Napoli. “Attraverso gli accertamenti fatti dall’Asl e dall’Arpac già nel 2008 Tangenziale era stata invitata a porre in essere dei rimedi per riportare le immissioni nei limiti di legge.
Il problema è che non si sono mai curati del fatto che la tangenziale, che ha una funzione importante per la mobilità cittadina, è un’autostrada a carattere urbano e quindi deve interessarsi delle zone che attraversa: questa è stata la vera difficoltà. La vicenda è molto complessa da un punto di vista tecnico, le maglie legalmente sono molto strette e proprio per questo rappresenta una grossa vittoria perché dà la possibilità ai cittadini, finalmente, di riuscire a vivere in un ambiente salubre”.
Così alla Dire l’avvocato Gustavo Pepe in merito alla decisione della IV sezione civile del tribunale di Napoli di condannare Tangenziale di Napoli spa alla realizzazione, nel tratto della tangenziale ricompreso tra le uscite di Fuorigrotta e dei Camaldoli, dell’aumento della copertura geometrica delle barriere e degli assorbimenti acustici, sia dal punto di vista qualitativo (barriere più performanti), che di estensione (aumentando la superficie assorbente lavorante).
La questione era stata portata in tribunale nel 2012 quando alcuni proprietari e/o comproprietari di unità immobiliari, a cui poi se ne sono aggiunti altri negli anni, confinanti con la Tangenziale di Napoli nel tratto citato, lamentavano che le immissioni sonore e le esalazioni di gas provenienti dal viadotto dell’asse viario, nel tratto adiacente agli immobili di loro proprietà – “nelle zone di via san Domenico, via Piave e via Po, aree conformate come parchi privati, recintati e privi di attività commerciali al loro interno quindi, di per sé, molto silenziose”, si legge nella sentenza – superavano la normale tollerabilità.
Una battaglia iniziata prima del 2000 dal comitato Vivibilità e tranquillità che “ha raggruppato – racconta alla Dire il presidente Stefano Cilento – tutte le famiglie che affacciano sul viadotto del Lupo, unico tratto della tangenziale su cui insistono le abitazioni di migliaia di cittadini. Con la giunta Iervolino abbiamo avuto incontri sul tema, mentre nei due mandati di de Magistris non siamo mai riusciti a farci ascoltare perché il sindaco non ci ha mai ricevuto. Il consulente tecnico – rimarca – ha accertato che le barriere esistenti hanno peggiorato lo stato dei luoghi portano il rumore verso l’alto. Sono di materiale scadente ed inidonee ad assorbire il rumore”.
La sentenza, nel riconoscere “il diritto di tutti i proprietari a che i loro immobili non si trovino in un’area esposta ad immissioni acustiche e di gas superiori alla normale tollerabilità”, dispone anche che Tangenziale di Napoli provveda “all’isolamento della barriera, mediante l’adozione dell’unico intervento risolutivo, consistente nella realizzazione delle seguenti opere: copertura completa dei tratti più critici, barriere aggettanti sulle ulteriori aree del tratto della Tangenziale Fuorigrotta-Camaldoli, copertura con pannelli assorbenti delle pareti verticali in calcestruzzo in corrispondenza di via Po.
“Con la sentenza – conclude Pepe – un giudice di merito riconosce finalmente la prevalenza del diritto all’ambiente salubre rispetto all’esigenza di produzione con riferimento alla circolazione stradale”.
Articolo pubblicato il giorno 19 Maggio 2021 - 08:31