Un brano che muove dove non ci sono risposte certe, ma un senso di smarrimento che può avvenire in circostanze impressionanti come un viaggio nello spazio
Dopo l’esperienza con i Le Borg e il più recente album “The Last Odissey”, in collaborazione con Pino Campanelli, torna sulla scena il compositore Paolo Di Cioccio con un nuovo brano, riflessione sull’impossibilità di avere una risposta certa a tutti gli interrogativi che l’uomo si pone sull’universo: “Solitude in the Universe”.
«“Solitude in the Universe” risente di sensazioni surreali e pone una domanda sconvolgente: siamo soli nell’universo? A prima vista sembrerebbe così, ma recenti comunicati ufficiali del Pentagono, relativi ad avvistamenti di strani oggetti volanti che si inabissano nei mari, ci pongono di fronte a numerose domande. Se poi pensiamo al finale del film “2001: A Space Odyssey”, del celebre Stanley Kubrick, l’attore principale David Bowmann vaga negli spazi in una sorta di paura ancestrale mista a curiosità per finire in un residence progettato da un’intelligenza aliena ove troverà la morte e la rinascita. Questo mi ha ispirato un po’ “Solitude in the Universe”, un brano che muove dove non ci sono risposte certe e sicure ma un senso di smarrimento che può avvenire in circostanze sicuramente impressionanti come un viaggio nello spazio, in attesa di risposte che non sappiamo se arriveranno mai» -spiega l’artista.
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Il brano fa da apripista all’album “Forbidden electronic music”, il quale proseguirà il discorso, ponendo ulteriori interrogativi a cui sembra impossibile poter dare una risposta.
Articolo pubblicato il giorno 18 Giugno 2021 - 17:36