In aula, nel processo che si sta celebrando a Bologna, è stato ricostruito il flusso finanziario che fu utilizzato dal ‘venerabile’ della P2 per pagare i terroristi neri che misero in atto l’attentato del 2 agosto del 1980 a Bologna nel quale morirono 85 persone.
Quindici milioni di dollari sottratti dal Banco Ambrosiano di Roberto Calvi e transitati sui conti di Licio Gelli, del suo prestanome e cassiere Marco Ceruti, e di Umberto Ortolani, furono utilizzati, in parte, per finanziare la strage. E’ questa la tesi della Procura generale di Bologna, impegnata nel nuovo processo sulla strage alla stazione, che oggi in aula ha analizzato, tramite la testimonianza del capitano della guardia di finanza, Cataldo Sgarangella, il flusso di denaro pari a circa 15 milioni di dollari documentati dal cosiddetto ‘Appunto Bologna’, trovato nel portafoglio di Gelli al momento del suo arresto a Ginevra nel settembre del 1982.
L’operazione finanziaria, emersa dalla testimonianza di oggi, fu suddivisa in tre tranche, a partire dal febbraio del 1979. Una prima parte di 9,6 milioni di dollari transito’ su due conti correnti, denominati ‘Tortuga’ e ‘Bukada’, accesi all’Ubs di Ginevra, e formalmente intestati a Marco Ceruti. Poi altri 3,5 milioni di dollari furono incassati da Gelli e Ortolani a titolo di provvigione. E infine 1,9 milioni di dollari trattenuti da Gelli e depositati in una filiale dell’Ubs di Ginevra sul conto corrente 525779 X.S. – menzionato sul frontespizio dell’Appunto Bologna – per recuperare somme anticipate dal ‘Venerabile’ prima della distrazione dei 15 milioni.
Confrontando le somme riportate nell’Appunto Bologna, con altri due documenti sequestrati il 17 marzo del 1981 a Castiglion Fibocchi, in provincia di Arezzo, nella villa di Gelli, gli investigatori hanno dedotto che da una parte del denaro – circa cinque milioni di dollari – venne preso il milione di dollari che, secondo gli inquirenti, fu consegnato da Gelli a Ceruti tra il 20 e 30 luglio 1980 e poi fini’ agli attentatori.
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Nell’Appunto Bologna, per i Pg, sono riportate anche le cifre di 850mila dollari che andarono poi a Federico Umberto D’Amato (indicato come ‘Zaff’), ex capo dell’Ufficio Affari riservati del Viminale, e altri 20mila dollari al direttore del ‘Il Borghese’ e parlamentare dell’Msi Mario Tedeschi, considerati entrambi dagli inquirenti tra i mandanti, finanziatori e organizzatori della strage, insieme a Gelli e Ortolani. Tutti e quattro sono stati indagati, ma ovviamente non sono processabili perche’ deceduti.
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