E’ quanto emerge dall’ordinanza di custodia cautelare con il quale il gip del Tribunale di Napoli, Roberto D’Auria ha disposto l’arresto dei 38 tra boss e affiliati, ai clan Rinaldi, Reale Formicola e Silenzio, articolazioni della cosiddetta Alleanza di Secondigliano. L’obiettivo era strumentalizzare le manifestazioni per accrescere l’influenza delle organizzazioni criminali e dei capiclan in quella porzione della citta’. Uno degli episodi finiti nelle pagine dell’ordinanza riguarda la festa dei Gigli di San Giovanni a Teduccio, che si e’ tenuta dal 31 agosto al 3 settembre del 2017.
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Il primo settembre di quell’anno, al figlio 16enne (all’epoca dei fatti) di un pluripregiudicato appartenente al clan Formicola (legato da vincoli di parentela al defunto capoclan Gaetano Formicola) venne affidato il ruolo di “padrino dei festeggiamenti”: il ragazzo, presentato come un astro nascente del calcio, giunse in piazza a bordo di un calesse trainato da un cavallo durante una serata canora alla quale avevano preso parte cantanti neomelodici. Anche per il cosiddetto rito dell’ “alzata del giglio”, tenutosi il successivo 3 settembre, venne annunciata la presenza del “padrino dei festeggiamenti” con un sottofondo musicale costituito dalla colonna sonora de “Il Padrino”, film diretto dal regista Francis Ford Coppola. Infine, sempre in occasione di quella festa, non sono mancati i ringraziamenti a una nota famiglia del posto da parte del “capo paranza” del “giglio”: si tratta di un gigantesco castello in legno che viene trasportato e “cullato” da un centinaio di persone (la paranza, ndr) chiamate “cullatori”.
Nelle indagini della Dda di Napoli, coordinata dai pm Antonella Fratello e Simona Rossi che si sono protratte tra il 2014 e il 2019 sono state documentate anche gli scontri a colpi di armi da guerra, come i kalashnikov, che hanno insanguinato l’area orientale della citta’ di Napoli, nelle zone di piazza Mercato e Porta Nolana nonche’ nei comuni di san Giorgio a Cremano e Portici. L’attivita’ degli inquirenti ha anche accertato come i clan riescano ad entrare in possesso di armi cosi’ potenti, come gli AK47. Tra i destinatari delle misure cautelari figura anche i fratelli Salvatore e Ciro Soropago che facevano affari rifornendo di pistole e mitra anche altre organizzazioni criminali. Durante le indagini e’ emerso l’elemento identitario del clan Rinaldi, un logo, anzi un numero, il “46”, chiaro riferimento al “lotto 46”, il complesso di edilizia popolare dove il clan Rinaldi ha eretto la propria roccaforte, un numero ricorrente nelle conversazioni, sui social e anche sulla pelle degli indagati: molti, infatti, se lo sono fatti tatuare addosso per rimarcare la propria appartenenza., così come la scritta “mauè”, chiaro riferimento al boss Ciro Rinaldi.
Ma è stata anche l’intensa attivita’ social degli affiliati ai clan e dei loro parenti ad aver dato una grossa mano agli inquirenti della Squadra Mobile di Napoli e alla DDA che ha consentito l’individuazione dei presunti affiliati alle famiglie malavitose Rinaldi, Reale e Formicola che fanno affari illeciti nel quartiere San Giovanni a Teduccio del capoluogo partenopeo ma anche in altre zone della citta’ e della provincia. Si tratta di famiglie facenti parte della cosiddetta Alleanza di Secondigliano, in lotta contro il clan Mazzarella (storico rivale dell’Alleanza) per la sparizione delle attivita’ criminali.
Tra gli arrestati alcuni erano liberi come Maria Domizio, 62 anni, moglie del capo clan Ciro Formicola (gia’ in carcere da tempo), e Mario Reale, 51 anni, capo dell’omonima famiglia. Ma le ipotesi di reato formulate dagli investigatori della DDA riguardano anche persone gia’ in carcere, come Ciro Rinaldi, 57 anni, e Francesco Silenzio, 46 anni, entrambi ritenuti a capo delle omonime famiglie camorristiche.
Ma anche Salvatore Nurcaro, 33 anni, il bersaglio dell’ agguato messo in atto dai fratelli Armando e Antonio Del Re, in piazza Nazionale, il 3 maggio 2019, durante il quale rimase gravemente ferita la piccola Noemi e fu colpita, in maniera meno grave, la nonna. Nurcaro era gia’ stato arrestato il 10 agosto 2019 insieme con altri cinque presunti affiliati al clan Reale-Rinaldi accusati a vario titolo di associazione per delinquere finalizzata ad acquisto, trasporto, commercializzazione e vendita di droga, oltre che di detenzione di arma da fuoco. Il successivo 18 dicembre la Guardia di Finanza gli notifico’ un ulteriore arresto in carcere con l’accusa di fare parte, insieme con altre 12 persone, a un’organizzazione criminale, dedita al traffico di ingenti quantita’ di droga che giungeva a Napoli dall’Olanda. Noemi rimase in gravi condizioni in ospedale per un lungo periodo, ora sta bene e ha partecipato, sabato scorso, all’inaugurazione del murales che, dipinto sul luogo dell’agguato, intende rappresentare una memoria di legalita’.
(nella foto le auto della polizia in partenza per il blitz e nei riquadri a partire da sinistra i boss Ciro Rinaldi, Francesco Silenzio, Mario Reale e Maria Domizio, moglie del capoclan detenuto Ciro Formicola)
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