I giardini scolastici regalano un enorme valore aggiunto per bambini e ragazzi, offrendo un luogo di incontro, gioco e socialità durante la ricreazione e possono, inoltre, essere inseriti nella programmazione scolastica, non solo come luoghi dove praticare l’attività sportiva ma anche per la didattica all’aperto.
Ma qual è lo stato del verde scolastico delle nostre città? Legambiente presenta dossier #Semprepiuverde indagine nel campione delle scuole nelle 10 municipalità della città di Napoli nell’ambito del progetto “AgriCulture per una città sostenibile”, finanziato dalla Regione Campania con risorse statali del Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali. Il progetto ha interessato la città di Napoli e in particolare la X Municipalità – Bagnoli.
L’indagine di Legambiente sul verde nelle scuole nella città di Napoli si è svolta con la somministrazione ai docenti e dirigenti scolastici di un questionario per fare il punto sullo stato del verde nelle nostre scuole, sul loro utilizzo.
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In particolare, una scuola su due (52% del campione) considera scarse o pessime le condizioni generali della struttura esterna dell’edificio, numeri questi che diventano ancora più alti nelle scuole primarie, raggiungendo il 77%. Interessante osservare come nel 97% degli edifici scolastici inclusi nella nostra indagine risulti presente un giardino o un cortile. Le dimensioni di questi spazi verdi cambiano da scuola a scuola.
Nella gran parte dei casi sono presenti dai 10 ai 20 alberi (50% degli edifici scolastici) e dalle 10 alle 20 specie arbustive o cespugli (32%). Solo una scuola del nostro campione ha dichiarato di non avere nemmeno un albero o un cespuglio nel proprio spazio verde esterno. Il tema complesso però rimane quello della gestione e manutenzione di queste aree verdi.
Sono, infatti, ben 3 strutture scolastiche su 4 a ritenere non adeguato il servizio di gestione e manutenzione delle aree verdi i cui lavori ordinari e generali vengono eseguiti, nel 48% dei casi, una sola volta l’anno in occasione dell’inizio delle attività didattiche dopo la pausa estiva e, troppo spesso, dopo continui solleciti. In particolare, la gestione del verde scolastico viene completamente bocciata, poiché considerata inadeguata, dal il 100% delle scuole primarie e negli istituti comprensivi, nelle quali la manutenzione è solo quella straordinaria eseguita una sola volta l’anno.
L’utilizzo settimanale dell’aree verdi da parte delle scuole, prima del blocco alla didattica in presenza, appare molto diversificato. Una scuola su tre dichiara di utilizzare meno di una volta alla settimana lo spazio verde esterno e addirittura il 17% di non utilizzarlo affatto. Differentemente, il 52% delle scuole che ha partecipato alla nostra indagine, ha evidenziato un utilizzo più regolare e frequente degli spazi verdi esterni.
In particolare, il 20% dichiara di utilizzare gli spazi esterni tutti i giorni, il 14% di utilizzarlo 2/3 volte la settimana, così come, sempre il 14% di utilizzarlo una sola volta la settimana, infine, il 3% delle scuole usufruisce degli spazi esterni dalle 4 alle 5 volte nel corso della settimana. Prima dell’attuazione della didattica a distanza erano impiegate soprattutto per attività sportive e per la didattica all’aperto, attività che insieme raggiungono il 48% totale dell’utilizzo, seguite dalla ricreazione e dalle manifestazioni che complessivamente raggiungono il 28% dell’utilizzo.
Molto interessante è anche il dato relativo al possibile supporto degli spazi verdi nella didattica in presenza durante questa crisi sanitaria.
Infatti, ben il 62% delle scuole vede nel verde scolastico un supporto per la didattica in questo periodo di emergenza sanitaria, dato a cui si deve aggiungere anche il 35% delle scuole che ha dichiarato, invece, che i giardini scolastici possono contribuire a favorire le attività in presenza ma solo per alcune attività. Infine, solo il 3% delle scuole che ha partecipato alla nostra indagine non ritiene utile il supporto del verde alla didattica in questo periodo di pandemia.
“Mai come in quest’anno difficile- ha commentato Francesca Ferro, direttrice Legambiente Campania- dove la crisi sanitaria ci ha spesso obbligato a trascorrere intere giornate nelle nostre abitazioni, è emersa l’importanza degli spazi verdi e tutti quei luoghi in cui poter trascorrere il tempo libero. In questo momento complesso il verde urbano ha assunto, quindi, ancora più valore e importanza, non solo per il tema estetico e ambientale ma anche per quello ricreativo e sanitario.
Nonostante questo ruolo strategico, il verde urbano risulta essere la cenerentole dei bilanci pubblici . I sindaci hanno difficoltà a capire che il verde svolge anche un importantissimo ruolo nella mitigazione degli inquinanti atmosferici. Traffico veicolare, attività industriali, lo stesso riscaldamento domestico, rilasciano ogni giorno grandi quantità di inquinanti in atmosfera come, ad esempio, gli ossidi di azoto o il particolato. Il tempo è scaduto, necessario invertire la rotta in caso contrario le intenzioni degli amministratori di accreditarsi ad essere sindaci green rimangono tali e da esibire solo nelle prossime campagne elettorali. “
Nel dossier Legambiente ha monitorato lo stato di abbandono di parchi e del verde urbano più in generale. Spesso legato alle difficoltà economiche delle amministrazioni locali, che si ritrovano ad avere pochissime risorse da allocare nella gestione degli spazi verdi, ma anche alla scarsa cultura del patrimonio verde cittadino, visto più come un problema che come una risorsa preziosa per la collettività.
Non bisogna però dimenticare che il degrado dei nostri parchi è anche dovuto a comportamenti spesso troppo sbagliati e distratti di noi cittadini, primi veri fruitori del verde urbano. È sempre più facile, infatti, imbattersi in rifiuti abbandonati nelle aree verdi e nei nostri parchi e in occasione del progetto AgriCulture, con il supporto dei cittadini, abbiamo avviato, nell’estate del 2020 una indagine sullo stato dei rifiuti abbandonati nei parchi urbani della città di Napoli.
Sono stati individuati e selezionati dieci parchi urbani, uno per municipalità, e sono stati raccolti e catalogati i rifiuti presenti in un transetto di 100 m² ciascuno. Complessivamente sono stati investigati 1.000 m² di aree verde pubblico e sono ben 1.575 i rifiuti ritrovati, circa 1,5 rifiuti ogni metro quadrato monitorato.
I mozziconi di sigarette (362 pari al 23% del totale) sono sicuramente i rifiuti maggiormente presenti nei nostri parchi seguiti dai sacchetti di dolciumi e patatine (150 pari al 9,5% del totale) e i tappi e i coperchi di plastica (135 pari all’ 8,6% del totale). Raggruppati per categorie di materiali, i rifiuti dispersi nei parchi sono per il 66% di polimeri artificiali (1.034 rifiuti), per il 17% di carta e cartone (268), per il 7% di metallo (109) e per 4% vetro e ceramiche (62); la restante percentuale di rifiuti è composta da rifiuti in gomma, legno trattato, tessili, bioplastica e materiali misti.
Entrando nel dettaglio della indagine, il numero di rifiuti ritrovati e catalogati nei dieci parchi della città di Napoli varia molto da parco a parco In particolare, il parco Massimo Troisi è l’area in cui è stato individuato il maggior numero di rifiuti, ben 5,7 per ogni metro quadrato, seguito dal parco Mianella con 5,4 rifiuti per ogni metro quadro e dal parco Re Ladislao con 2,8 rifiuti ogni metro quadrato.
Nel parco Massimo Troisi i mozziconi di sigaretta sono sicuramente le tipologie di rifiuti maggiormente presenti, ben 200 pari al 35% del totale. Invece, appare decisamente migliore la situazione per il parco del Poggio, il parco di Scampia e il parco Totò, in cui sono stati ritrovati, nei tre transetti di 100 m² ciascuno, rispettivamente 1, 4 e 8 rifiuti.
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