Caro direttore,
siamo i 1863 borsisti del cosiddetto “Concorsone” della Regione Campania.
Le scriviamo questa lettera perché speriamo possa dare eco al nostro appello.
Il “Concorsone” nasce dall’eccezionale Piano per il Lavoro messo in campo dal Presidente De Luca con due obiettivi principali: portare risorse preparate e competenti agli Enti pubblici territoriali con gravissime carenze organiche e dare punti di sutura all’eccezionale flusso migratorio che in questi ultimi anni ha dissanguato i nostri territori.
Il primo obiettivo ha portato alla scelta di integrare il concorso con un difficilissimo corso di formazione e con tantissime ore di tirocinio da svolgere negli Enti, in modo da avere personale alla fine del percorso già formato e specializzato.
Al concorso abbiamo partecipato in più di 300.000 ed a seguito di una prova preselettiva molto dura siamo rimasti in circa 9000. Come disciplinato dagli artt. 7 e 10 del bando è seguita una prova scritta escludente con punteggio minimo di 21/30, valido sia ai fini della formazione della graduatoria finale che della scelta della sede del tirocinio di 10 mesi da svolgere presso gli Enti. Questa ulteriore prova ci ha falcidiato sino a ridurci a 1863 unità, ben 400 unità in meno rispetto ai posti messi a concorso e pari ad appena lo 0,6% dei partecipanti iniziali.
Il lungo e tortuoso percorso della fase di rafforzamento presso gli Enti è stato reso veramente difficile dalla pandemia che ci ha investito, creando situazioni di eccezionale disparità tra i borsisti che sono in smartworking da novembre e quelli che non si sono potuti assentare nemmeno un giorno, per sopperire alla atavica carenza di personale di ruolo peraltro accentuata a causa del Covid.
Il Ministro Brunetta ha proposto il D.L. 44/2021 per semplificare, in un momento di straordinario fabbisogno di personale nei vari Enti, le procedure concorsuali dei concorsi già banditi, riducendo le prove da sostenere ad un’unica prova scritta. Con questo decreto, che dimostra assoluta risolutezza, il Ministro ha risolto in un colpo solo le difficoltà degli Enti e anche quelle di noi borsisti, piegati dal lungo corso svolto durante il difficilissimo periodo di pandemia.
Subito l’ANCI Campania ha richiesto ufficialmente che la Regione e la Commissione Ripam Formez applicassero il decreto per l’immediata assunzione dei borsisti, una volta terminata la fase di formazione e tirocinio. La Regione Campania, nella persona del Presidente De Luca, si è espressa fortemente in questa direzione, chiedendo che il Ripam ci considerasse vincitori del concorso una volta appurato il corretto espletamento della fase di formazione. Tale epilogo è tuttavia lontano dal verificarsi e 1863 persone e le loro famiglie ancora anelano la conclusione del loro percorso che ad oggi prevederebbe una ulteriore quanto inutile prova col serio rischio non solo di decimarci ulteriormente ma soprattutto di vanificare quasi due anni di sacrifici e speranze di personale già ampiamente formato!
Le scriviamo per rivolgere il nostro appello in particolare al Ministro per il Sud Mara Carfagna, affinché si esprima nella stessa direzione del Presidente e di quanti chiedono di dare finalmente fiato agli Enti del nostro territorio, inserendo immediatamente personale che in questo momento è indispensabile per assicurare l’erogazione dei servizi essenziali alla cittadinanza ed assicurare a 1863 famiglie, in gran parte sinora senza ulteriori entrate economiche, la prospettiva di un miglioramento sociale ed umano che solo la dignità di un lavoro stabile riesce a garantire.
Inoltre, ci preme sottolineare che nello spirito dettato dal decreto semplificazioni di Brunetta, pienamente condivisibile ed encomiabile, tutte le procedure concorsuali in corso e quelle future si svolgeranno in maniera semplificata con l’espletamento di una sola prova scritta selettiva. Nel nostro caso specifico, lo scorso Febbraio/Marzo 2020, abbiamo già sostenuto, oltre ad una prova pre-selettiva, una prova scritta “selettiva”, così come definita dallo stesso bando Ripam, valida ai fini della graduatoria finale.
Ad oggi, invece, secondo l’interpretazione data dalla Commissione Ripam a noi toccherebbe sostenere anche una seconda ed ulteriore prova selettiva, esatta duplicazione di quella già svolta. Tra l’altro, la ulteriore prova da sostenere verterebbe su un programma di studio vastissimo, oggetto di continua e costante integrazione settimanale, con relative prove intercorso obbligatorie. Attività di studio che abbiamo svolto contestualmente a quella di tirocinio presso gli enti assegnati in questi lunghi 10 mesi.
E’ fuor di dubbio che di tal guisa, con un’ulteriore prova da sostenere, si creerebbe una evidente disparità di trattamento nella selezione e accesso al pubblico impiego rispetto a tutti gli altri concorsi che si svolgeranno da questo momento in poi, per i quali basterà di una sola prova scritta ed, in alcuni casi, addirittura, la sola valutazione dei titoli. Ecco perché è auspicabile e La invitiamo a sostenere una soluzione di buonsenso nello spirito di velocizzazione e semplificazione propri del decreto Brunetta.
C’è anche un ulteriore aspetto, non secondario, che vorremmo sottoporLe, per onorare l’incarico precedente di Ministro delle pari opportunità, di considerare che solo terminando qui la procedura le donne in gravidanza verrebbero messe in condizione di avere un trattamento pari agli altri concorsisti, al contrario subirebbero una forte penalizzazione nell’accesso al lavoro stante la necessità di dover differire la ulteriore prova per ottenere l’idoneità col rischio di dilatare i tempi di formazione della graduatoria finale!
Questo certo mal si concilia con la necessità di rispondere prontamente alla domanda di personale nella P.A. infatti una ulteriore prova selettiva sarebbe, inoltre, un inutile dispendio di risorse pubbliche, ingiustificato in quanto non necessaria, essendo noi borsisti già stati ampiamente selezionati tanto da essere in numero nettamente inferiore rispetto ai posti messi a concorso.
Peraltro, alcuni Comuni aderenti al Patto, non avendo avuto un’immediata risposta positiva alla richiesta dell’ANCI, hanno già proceduto singolarmente assumendo impiegati da altre graduatorie o indicendo nuovi concorsi in proprio ed inficiando, di fatto, il nobile obiettivo di questo concorso.
Per questi motivi ci rivolgiamo a Lei, Ministro Carfagna e a tutte le forze politiche del territorio di andare al di là delle proprie bandiere e di considerare che la richiesta del presidente De Luca di terminare qui le prove concorsuali, sia l’unica soluzione di assoluto buonsenso così dimostrando reale attaccamento alle nostre terre e alla nostra popolazione.
Le bandiere sono simboli e si possono ammainare. Le persone no, quelle restano ed hanno i volti ed i nomi di 1863 donne ed uomini che chiedono solo di essere trattati al pari dei concorrenti di altri analoghi concorsi! Non servono altre prove non perché siamo fannulloni ma perché abbiamo già dimostrato ampiamente di essere idonei e funzionali ad una PA evoluta e competente. Ministro ci aiuti non perché siamo del Sud ma perché ce lo meritiamo!
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