Perché è nata l’esigenza di fondare una Scuola? Quali sono i numeri della patologia nel nostro Paese? Cosa significa per un paziente vivere con la malattia? Quali sono nuove frontiere di trattamento? Per rispondere a tutte queste domande l’agenzia di stampa Dire ha interpellato il Professor Nicola Balato, Dermatologo, già Professore presso l’Università Federico II di Napoli e Responsabile scientifico de ‘La Scuola della Psoriasi’.
– Iniziamo dal principio. Perché è nata la necessità di fondare una Scuola e qual è la mission che lei e gli altri responsabili scientifici perseguite?
“La scuola della psoriasi è nata da un’idea condivisa tra amici, colleghi e dermatologi della clinica Dermatologica della Federico II di Napoli, partendo dal presupposto che vogliamo essere vicini al paziente per restituirgli un totale benessere psicofisico. Il fine del percorso diagnostico-terapeutico, non è tanto l’eliminazione della malattia quanto piuttosto di arrivare in tutti modi a stare vicino a chi è affetto da psoriasi perché la malattia porta con se lo stigma soprattutto quando colpisce le parti più esposte del corpo. La mission della scuola e del suo comitato scientifico, composto dai nomi più importanti della dermatologia italiana che si interessano di malattie cronico-recidivanti quindi la psoriasi, la dermatite atopica e l’idrosadenite suppurativa, è tutto questo che le ho raccontato. L’obiettivo è inoltre avvalersi di tutte le possibilità terapeutiche che oggi sono disponibili offrendo una terapia su misura al paziente”.
– Quali saranno i temi emergenti che in questi due giorni verranno trattati? Insomma qual è il presente ma soprattutto il futuro della malattia e più in generale della dermatologia in Italia?
“La malattia psoriasica va vista dall’esperto a 360° perchè spesso non si ferma alla pelle. Per questo motivo il dermatologo non deve essere superficiale e dermo-esternista ma deve ‘ricoprire’ due ruoli, il primo quello di essere ‘medico sentinella’ e capire quando la patologia infiammatoria non è ‘ferma’ alla pelle ma va oltre. Quindi deve ‘vestirsi’ da dermo-internista per cercare di capire e avere un confronto con altri specialisti che vanno dal cardiologo al metabolico, dall’endocrinologo al reumatologo al fine di agire e portare non solo alla scomparsa della patologia ma a migliorare la qualità della vita del paziente psoriasico che ha tante conseguenze negative che possono nelle forme più severe essere invalidanti”.
– Nell’ultima parte del programma di sabato 19 giugno si parlerà di molte cose e anche del ruolo che le Associazioni svolgono per il paziente. Quanto è importante per un paziente con psoriasi sentirsi sostenuto da tutti gli stakeholder a 360°?
“Le Associazioni dei pazienti hanno un ruolo fondamentale perché seguono e sostengono il paziente completamente. La malattia fortunatamente oggi è ben studiata ed è possibile contare su molti farmaci che restituiscono un ottimo confort. Solo per dare un’idea, la malattia colpisce il 3% della popolazione mondiale che in Italia conta 2,5 milioni di persone perciò è giusto che abbia un notevole riscontro politico, soprattutto sul riconoscimento dei farmaci, anche se qualche Regione è ancora in difficoltà. Uno degli argomenti che tratteremo durante questo congresso è la prescrizione del farmaco biotecnologico, la discussione in merito verterà sulla competenza: è bene che sia nazionale o regionale? Quello che è certo è che bisogna arrivare ad una standardizzazione di costi della spesa sanitaria”.
– Si spera che il prossimo anno potremo tutti tornare a seguire in presenza eventi di spessore come questo che eroga anche per gli esperti crediti Ecm. Può già anticiparci qualcosa dell’edizione 2022? Lancerete già quest’anno la prossima sede del convegno?
“Lo farei con molto piacere ma credo fortemente che il bello della vita sia anche l’attesa. La scuola della Psoriasi, naturalmente, organizzerà una prossima edizione per il 2022. Dove? In una città di mare o di terra? La sede la sveleremo prossimamente”.
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