L’accelerata sul clima non è riuscita a John Kerry e Roberto Cingolani.
L’inviato del presidente Joe Biden sulla crisi climatica e il ministro italiano della Transizione ecologica, al G20 dei ministri dell’Ambiente di Napoli volevano convincere i venti Grandi ad alzare l’asticella rispetto all’Accordo di Parigi. L’obiettivo era farli impegnare a mantenere il riscaldamento globale sotto 1,5 gradi al 2030 e l’invito alla chiusura delle centrali a carbone tra quattro anni. Ad opporsi Cina ed India, tutto da rifare quindi su questi due temi rinviati al G20 dei capi di Governo del 30 e 31 ottobre a Roma: decideranno loro se darla o meno.
Oggi al Palazzo Reale di Napoli era prevista la discussione su clima ed energia. Ieri sulla tutela degli ecosistemi e della biodiversità si era raggiunto un accordo senza grandi difficoltà, ma oggi la trattativa era in salita. Usa, Europa, Giappone e Canada, ricchi di capitali e di tecnologie, vogliono accelerare sul taglio delle emissioni, anche rispetto all’Accordo di Parigi. Ma Cina e India non ci sentono: hanno bisogno delle fonti fossili a buon mercato per alimentare la loro crescita. Gli sherpa negoziavano su un possibile accordo dal febbraio scorso.
A Napoli, le delegazioni hanno trattato due giorni e due notti di seguito. Kerry e Cingolani già ieri avevano stretto un patto di ferro: dobbiamo riuscire a portare tutti i Grandi sulle nostre posizioni, riscaldamento sotto 1,5 gradi al 2030 e via il carbone al 2025. Secondo i tecnici americani, solo con una accelerata alla decarbonizzazione in questo decennio si può davvero rispettare l’Accordo di Parigi sul clima. Se si va gradualmente, si finisce per sforare anche i 2 gradi.
Oggi l’inviato della superpotenza globale e il padrone di casa italiano hanno preso uno per uno i delegati per convincerli. Dopo pranzo, Cingolani, ha mandato fuori i tecnici e ha convocato tutti i ministri: la decisione doveva essere politica. Ma Cina e India si sono messi di traverso. I delegati dei due paesi hanno chiamato i loro Ministeri dell’Economia per sapere se potevano scendere a un compromesso. Ma da Pechino e New Delhi è arrivato il no: va bene impegnarsi a rispettare l’accordo di Parigi, ma legarci a 1,5 gradi al 2030 è troppo costoso per le nostre economie. «Al G20 Ambiente volevamo essere più ambiziosi sulla decarbonizzazione, ma oltre non si poteva andare – ha commentato alla fine Cingolani -. Così, i due punti li abbiamo rinviati al G20 dei Capi di Stato del prossimo ottobre». emidav
A Montecorvino Pugliano, in provincia di Salerno si piange la morte del 24enne Antonio D’Arcangelo… Leggi tutto
Musk, dopo aver deriso il cancelliere Scholz, seguita nella sua piece da teatro assurdista e… Leggi tutto
Il presepe napoletano, secondo Roberto Saviano, rappresenta un "sogno" che si distacca dalla mera realtà.… Leggi tutto
Domani, 23 dicembre, alle ore 10:00 su Rai 1, il programma “Storie Italiane”, condotto da… Leggi tutto
La Fontana di Trevi a Roma ha riacquistato il suo splendore dopo i recenti lavori… Leggi tutto
Un incendio è scoppiato questa mattina alla Vela Rossa di Scampia, in un'appartamento al terzo… Leggi tutto