Nell’incontro, Carlo Chianura, portavoce del comitato che ha raccolto le firme di oltre 2800 giornalisti in attività e in pensione inviate al presidente della Repubblica Sergio Mattarella, ha rappresentato non solo le preoccupazioni per il futuro previdenziale della professione ma anche le proposte elaborate in questi mesi e sottoposte al governo. Tra queste, l’istituzione di un contributo temporaneo sugli smartphone, vale a dire sugli strumenti che consentono di leggere articoli e scaricare contenuti giornalistici, il piu’ delle volte gratuitamente, in modo da andare a finanziare direttamente la previdenza e gli editori che assumano a norma di contratto di lavoro.
“Ringraziamo la presidente Casellati per la sensibilità e la disponibilita’ all’ascolto e alla comprensione dei problemi dei giornalisti – sottolinea Chianura in una dichiarazione – e riteniamo che il suo esempio dovrebbe essere seguito dalle decine di deputati e senatori giornalisti che oggi siedono in Parlamento. Il ringraziamento si estende ai quasi tremila giornalisti firmatari della lettera, dai piu’ ai meno celebri, tutti fondamentali per il successo di questa mobilitazione senza precedenti che vuole tutelare non solo i diritti ma anche una professione fondamentale per la democrazia”.
In merito alla lettera inviata in precedenza al capo dello Stato, da rilevare che il Quirinale aveva fatto pervenire al comitato il ringraziamento di Mattarella ai firmatari e annunciato opportune valutazioni e iniziative per un approfondimento della situazione in atto.
Il risultato di questa mobilitazione è stato nelle scorse settimane un incontro con il nuovo sottosegretario all’Editoria, Giuseppe Moles, e l’interessamento di Palazzo Chigi, con cui il comitato e’ entrato in contatto nel mese di marzo e che ha mostrato attenzione per le iniziative e le proposte di “Salviamo la previdenza”. Contemporaneamente è stato richiesto l’intervento diretto dei ministeri del Lavoro e di quello dell’Economia, vale a dire dei due organismi vigilanti dell’Inpgi.
L’emergenza è evidenziata anche dal fatto che il 30 giugno scade il termine assegnato dal Parlamento all’Inpgi per trovare nuove entrate e tagliare costi, termine dopo il quale potrebbe scattare il commissariamento dell’ente. Lo squilibrio strutturale dei conti Inpgi è stato certificato anche dall’ultimo bilancio, che segna un rosso di oltre 240 milioni.
Dal 2012 al 2021 il patrimonio dell’istituto si è quasi dimezzato, passando da 1 miliardo e 730 milioni a poco più di 957 milioni, gran parte dei quali investiti in immobili. Evidenti le preoccupazioni – dice il comitato – sul futuro delle prestazioni almeno a medio termine. In soli sette anni il numero dei rapporti di lavoro è sceso del 14%. Facendo i dovuti paragoni, è come se l’Italia avesse perso 2.409.960 posti di lavoro. Questo fenomeno – rileva ancora il comitato – e’ dovuto alla coincidenza di due fenomeni: l’aumento dei pensionamenti e dei prepensionamenti e il crollo delle assunzioni.
Questo combinato disposto ha fatto precipitare il rapporto attivi/pensionati da 3 a 1, che costituisce indice di equilibrio, all’attuale 1,5 a 1. Nello stesso tempo pero’ e’ cresciuta in maniera esponenziale rispetto ai primi anni Duemila la domanda di informazione, con lo sviluppo di siti dei quotidiani e dei settimanali, che spesso ormai aggiornano le notizie h24 per 365 giorni all’anno, e con l’esplosione dei social media. Una crescita che non è però coincisa con un altrettanto equilibrato sviluppo dei rapporti di lavoro, “andando a incrementare in maniera patologica – rileva il comitato – il fenomeno del precariato e dei finti co.co.co i quali altro non sono che rapporti di lavoro dipendente mascherati.
Il comitato “Salviamo la previdenza dei giornalisti”, la cui iniziativa è al di fuori delle parti, ricorda ai giornalisti in attività e in pensione che è ancora possibile aderire alla lettera-appello al presidente Mattarella inviando una semplice mail con nome e cognome a salviamoprevidenzagiornalisti@gmail.com
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