Da più quartieri e zone della città metropolitana sale in questi giorni un grido di preoccupazione e di angoscia per il problema abitativo connesso alla questione degli abbattimenti degli edifici abusivi.
Seppur da pochi mesi a Napoli, ho già avuto modo di incontrare diverse volte e in svariate occasioni famiglie, persone, preti che mi hanno affidato la loro inquietudine per tale questione che rischia di aggiungere ulteriore povertà e miseria ad un momento storico già delicato e difficile.
Nella provincia di Napoli vi sono migliaia e migliaia di case abusive in attesa di abbattimento e il numero si moltiplica in modo esponenziale se teniamo conto di quelle presenti nell’intera regione. L’abusivismo, in un contesto in cui camorra e corruzione si mescolano alla marginalità culturale e sociale, rappresenta un attacco all’ambiente e al bene comune favorendo il degrado socio-ecologico e consolidando, sia pure indirettamente, il potere speculativo-criminale.
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Da quando sono giunto in questa terra partenopea ho già più volte invitato la mia chiesa a denunciare senza ambiguità e tentennamenti ogni forma di illegalità e di ingiustizia e l’abusivismo certamente rientra tra queste per i danni che arreca al patrimonio ambientale e per l’incuranza delle norme.
Tuttavia nella consapevolezza che il male si sconfigge solo con il bene e che per arginare le tenebre occorre far splendere la luce, credo che sia giusto affermare con forza che l’abusivismo non può essere sconfitto se non garantendo a tutti e senza distinzioni il diritto alla casa, tra l’altro stabilito dall’art.11 del Patto Internazionale sui Diritti economici sociali e culturali, ratificato dall’Italia (Legge 881/1977).
È urgente agire su più livelli offrendo alle famiglie soluzioni abitative dignitose, sicure e sostenibili, difendendo il diritto alla casa e ridando così un senso concreto alla funzione sociale della proprietà sancito dall’art. 42 della Costituzione italiana che chiede di «assicurarne la funzione sociale e di renderla accessibile a tutti». Anche Papa Francesco in Fratelli Tutti afferma: «Il diritto alla proprietà privata si può considerare solo come un diritto naturale secondario e derivato dal principio della destinazione universale dei beni creati e ciò ha conseguenze molto concrete, che devono riflettersi sul funzionamento della società. Accade però frequentemente che i diritti secondari si pongono al di sopra di quelli prioritari e originari, privandoli di rilevanza pratica» (120). Mai come in questo campo dell’abitare è così rilevante questa affermazione di Papa Francesco.
È forse inopportuno, in un tempo così difficile, attuare demolizioni indiscriminate che rischierebbero di lasciare senza casa un numero altissimo di famiglie, aumentando il disordine sociale e incrementando il disastro ecologico attraverso forme di smaltimento non sempre regolari.
Faccio appello alle autorità politiche e istituzionali affinché si trovi al più presto una soluzione idonea a far sì che il contrasto all’abusivismo non comporti problemi ulteriori e più gravi nonché ferite sociali difficili da sanare! Una legalità senza giustizia è una legalità che necessita di conversione!
Faccio appello alle autorità politiche e istituzionali perché sfratti e demolizioni, in mancanza di alternative soluzioni abitative, non causino in tempo di pandemia ulteriori problemi sanitari, cosa sottolineata anche dalle Linee Guida dell’ONU volte a proteggere il diritto alla casa in tempo di Covid-19, auspicando il divieto di sgomberi per tutto il periodo di pandemia e per un ragionevole successivo periodo.
Faccio appello alle autorità politiche e istituzionali, affinché all’insicurezza sociale di questo tempo non si aggiungano ulteriori elementi di disordine e di ingiustizia che peserebbero soprattutto sui più poveri e marginali.
don Mimmo Battaglia
Articolo pubblicato il giorno 25 Maggio 2021 - 10:30