Il Green pass, che gli italiani già hanno ricevuto (il 55% degli italiani ha già ricevuto almeno una dose e il 31,3% che e’ completamente immunizzato), è una Certificazione in formato digitale e stampabile, emessa dalla piattaforma nazionale del Ministero della Salute, che contiene un QR Code per verificarne autenticità e validità.Da oggi 1 luglio è valido come Eu digital Covid certificate e renderà più semplice viaggiare da e per tutti i Paesi dell’Unione europea e dell’area Schengen.
La Certificazione verde Covid-19 può essere richiesta per partecipare a eventi pubblici, per accedere a residenze sanitarie assistenziali o altre strutture, spostarsi in entrata e in uscita da territori classificati in “zona rossa” o “zona arancione”.
Da oggi quindi basta avere con se’ il pass in formato cartaceo o digitale per varcare i confini nazionali e non essere piu’ soggetti a restrizioni. Ma non solo: rispetto all’idea iniziale di usarlo soltanto per i viaggi, ora Bruxelles incita gli Stati membri a mettersi d’accordo e adoperare il documento anche per garantire in sicurezza l’ingresso a concerti, festival, teatri e ristoranti.
Il Green Pass sarà valido a partire da quattordici giorni dopo l’ultima dose di vaccino anti-Covid. A partire da quel giorno, le persone pienamente vaccinate, cioè con due dosi per AstraZeneca, Pfizer/BioNTech e Moderna e con una dose per Janssen (J&J), che detengono il certificato, dovrebbero essere esentate, in viaggio, da test e quarantene.
Lo stesso dovrebbe valere per le persone che sono guarite e che hanno ricevuto una sola dose di vaccino, considerata sufficiente per essere protetti dalla malattia. Un Paese è libero di scegliere di riconoscere e rilasciare il Green Pass anche dopo la prima dose, ma ogni Stato può decidere di comportarsi come crede, può cioè riconoscerlo o meno (con il diffondersi della variante Delta, è meno probabile che il Pass con una sola dose sia riconosciuto). Se uno Stato membro accetta una prova di vaccinazione per rimuovere le restrizioni all’interno dopo la prima dose, allora deve accettare anche i Pass Ue per i vaccini, alle stesse condizioni.
Il Green Pass vale per i cittadini Ue vaccinati con vaccini autorizzati dall’Ema; gli Stati possono decidere, se credono, di riconoscere altri vaccini, autorizzati dagli Stati con l’autorizzazione di emergenza (come il russo Sputnik dall’Ungheria).
Le persone guarite dalla Covid-19 dovrebbero essere esentate da test e/o quarantene nei 180 giorni successivi al test Pcr positivo, che attesta l’avvenuta infezione (la validità del certificato è a partire dall’undicesimo giorno dopo il test, una volta terminato il periodo di contagiosità).
Per chi non è vaccinato né guarito, allora resta il test, che il Pass certifica e che viene così riconosciuto anche all’estero, a differenza di quanto accaduto finora (non tutti i Paesi riconoscevano i test fatti all’estero).Per i test viene proposto un periodo di validità standard (oggi ogni Paese stabilisce la validità autonomamente): per i test Pcr o molecolari la validità è di 72 ore, mentre per quelli rapidi antigenici è di 48 ore. Quelli rapidi, considerati sempre più affidabili, vengono raccomandati, ma gli Stati sono liberi di scegliere se accettarli o no ai fini del Pass.
Mentre i test si pagano, però, i vaccini sono gratuiti: questo elemento di discriminazione oggettiva non è stato rimosso nei negoziati tra Parlamento e Consiglio, a causa della ferma opposizione del secondo ad imporre la gratuità dei tamponi. La Commissione ha stanziato 100 mln di euro aggiuntivi per aiutare gli Stati a dotarsi test rapidi e abbassarne così il prezzo. Il certificato non viene rilasciato in presenza dell’esito di un test fai-da-te, impossibile da certificare.
Per evitare di separare i nuclei familiari alla frontiera, i minorenni che viaggiano con genitori esentati dall’obbligo di quarantena, per esempio perché sono vaccinati, dovrebbero essere esentati anche loro dalla quarantena. I bambini sotto i 6 anni di età sono esentati anche dai test: quelli dai 6 anni in su, però, dovranno sottoporsi a test, cosa che fa salire il budget dei viaggi transfrontalieri per le famiglie con figli al seguito.
Viene previsto un meccanismo di freno d’emergenza: gli Stati dell’Ue non potranno imporre ulteriori restrizioni di viaggio ai titolari di certificati, come quarantena, autoisolamento o test, “a meno che non siano necessarie e proporzionate per salvaguardare la salute pubblica”. Si dovrà tenere conto delle prove scientifiche, “compresi i dati epidemiologici pubblicati dal Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie (Ecdc)”.
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Le misure restrittive dovranno essere notificate, se possibile, con 48 ore di anticipo agli altri Stati membri e alla Commissione, mentre il pubblico dovrà ricevere un preavviso di appena 24 ore. Si vedrà se queste regole verranno rispettate: la Germania le ha già ‘infrante’, quando però non erano ancora in vigore, vietando da ieri i viaggi dal Portogallo, considerato zona a rischio per la variante Delta, senza preventivamente informare gli altri Stati membri.
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