Sembrava piu’ sereno, e nulla faceva presagire che stesse meditando un gesto estremo. “Faro’ di tutto per non assillarti piu’, perche’ non e’ giusto. Ti lascio in pace Orny, poi magari domani parliamo. Mi aiuti a trovare una sistemazione per me? Ne ho bisogno. Ho perso un tesoro, tu sei la cosa più bella che mi potesse capitare nella vita… anche se non ho le spalle larghe per poter affrontare questa nuova condizione”, e’ il messaggio di Pinotto Iacomino alla compagna Ornella Pinto, inviatole il 12 marzo, poche ore prime di ucciderla a coltellate nella sua casa dell’Arenaccia a Napoli e fuggire in Umbria.
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E Ornella senza sapere che quella era una trappola mortale rispose: “Certo che puoi vedere il bambino, tutte le volte che vorrai, non cambia niente da questo punto di vista”. Il messaggio, probabilmente una richiesta di appuntamento, e’ stato individuato dagli inquirenti nel telefono della donna. Indagini anche sull’arma del delitto. Il coltello usato per uccidere la donna da cui si stava separando era in uno degli alberghi gestiti dalla famiglia Iacomino a Ercolano. Tra le testimonianze decisive a ricostruire la vicenda, quelle del padre di Ornella, Giuseppe, e della sorella Stefania. Ma soprattutto del figlioletto di tre anni che ha raccontato agli investigatori: “Papà ha ucciso mamma e ha rotto la casa”.
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