Stamattina, intanto, presso il carcere di Secondigliano, il GIP di Napoli dottoressa Giovanna Cervo non ha convalidato il fermo a carico di La Penna Luca, Austero Luigi e De Luca Alfonso, rispettivamente difesi dagli avvocati Giuseppe Milazzo, Leopoldo Perone e Antonio Del Vecchio.
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Il GIP ha accolto l’eccezione difensiva circa la mancanza del pericolo di fuga, presupposto per l’applicazione del fermo (che al pari dell’arresto è una misura precautelare).
In calce al decreto, il Pubblico Ministero Antonella Fratello ha fatto riferimento ad una rete di complicità ed alla disponibilità di ingenti risorse economiche che avrebbero potuto favorire l’allontanamento degli indagati, ma in realtà questi elementi dagli atti non emergono.
Per altro, in data 17 maggio La Penna ed Austero, ovvero una settimana circa dopo i fatti, hanno subìto un fermo per controllo proprio al Lotto 0. E non si sono mai allontanati dal quartiere.
Il Giudice però ha comunque ritenuto di applicare la misura cautelare della custodia in carcere per la sussistenza dei gravi indizi di colpevolezza.
Ai tre infatti viene contestato di aver fatto esplodere l’11 maggio scorso una bomba di un chilo e mezzo, formata da miscela esplosiva di tipo ‘flash power’ mischiata con polvere di alluminio, lanciandola dalla sopraelevata SS162 nella sottostante Via Esopo, con l’obiettivo di distruggere la Smart di Francesco Clienti (vicino al Gruppo XX, in guerra con i De Luca Bossa/Casella/Minichini).
Dopo l’esplosione l’Alfa Romeo a bordo della quale viaggiavano i bombaroli é andata fuori uso. I quattro, di cui uno non è stato identificato, per guadagnarsi la fuga dal luogo del delitto hanno tentato di fermare due auto, i cui passeggeri sono stati ascoltati dagli investigatori. Alle denunce per le tentate rapine si è poi aggiunta l’acquisizione delle telecamere di videosorveglianza del percorso fatto piedi da Austero, La Penna e De Luca, l’individuazione delle celle di aggancio delle utenze telefoniche.
La descrizione effettuata dalle persone a bordo dell’auto é stata riscontrata dai militari di Ponticelli, i quali affermano di aver riconosciuto i tre.
Per ora i fermati restano in carcere, in attesa di un attento vaglio del materiale investigativo da parte dei difensori.
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