattro ventenni appartenenti all’associazione clandestina di matrice nazi-fascista denominata “Avanguardia Rivoluzionaria”, ma il gip di Milano Manuela Accurso Tagano ha ritenuto piu’ idonea, per “contenere la pericolosita'”, la “combinazione di due misure non custodiali” come quella dell’obbligo di dimora con la prescrizione di non allontanarsi da casa in orario notturno e quella dell’obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria. Per il giudice, “gli indagati, tutti incensurati e ideologicamente radicalizzati, sono davvero molto cauti nel dare attuazione al loro programma criminoso”. In particolare, risulta “emblematico” l’atteggiamento del leader del gruppo: “Capo carismatico e autorevole a parole, e’ subdolo e pavido nei fatti – osserva il gip – delega ai suoi sottoposti il compimento delle azioni pericolose, quali l’acquisto della pistola a salve, la fisica conoscenza con gli appartenenti al gruppo svizzero, infine il pestaggio”.
Ai nuovi adepti inviavano messaggi di questo tenore agli adepti: “Caro camerata, ti diamo il benvenuto all’interno dell’organizzazione, sei stato reclutato come associato…l’organizzazione di cui fai parte è segreta, così come il suo nome e il suo simbolo. Non dovrai mai rivelare a persone esterne ad essa nulla di inerente alle sue attività ed a ciò che fai al suo interno”.
Gli agenti della Digos hanno rinvenuto il documento di costituzione di A.R , composto da 19 pagine nel quale sono affrontati vari punti concernenti l’organizzazione, nonché il giuramento da effettuare: gerarchia; protocollo di sicurezza informatica; protocollo di reclutamento. “L’organizzazione – si legge nel documento – promuove la lotta come unico metodo per imporsi politicamente…l’organizzazione è eversiva dell’ordine democratico vigente e le dottrine cui si ispira politicamente sono il fascismo, nazionalsocialismo e il paneuropeismo sociale e nazionale”.
“Esistono venticelli ideologici che possono trasformarsi in qualcosa di deflagrante. Il venticello del suprematismo e’ arrivato a Milano e ha preso consistenza in un certo numero di ragazzi giovanissimi”. Ha detto Alberto Nobili, illustrando i dettagli dell’operazione. “Ci hanno costretto in pochi mesi ad accelerare i tempi dell’indagine perche’ avevano deciso di dare segnale della loro esistenza programmando di pestare uno ‘sporco musulmano'”.
“Certosino e maniacale” il protocollo di sicurezza informatica al quale dovevano attenersi i membri del sodalizio. Le comunicazioni a livello telematico dovevano avvenire solo attraverso i canali Telegram e Protonmail, assolutamente vietate le comunicazioni attraverso applicazioni di messaggistica come Whatsapp e Instagram oppure via telefono o sms. Vietate anche le telecomunicazioni se si è collegati a rete wi-fi pubblica. L’organizzazione suggeriva come ulteriore precauzione, l’attivazione di un vpn. Per le comunicazioni in presenza, invece vigeva l’obbligo di spegnere i telefoni cellulari e verificare di non essere ascoltato.
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