Il presidente del Consiglio Mario Draghi è arrivato – poco dopo le 16 di oggi pomeriggio – a Santa Maria Capua Vetere, in visita al carcere ‘Francesco Uccella’, penitenziario al centro dell’inchiesta sugli scontri della primavera del 2020 nella quale sono contestati ai vertici della struttura e agli agenti penitenziari i reati di violenza e tortura.
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Pochi minuti dopo è arrivata anche la ministra della Giustizia, Marta Cartabia. All’esterno della struttura tanti giornalisti e un ingente dispiegamento di forze dell’ordine. L’inchiesta, che ha portato a 52 misure cautelari nei confronti dei poliziotti che dovranno rispondere di torture, maltrattamenti e falso, è partita in seguito alle denunce, da parte di alcuni detenuti, di violenze avvenute nei loro confronti come “punizione” per la rivolta scoppiata il 6 aprile 2020 a seguito di alcuni casi di positività al Covid in carcere.
Dal carcere si ode l’urlo dei detenuti: “Draghi, Draghi. Indulto, Indulto”.
“Draghi, Draghi. Indulto, Indulto” urlano i detenuti del carcere di Santa Maria Capua Vetere, durante il giro nei padiglioni della casa circondariale che il presidente del Consiglio sta facendo, insieme al ministro della Giustizia Cartabia.
Nell’atrio della struttura dove è stata allestita una postazione per un punto con la stampa al termine della visita si sentono dai vari padiglioni del carcere anche applausi dei detenuti presidente del Consiglio.
Al termine della visita nei reparti il presidente del Consiglio Mario Draghi ha tenuto una conferenza stampa. “Oggi non celebriamo trionfi o successi, ma siamo qui ad affrontare le conseguenze delle nostre sconfitte. Venire qui oggi significa guardare da vicino, di persona per iniziare a capire”. Ha detto dopo aver visitato il carcere di Santa Maria Capua Vetere.
“Vogliamo guardare di persona per iniziare a capire perche’ quanto visto ha scosso la coscienza degli italiani ed anche dei colleghi della Polizia penitenziaria che lavorano con fedeltà”. Le indagini “stabiliranno la responsabilità personale, ma la responsabilità collettiva è di un sistema che va riformato. Non può esserci giustizia dove c’è abuso. E non puo’ esserci rieducazione dove c’è sopruso”.
La Polizia penitenziaria, “in grande maggioranza, rispetta i detenuti, la propria divisa, le istituzioni”. Ha aggiunto Draghi. Agli uomini e le donne della Polizia penitenziaria “va il più sentito ringraziamento del governo e il mio personale”.
“L’Italia è stata condannata due volte dalla Corte europea dei diritti dell’uomo per il sovraffollamento carcerario. Ci sono quasi tremila detenuti in più rispetto ai posti letto disponibili. Negli istituti campani sono circa 450. Sono numeri in miglioramento, ma comunque inaccettabili – ha aggiunto Draghi – Ostacolano il percorso verso il ravvedimento e il reinserimento nella vita sociale, obiettivi più volte indicati dalla Corte Costituzionale”.
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