E l’assassino ha aspettato che esalasse l’ultimo respiro prima di lasciare il bosco del Parco dell’Abbazia di Monteveglie.
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La prima ricostruzione del delitto di Chiara Gualzetti fatta attraverso le parole del giovane assassino e i rilievi della scientifica è sconvolgente. Tra le mani di Chiara è rimasta una ciocca di capelli di Andrea. La firma. Quella di un assassino.
La giovane 15enne di Monteveglio è stata colpita alle spalle, verso le 10 di domenica mattina, una coltellata profonda alla gola, poi altri fendenti superficiali. Non ha potuto urlare, quella ragazzina che si è fidata del suo amico. Lui le ha tappato la bocca con forza. Ha atteso che morisse. L’ha presa a calci, colpita alla testa. Minuti interminabili per il ragazzo che aveva premeditato quel delitto nei minimi particolari. La sua una confessione choc in Procura: “Non moriva mai” ha detto nelle ore successive. Ha atteso che morisse, poi è tornato a casa.
Il video dei due giovani che si allontanano da casa di lei verso il Parco dell’Abbazia domenica mattina non lascia presagire l’orrore che di lì a poco si sarebbe scatenato contro Chiara Gualzetti, i due camminano tranquilli, lui avanti lei dietro. Ogni tanto lui si gira per assicurarsi che lei c’è. Ha una maglietta rossa, quella che avrebbe potuto nascondere il sangue di Chiara. Andrea ha con sè il coltello da cucina, l’arma del delitto.
Nel Parco dell’Abbazia ha ucciso Chiara con ferocia. Poi è tornato a casa per cancellare ogni traccia, distruggere il telefono della ragazza, lavare il coltello, cancellare le chat con Chiara. Quelle su Instagram non ci sono più, su Whatsapp gli inquirenti hanno trovato solo qualche chiamata vocale. Ma il numero di Chiara, Andrea lo ha cancellato.
Le chat. Inquietanti i pochi scambi di messaggi dei giorni prima dell’omicidio che sono emersi dai cellulari. “Vorrei farla finita non mancherei a nessuno” gli scrive Chiara forse per testare l’attaccamento a lei da parte dell’amico. In uno sfogo adolescenziale contro chi la sta illudendo e le sta facendo del male. Il riferimento potrebbe essere proprio ad Andrea. E invece lui risponde “Se proprio vuoi, ti aiuto”.
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A delitto compiuto, il 16enne ha contattato alcuni amici, forse per crearsi un alibi. Ha mandato dei vocali, ha fatto riferimento all’appuntamento con Chiara, quello che non poteva negare. Ma non avrebbe fatto riferimento all’omicidio commesso. Eppure Andrea, sfogandosi con un coetaneo qualche tempo fa aveva detto “Chiara si accolla, è così pesante che l’ammazzerei”
. Era infastidito dall’attaccamento di lei. Una frase che avrebbe potuto far presagire il peggio, ma nessuno ci ha dato peso.TI POTREBBE INTERESSARE ANCHE: Carcere per l’assassino di Chiara: confermate le accuse
Fino a domenica mattina, quando Andrea le ha dato appuntamento, la telecamera vicina a casa di Chiara riprende quell’incontro. Pochi metri in cui i due camminano insieme verso il Parco. Lei si fida, lui spavaldo la precede. Verso il bosco e la morte atroce.
Nel corso dell’interrogatorio, dopo il fermo, Andrea ha provato a dare una spiegazione a quel gesto: “Da quando avevo 12-13 anni il demonio mi dà la carica. È lui che mi costringe a fare del male alle persone: faccio soffrire gli amici, e pure le ragazze che si innamorano di me. Ma non avevo mai compiuto un gesto così violento”.
Poi fa riferimento a Lucifer la serie di Netflix. Ma intanto, il giovane assassino non ha mai avuto un cedimento in questi giorni. Non ha mai pianto per un delitto che ha spezzato la vita alla sua amica 15enne ed ha compromesso definitivamente la sua.
La fiaccolata. Ieri sera, mercoledì 30 giugno, tutto il paese di Monteveglio si è stretto intorno ai genitori di Chiara, figlia unica di Vincenzo e Giusi Gualzetti. La coppia di Napoli che 17 anni fa decise di trasferirsi in Emilia, un luogo sicuro dove mettere su famiglia e far crescere i figli che sarebbero arrivati. E Chiara era cresciuta in questo paesino al confine tra Bologna e Modena serenamente. Una ragazzina tranquilla, appassionata di tiro con l’arco, una brava studentessa. I genitori che vivevano per lei, per darle un futuro tranquillo e sereno.
Tutto prima che arrivasse nella vita di Chiara quel ragazzo che per un anno aveva fatto da apprendista anche a suo padre elettricista.
Il corteo è partito dal municipio della cittadina del Bolognese sfilando per le vie del paese e arrivando nei pressi della collina dove e’ stato trovato il cadavere della ragazzina. Lì davanti alla foto di Chiara posizionata su un treppiede hanno parlato i genitori, un’amica di infanzia, Martina. Sono stati deposti dei fiori, alla prima rosa posata da un amico di famiglia, si sono uniti i fiori dei genitori, le candele. Le lacrime, le parole che invocano giustizia.
“Questa immagine vostra è meravigliosa. Io non mi vergogno a chiedere di avervi ancora così vicino affinchè ci sia la giustizia vera per mia figlia”. Ha detto Vincenzo Gualzetti parlando alle oltre 1500 persone che hanno preso parte a una fiaccolata. “Chiederò aiuti a tutti affinche’ mia figlia abbia la giustizia con la ‘G’ grande”, ha aggiunto.
“Io mi affido alla giustizia, io ho fede nella giustizia e io voglio giustizia per mia figlia”, ha detto Giusi, la mamma di Chiara. In tanti si sono commossi, piangevano davanti al dolore di quei genitori che nonostante tutto stanno dimostrando una forza enorme. Vincenzo e Giusi hanno voluto ringraziare le autorità per la “grande umanità” e quanti sono stati loro vicini.
Commovente il racconto di Martina, amica di infanzia di Chiara, che ha ricordato la giovane uccisa.
“C’è stata una grande risposta di aiuto da parte della comunità, ho chiesto di continuare a rimanere vicini alla famiglia”. ha detto il sindaco di Valsamoggia, Daniele Ruscigno al termine della fiaccolata. “Avevamo preparato 1200 fiaccole, le altre sono state portate da casa, assieme alle candele, c’era veramente tantissima gente, tutta la via era piena di gente – racconta il sindaco – cosi’ abbiamo deciso di chiudere la manifestazione al parco Arcobaleno, vicino al parco Teodoro”. “E’ stato commovente – dichiara Ruscigno – quando ha parlato Martina che ci ha detto che persona era. Adesso dobbiamo tutti rimanere vicini alla famiglia”.
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