Dovra’ redigere una relazione dettagliata “nel piu’ breve tempo possibile” la Commissione di esperti nominata dal ministero delle Infrastrutture per individuare le cause tecniche e organizzative dell’incidente della funivia del Mottarone.
Lo ha ribadito il ministro delle Infrastrutture, Enrico Giovannini, nell’informativa urgente alla Camera su quanto accaduto domenica scorsa. Un documento di nove pagine che, dopo il blitz lunedi’ a Stresa del ministro, ricostruisce nei particolari la discesa a “folle velocita'” – come gli inquirenti l’hanno definita – della cabina n.3, le sue caratteristiche tecniche e la normativa vigente sui controlli. Una “grande ferita per il Paese”. Cosi’ il ministro Giovannini definisce la tragedia in cui sono morte quattordici persone, tra cui due bambini. Sono passate da poco le ore 12 del 23 maggio quando la cabina e’ precipitata al suolo.
“Dalle prime ricostruzioni appare che l’incidente sia stato innescato dal cedimento del cavo di traino della cabina nel tratto prossimo all’arrivo alla stazione, in vetta alla montagna”. Il resto l’ha fatto il “mancato intervento del freno sulla fune portante”, causato dalla presenza della cosiddetta ‘forchetta’. Cosi’, “dopo essere retrocessa velocemente lungo la via di corsa, ha urtato il pilone di sostegno”, il numero 3, ed e’ precipitata nel vuoto. Entrata in funzione nel 1970, l’impianto del Mottarone e’ una funivia bifune a va-e-vieni.
Si sviluppa su una lunghezza di 2.338 metri per il tronco inferiore, quello Stresa-Alpino, e di 2.999 metri quello superiore, Alpino-Mottarone, con dislivelli rispettivamente di 604 e 577 metri. La relazione del ministro Giovannini si sofferma, in particolare, sui freni e sulla rottura della fune, i due aspetti su cui si concentra anche l’attenzione degli inquirenti. “Una riduzione della tensione o un suo annullamento dovuto alla rottura della fune traente, peraltro un evento molto raro nell’esperienza italiana, provoca automaticamente l’intervento del freno e l’arresto del veicolo – spiega -.
Parimenti un’avaria che provoca la perdita di pressione nel circuito idraulico comporta l’intervento del freno. La perdita della pressione nel circuito idraulico comporta il rilascio della molla e la chiusura del freno con conseguente azione frenante sulla fune portante”. Quanto ai controlli, infine, Giovannini ricorda che “sono previsti in capo all’esercente l’esecuzione di ispezioni annuali, di controlli giornalieri, settimanali e mensili”. E che “in caso di interruzione per periodi superiori a un mese, qual e’ quella determinata dall’emergenza sanitaria in corso, prima della ripresa del servizio e’ necessaria l’effettuazione da parte del gestore di specifici controlli”, conclude ricordando che “in base alla normativa tecnica vigente, la prossima visita da parte dell’USTIF”, l’Ufficio Speciale per i Trasporti ad Impianti Fissi, “era calendarizzata per il corrente anno”.
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