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Chiara Gualzetti attirata in una trappola mortale: l’omicida si è assicurato che fosse morta

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Chiara Gualzetti attirata in una trappola mortale. L’assassino poi si è assicurato che fosse morta ed è tornato a casa per nascondere le prove del delitto: si attende la convalida per l’omicida.

L’omicida di Chiara Gualzetti, la 15enne di Monteveglio uccisa domenica mattina e ritrovata lunedì ha agito con fredda premeditazione. E proprio la premeditazione e l’aggravante della minore età della vittima sono contestate ad Andrea, il 16enne che l’ha uccisa, insieme al reato di omicidio volontario.

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Un omicidio feroce, da quello che si evince in queste ore. In cui ogni particolare era stato deciso con lucida freddezza. Andrea ha attirato Chiara in una trappola, con l’intento di ucciderla. 

La convalida del fermo. Il ragazzo stamane è comparso davanti al Gip del Tribunale per i minorenni per la convalida del fermo, ha risposto alle domande del giudice che al termine dell’udienza si è riservato di decidere sulla convalida e sull’eventuale misura da applicare all’indagato. Assistito dall’avvocato Tanja Fonzari ha confermato la confessione rilasciata nella lunga notte tra lunedì e martedì quando era stato fermato perchè fortemente indiziato della morte di Chiara Gualzetti.

Chiara Gualzetti attirata in una trappola mortale

La tesi dell’omicida: Lucifer e la possessione. Il 16enne aveva dato appuntamento a Chiara, poi era passato a prenderla e insieme si erano diretti verso l’Abbazia dove è stata poi trovata lunedì senza vita. In quel luogo isolato poi l’aveva accoltellata, diversi colpi secondo quanto si evince da un esame esterno. Chiara ha tentato di difendersi ma non ce l’ha fatta. Un colpo alla gola pare sia stato quello fatale. Nel corso della lunga notte della confessione pare abbia sostenuto “Samael (l’angelo della morte della serie tv di Netflix, Lucifer, ndr), il demonio, mi possedeva, mi chiamava. Ero posseduto proprio come Lucifer, della serie di Netflix”.

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In tribunale per i minori di Bologna, oggi è arrivata anche la mamma del 16enne omicida, ha potuto salutare il figlio che non vedeva dal momento in cui è stato fermato. E’ uscita dal tribunale per i minorenni coprendosi il volto con un foglio di carta e non ha parlato con i cronisti e gli operatori tv. E’ rimasta in silenzio, al suo fianco l’avvocatessa Fonzari che ha ribadito la volontà di non dire nulla. Terminata l’udienza di convalida, hanno lasciato il palazzo di giustizia minorile in via del Pratello, dirigendosi verso il centro della citta’.

La procura ha chiesto la convalida del fermo – l’accusa è omicidio premeditato con l’aggravante della minore età della vittima – e il carcere visto il grave quadro indiziario e il pericolo di fuga. La decisione è attesa nelle prossime ore.

I periti per l’autopsia. Stamane i genitori di Chiara Gualzetti, Vincenzo e Giusi, assistiti dall’avvocato Giovanni Annunziata del foro di Salerno hanno nominato i periti di parte che parteciperanno all’autopsia sul corpo della giovane che si terrà venerdì pomeriggio. I periti sono Antonio Mirabella (anatomopatologo) e Pietro Tarsitano (medico legale), la Procura per i minori ha nominato invece il medico legale Emanuela Segreto, insieme al pool di parte lesa e procura sarà presente un perito per il giovane indagato.

“Stamattina c’è stata l’udienza di conferimento degli incarichi ai periti e noi abbiamo deciso di aggiungere ai periti del pubblico ministero e a quello della difesa, due miei consulenti: un medico legale e un anatomopatologo per avere una visione complessiva e chiara della dinamica dell’omicidio”, ha detto l’avvocato Giovanni Annunziata. Le prime evidenze si avranno subito, ma per la relazione finale i tempi saranno più lunghi: il magistrato ha concesso 90 giorni. “I pm hanno fatto un lavoro puntuale, hanno contestato le aggravanti corrette – la premeditazione e la minore età della vittima – il capo di imputazione è impostato in modo più che corretto, è la giusta fotografia giuridica di quello che è accaduto”.

La famiglia Gualzetti. Chiara era l’unica e amata figlia di Vincenzo e Giusi Gualzetti, la coppia di Napoli, che 17 anni fa si era trasferita in Emilia in cerca di un paese più sicuro dove vivere per dare un futuro sicuro alla figlia che sarebbe nata e alla loro famiglia. Una famiglia che si era ambientata benissimo a Monteveglie, paesino tra Bologna e Modena, dove vivevano. “Non trovo un aggettivo idoneo per descrivere la devastazione psicologica di due genitori”, ha detto l’avvocato Annunziata, parlando con i giornalisti. “Chiara si fidava sicuramente di lui: è un ragazzo cresciuto con lei, praticamente un amico di famiglia, che ha fissato un appuntamento, come mi raccontava il padre ieri sera, e che è andato a prenderla a casa. Quale migliore condizione di serenità per un genitore sapere che la figlia 15enne, va per fare un giro accompagnata da un amico? Se questa è la premessa, nessun genitore potrà mai immaginare un epilogo di questo tipo”

Vincenzo Gualzetti il padre

“Non si tratta di un colpo di pistola, ma di un’azione che ha una durata diversa da un atto singolo, e la cosa più significativa è anche la condotta successiva, aver cancellato i messaggi, aver cercato di normalizzare una vicenda che va qualificata come un atto di disumana ferocia”. Ha detto l’avvocato. Poi ha aggiunto: “La cosa necessaria è fare giustizia rispetto ad una bambina di 15 anni che per ragioni incomprensibili non ha avuto il diritto di vivere”.

Nelle prossime ore è attesa la convalida del fermo del giovane omicida. Poi l’autopsia chiarirà meglio aspetti della vicenda ancora oscuri che potranno delineare ulteriormente il movente e le modalità di un omicidio che lascia sgomenti.
Rosaria Federico


Articolo pubblicato il giorno 30 Giugno 2021 - 16:13


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