Il romanzo ha inizio negli anni Ottanta, quando il protagonista è solo un ragazzo, e poi prosegue nel corso dei decenni narrando delle fasi cruciali della sua professione, dal reclutamento da parte del Ministero dell’Interno al primo lavoro dietro a una scrivania, in cui capisce di voler essere attivo sul campo, fino ai numerosi spostamenti tra Roma e Napoli per rivestire diversi ruoli come agente operativo, occupandosi soprattutto di terrorismo nazionale e internazionale.
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L’autore racconta con divertita partecipazione dell’eccitazione provata dal giovane Osvaldo quando impara l’arte del camuffamento al corso di formazione per agente segreto, e quando comincia ad avere una doppia vita e si sente un po’ come James Bond; tutte emozioni che sfumeranno poi nel corso del tempo, perché inizierà a stargli stretto il dovere di mentire e di recitare un copione per non svelare le sue coperture.
Osvaldo è l’esempio del funzionario governativo tutto d’un pezzo, orgoglioso di servire il suo Stato, onesto in un mondo purtroppo poco pulito, e votato totalmente al proprio lavoro, tanto da arrivare anche ad ammalarsi a causa delle ingiustizie che incontra sul suo cammino. Nel romanzo, infatti, non si narra solo un’avvincente storia di spionaggio ma ci si concentra anche sul lato oscuro di un sistema che non protegge coloro che mettono a rischio la propria incolumità per il bene altrui, e in cui intese segrete e corruzioni sporcano la dignità di una professione che non dovrebbe mischiarsi con gli affari politici. Con un linguaggio scorrevole e un ritmo incalzante, e con grande attenzione per il realismo delle descrizioni relative alle procedure messe in atto dai servizi segreti, dalle logistiche dei pedinamenti all’organizzazione delle fasi delle operazioni sotto copertura, Antonio Bonagura ci conduce in una storia che racconta della grande passione del protagonista per il suo lavoro, ma anche del suo amaro disincanto – “Osvaldo avvertiva l’amaro in bocca perché, suo malgrado, si era sentito parte di un sistema contaminato dalle violazioni delle regole, un apparato delle istituzioni che non aveva rispettato gli accordi presi; si sentì, pur senza aver tradito nessuno, un traditore”.
Nell’artificioso buio dell’anonimato, al centro di un palcoscenico senza pubblico, il giovane beneventano Osvaldo crede di trovare la sua vera vocazione: occultare sé stesso e servire la Repubblica Italiana dal retroscena istituzionale. Muovendosi per le scenografie di Roma e Napoli, si inscena una storia a più atti, che dall’apprendistato romano, segue il protagonista sin sul campo di indagine napoletano, in ambienti universitari e di politica radicale, per proseguire in un costante cambio di mansioni, uffici ed esperienze, sempre sostenuti con l’incrollabile moralità di un obiettivo che si fa ideale condiviso. Ma è proprio nello scarto fra l’ideale e le contingenze sociali di un organismo piramidale, che Osvaldo dopo una vita invisibile di abnegazione, sente venir meno la spinta a continuare, la maschera cade e il sipario si chiude. Il personaggio senza pubblico, nella matura età della consapevolezza, si riscopre negli affetti familiari e nella riscoperta di un vero teatro, della vera arte di recitare, facendone un mestiere e inesauribile fonte di verità.
Antonio Bonagura (Nola, 1962) si laurea in Sociologia presso l’Università Federico II di Napoli, dove consegue anche un Master in Comunicazione e Pubbliche Relazioni. Ha lavorato per la Presidenza del Consiglio dei Ministri nell’ambito del Servizio di supporto alla realizzazione e gestione dell’Osservatorio per l’innovazione del settore pubblico. Da qualche anno coltiva anche la sua antica passione per il teatro, approfondendo la specifica conoscenza e la propria tecnica attoriale. Pubblica per Graus Edizioni il suo romanzo d’esordio “Un appassionato disincanto”.
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