In un’indagine della Dda di Potenza, i carabinieri del comando provinciale di Salerno hanno eseguito sette misure cautelari (sei arresti e un obbligo di dimora) con l’accusa di traffico organizzato di rifiuti e inquinamento ambientale.
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In carcere Luigi Cardiello, giร oggetto di numerose indagini in materia ambientale condotte dalle Procure di Napoli e Santa Maria Capua Vetere tra gli anni โ90 e lโinizio degli anni 2000, che gli avevano valso il soprannome di ‘Re Mida’ dei rifiuti (operazioni Re Mida e Cassiopea).Le attivitร , condotte dal Nucleo Investigativo di Salerno e dalla Compagnia Carabinieri di Sala Consilina, costituiscono un autonomo filone dellโinchiesta denominata ‘febbre dellโoro nero’, nel corso delle cui captazioni era emerso in forma assolutamente chiara lโimpegno di Raffaele Diana, giร coimputato assieme a Cardiello nelle indagini di agevolare lโex compagno dโaffari nella ricerca di nuovi siti di illecito stoccaggio e sversamento per rifiuti pericolosi, frutto di lavorazione industriale.
IL RUOLO DI RAFFAELE DIANA
ย Sebbene Diana non abbia poi proseguito nelle condotte criminose, gli iniziali accordi tra i due erano stati ritenuti sufficienti dagli inquirenti per aprire un nuovo fronte di indagine nei confronti dellโex Re Mida, ritenuto, sia per capacitร che per rilievo criminale, certamente in grado di gestire una nuova organizzazione completamente autonoma nel traffico di rifiuti, con proiezioni verso territori sino ad ora inesplorati dalle organizzazioni criminali operanti nel settore.
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Da subito, infatti, emergeva lโesigenza di Cardiello di individuare nellโarea del Vallo di Diano ed in quelle limitrofe della Basilicata nuovi terreni che non dessero adito a particolari sospetti e che fossero ben collegati con gli assi viari principali, per facilitare le operazioni di trasporto.Le conseguenti investigazioni da parte dei militari dellโArma, coordinate dalla Dda potentina e condotte con il supporto di moderne attivitร tecniche, ma, soprattutto, con i tradizionali servizi di osservazione occulta e di prossimitร , hanno circoscritto comportamenti illeciti riconducibili alle lavorazioni della societร โPra Calโ di Polla (SA), operante nel settore del ferro e dellโalluminio e della societร โBetonvalโ di SantโArsenio (SA), giร operante nel settore del cemento, le quali si sono rivolte allโorganizzazione criminosa facente capo a Cardiello per uniche finalitร di profitto, volte al considerevole risparmio dei costi aziendali rispetto allo smaltimento legale dei rifiuti prodotti. Entrambe le societร sono state sottoposte a sequestro preventivo.
ACIDI E LIQUAMI SVERSATI NEL VALLO DI DIANO
Lโorganizzazione delittuosa รจ risulta Lโorganizzazione delittuosa รจ risultata particolarmente pericolosa per avere piena disponibilitร di terreni di proprietร degli indagati, i cui fondi sono stati trasformati in discariche – costituite per la maggior parte da liquami composti da acidi – dannosissime per le ripercussioni sullโambiente e con alterazioni incalcolabili (e forse irreparabili) per lโeco-sistema.Lโorizzonte investigativo รจ stato necessariamente contratto in ragione delle preminenti esigenze di salvaguardia del territorio (da qui il nome Shamar – parola ebraica il cui significato puรฒ tradursi in custodire gelosamente, tenere caro, ritenere prezioso). ร stato infatti necessario impedire che i continui sversamenti trasformassero il Vallo di Diano nella nuova โterra dei fuochiโ a disposizione della criminalitร organizzata campana.Nellโottobre 2019, sono stati cosรฌ intercettati e sequestrati 18.000 (diciottomila) litri di solventi chimici pronti allo sversamento nel Comune di Atena Lucana (SA). La pericolositร di tali rifiuti era ben nota agli indagati, uno dei quali, addirittura, se ne lamentava al telefono con i propri complici facendo riferimento al fatto che il liquido trasportato aveva corroso la vernice del proprio veicolo. Le successive operazioni di scavo, campionatura ed analisi svolte assieme allโARPAC hanno quindi permesso di certificare come il terreno fosse stato avvelenato da precedenti sversamenti.
IL GRUPPO VOLEVA ESPANDERSI ANCHE NELLA PROVINCIA DI FOGGIA
Situazione giร peraltro ben evidente dalle fotografie aeree eseguite con droni, le quali palesavano nei terreni oggetto di sversamento chiazze colorate che hanno poi guidato con successo le operazioni dellโArpac, i cui esami evidenziavano la presenza di rifiuti speciali pericolosi rientranti nella categoria โHP 14 Ecotossicoโ.Quanto rilevato assume connotati di drammatica importanza nella misura in cui il territorio interessato รจ qualificato area naturale protetta, essendo parte della Riserva Naturale Foce Sele – Tanagro. In tale maniera si รจ quindi impedito che lโorganizzazione allargasse il proprio raggio dโazione ad altri siti, in parte giร individuati nel Comune di Tursi (Mt) e in parte oggetto di una pianificata espansione ancora a livello embrionale nella provincia di Foggia.Solidi riscontri al quadro probatorio giร delineato sono arrivati dalle dichiarazioni fornite da uno dei complici non inserito nei destinatari di misura cautelare, altrettanti se ne prevedono dalle successive attivitร di scavo che la D.D.A. intende avviare nei prossimi giorni.
Articolo pubblicato il giorno 12 Aprile 2021 - 13:17