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G20 a Napoli, il documento finale: pieno utilizzo soluzioni biodiversità

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Napoli. La prima giornata di lavori del G20 si è conclusa con la sottoscrizione di un documento sulla tutela della natura che riprende la visione del Pnrr italiano.

Ovvero finanza sostenibile, marine litter, rete di esperti ambientali Unesco, network voluto dall’Italia, appello per la tutela e il ripristino dei suoli degradati, gestione sostenibile delle acque, impegnandosi a perseguire l’accesso equo all’acqua potabile. Il Ministro della Transizione Ecologica, Cingolani, è riuscito in un’impresa per nulla scontato considerando le differenze di cultura e di visione dei paesi intervenuti al tavolo.

Si tratta di un documento “particolarmente ambizioso – ha commentato il Ministro Cingolani – e riflette il taglio che ha voluto dare la presidenza italiana”. Nel documento, secondo Cingolani, ci sono “soluzioni naturali per il clima, lotta al degrado del suolo, sicurezza alimentare, uso sostenibile dell’acqua, tutela degli oceani, lotta alla plastica in mare, uso sostenibile e circolare delle risorse, città sostenibili, educazione, finanza verde. E’ la prima volta che queste categorie vengono riconosciute dal G20 e diventano vincolanti”.

Quanto elaborato è “il frutto di un lavoro impostato a partire da febbraio” e che ha “soddisfatto tutti e negoziato fino all’ultimo secondo, il motore principale è rappresentato da tutti quegli esperti che hanno lavorato per mesi per rendere accettabile questo accordo oggettivamente unico”.

Il G20 Ambiente si è sviluppato lungo tre macro-aree suddivise al loro interno in temi principali. Biodiversità, protezione del capitale naturale e ripristino degli ecosistemi (soluzioni basate sulla natura, difesa e ripristino del suolo, tutela delle risorse idriche, oceani e mari incluso marine plastic litter).

Uso efficiente delle risorse ed economia circolare (visione G20 su economia circolare con focus su tessile e moda sostenibile; città circolari; educazione e formazione). Finanza sostenibile (focus su specifiche esigenze di finanziamento per la protezione ed il ripristino degli ecosistemi come contributo ai lavori G20 sulla forma futura del sistema finanziario globale).

“Per la prima volta queste categorie vengono riconosciute dal G20 e diventano vincolanti”. Per Cingolani, i fondi per il dopo-pandemia rappresentano un’ottima opportunità per “immaginare nuovi e migliori modi di organizzare le nostre società”. Secondo il ministro “dobbiamo aumentare i contributi per la decarbonizzazione ai paesi in via di sviluppo. L’Accordo di Parigi prevede un fondo da 100 milioni di dollari, ma siamo arrivati solo a 60″.

Inoltre la finanza verde deve muoversi in questo senso. Non è solo una questione di soldi, ma anche di cessione di tecnologie. Alcuni player potrebbero far utilizzare certe tecnologie gratuitamente per un certo tempo. E poi c’è la questione del dumping ecologico: l’Europa può investire tanto per produrre in modo sostenibile, ma poi rischia di patire la concorrenza di prodotti a basso costo di paesi che non rispettano gli standard ambientali.

L’Europa fa investimenti ingenti per decarbonizzare – spiega il titolare del dicastero alla Transizione Ecologica -, ma produce solo il 9% della Co2. Ha un’ottima leadership nello sforzo, ma non basta. Se altri paesi non aderiscono, le loro emissioni compensano i nostri tagli, il sistema salta, e noi intanto ci siamo svenati”. Ma non solo: “Penso che si debbano compensare sulle bollette gli aumenti dovuti alla transizione ecologica, perchè la gente non se la prenda con la transizione. Avete visto quello che è successo in Francia con i gilet gialli. In Italia vorremmo avere una soluzione più sostenibile”.

Emilio D’Averio


Articolo pubblicato il giorno 22 Luglio 2021 - 22:04

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