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Ardea, inchiesta sulla pistola del killer. I familiari: ‘Non sapevamo dove fosse”

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La procura di Velletri ha aperto un’inchiesta per omicidio in relazione alla strage avvenuta ieri ad Ardea, vicino a Roma.

E la famiglia dell’assassino-suicida ha fatto sapere di no sapere che fine avesse fatto la pistola del padre di Andrea Pignani, morti mesi fa e che faceva la guardia giurata. I pm hanno affidato l’indagine ai carabinieri che hanno gia’ nella giornata di ieri cominciato ad ascoltare testimoni. Domani sara’ affidato l’incarico per effettuare le autopsie sulle vittime che verranno svolte presso l’istituto di medica legale del policlinico di Tor Vergata. L’indagine, tra le altre cose, dovra’ in primo luogo chiarire perche’ Andrea Pignani, 35 anni, avesse in casa la pistola appartenuta al padre.

 

“Non abbiamo mai trovato la pistola”. E’ quanto avrebbero detto i suoi familiari, spiegando ai carabinieri il motivo per cui non avevano denunciato la pistola in casa dopo la morte del padre del killer. L’uomo era stato una guardia giurata e la pistola era regolarmente detenuta dal padre di Pignani. Gli investigatori hanno confermato che nessuna denuncia o esposto erano stati presentati in merito a presunte minacce passate di Pignani nei confronti dei residenti del comprensorio di Ardea. A quanto ricostruito finora, non c’erano state liti tra Pignani e il papà dei bambini uccisi, che non si conoscevano.

KILLER INDOSSAVA GUANTI E HA SPARATO SUI PRIMI CHE HA INCONTRATO

Secondo quanto accertato fino ad ora, l’uomo – con zainetto in spalla, guanti e felpa – e’ uscito di casa impugnando l’arma, ha camminato per circa 400 metri percorrendo la strada parallela all’abitazione dove vivevano di due bambini. Un primo colpo e’ stato esploso in direzione di un uomo che trasportava una carriola che pero’ e’ riuscito a mettersi in salvo. Il killer ha poi raggiunto i giardinetti e ha sparato al piu’ grande dei due bambini, Daniel Fusinato.

Poi ha colpito con un colpo alla nuca l’ anziano Salvatore Ranieri che era intervenuto per soccorrere il piccolo ed infine ha ucciso l’altro bambino, David Fusinato. Dopo il blitz di morte, Pignani ha proseguito a piedi e si e’ andato a barricare nella propria villetta.Da dove, sembrerebbe dopo aver fatto uscire la madre.. Dalle indagini dei carabinieri

non risulterebbero altre persone scampate agli spari ne’ liti o dissidi con le famiglie delle vittime.
Il sindaco di Ardea: “Mai firmato Tso per omicida”

“Non ho firmato alcun Tso per il soggetto in questione. In quattro anni ne ho disposto solo uno e non e’ nei confronti di questa persona. Ho saputo che e’ stato in cura ma senza il coinvolgimento di questa amministrazione”. Lo spiega il sindaco di Ardea, Mario Savarese, sulle notizie di un presunto Tso cui era stato sottoposto in passato Andrea Pignani.

Il legale  della famiglia delle vittime: “5 minuti prima un controllo dei carabinieri al padre dei bimbi uccisi

“Cinque minuti prima della sparatoria una pattuglia dei carabinieri di Marina di Ardea era andata a controllare che il mio assistito Domenico Fusinato stesse in casa a rispettare l’ordinanza di custodia ai domiciliari”.

ha fatto sapere l’avvocato Diamante Ceci, legale dei genitori dei piccoli David e Daniel uccisi ieri ad Ardea. “Il controllo dei carabinieri – aggiunge l’avvocato – e’ avvenuto quando i due piccoli si trovavano gia’ al campetto con le biciclette. La madre era in casa ed ha sentito i colpi, pensava che fossero dei petardi o degli spari di cacciatori. La donna ha poi capito cose era avvenuto ed ha cominciato ad urlare. La pattuglia e’ tornata nel comprensorio perche’ allertata dalla centrale operativa”.
“Vogliamo chiarezza sul ritardo dei soccorsi”

“Vogliamo che venga fatta chiarezza sul ritardo dei soccorsi”. Così a LaPresse l’avvocato Diamante Cenci, legale dei genitori dei piccoli Daniel e David uccisi ieri ad Ardea. “Si parla di una attesa di 40 minuti dalla chiamata, spero che la Procura approfondisca”, conclude.

 Il ministro Lamorgese: “Capire perché l’arma era lì”

Ieri ad Ardea “e’ successo un fatto gravissimo. Era certamente una persona labile che aveva un’arma. Su questo aspetto stiamo cercando di capire tramite i carabinieri che sono presenti sul luogo” e sono in corso “accertamenti non solo sulla dinamica, che sembra abbastanza chiara, ma anche per capire come mai l’arma utilizzata dall’uccisore era ancora li’ dove non doveva essere”. Cosi’ il ministro dell’Interno Luciana Lamorgese al termine della riunione del comitato per l’ordine e la sicurezza a Firenze.

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Il ministro ha ricordato che “il padre dell’assassino era una guardia giurata e aveva un’arma. Quando mori’ nel 2020 nessuno denuncio’ la presenza di un’arma. La tracciabilita’ delle armi e’ garantita attraverso il Ced, ma e’ in via di conclusione un regolamento che disciplina il sistema informatico di questi dati. Si tratta di un testo gia’ condiviso con le altre forze di polizia, e’ stato portato alla condivisione anche con le associazioni del relativo comparto”. Lamorgese ha auspicato che il regolamento “quanto prima veda la luce. Evidentemente c’e’ stato un po’ di tempo di attesa, questo e’ verissimo pero’ speriamo che nel giro di pochissimo questo regolamento che doveva essere adottato a fine 2018 veda la luce”.

 


Articolo pubblicato il giorno 14 Giugno 2021 - 15:39

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