Era entrato in un centro di riabilitazione di Capodimonte a Napoli per fare terapie post ictus ma รจ morto dopo due settimane per essere stato contagiato dal Covid.
A rivolgersi a Studio3A-Valore S.p.A. per chiedere chiarezza e giustizia sono stati i familiari di Pietro Facchin, 76 anni, nato a Napoli ma residente a Viterbo dove, il 3 aprile dello scorso anno, era stato colpito da unโischemia cerebrale. Non avendo moglie e figli che potessero accudirlo, se nโeฬ fatta carico la sorella Bruna, che abita a Napoli e che, per la riabilitazione necessaria dopo le dimissioni dal nosocomio, aveva ricoverato il fratello presso lโIstituto di Diagnosi e Cura Hermitage a Capodimonte, in modo da potergli stare vicino.
Ma dallโHermitage viene trasportato dopo poco allโospedale Cardarelli per unโinfezione alle vie urinarie; una volta dimesso, per le cure riabilitative viene condotto a Villa Angela, dove peroฬ rimane solo per pochi giorni: lo dimettono senza preavviso percheฬ la clinica era stata convertita in centro Covid, il che co- stringe i parenti a cercare subito unโaltra struttura, individuata nella casa di riposo Cocoon di via Scarlatti al Vomero. Qui peroฬ lโanziano il 31 gennaio scorso viene colto di nuovo da un ictus e trasportato allโospedale Cto dei Colli Aminei, da dove, dopo 4 giorni di ricovero in Neurologia, lo trasportano ancora allโHermitage per la riabilitazione.
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Fino al 20 febbraio la sorella riesce a comunicare con il signor Pietro per telefono ma in seguito i contatti diventano sempre piuฬ difficili fino a interrompersi del tutto per lโaggravarsi del suo stato di salute. La struttura dopo varie sollecitazioni minimizza, parlando di condizioni stazionarie, ma la realtaฬ eฬ che il paziente non parla e non mangia piuฬ, a quanto riferisce loro un altro degente della struttura che periodicamente risponde al cellulare del settantaseienne.
Il 9 marzo una dottoressa dellโHermitage spiega ai familiari che il loro caro eฬ risultato positivo al Covid-19 ed eฬ stato collocato in isolamento: sino ad allora tutti i tamponi a cui era stato sottoposto Facchin erano risultati negativi.
Dopo vari tentativi a vuoto i parenti riescono a parlare con una dottoressa dellโHermitage la quale dice che la situazione si eฬ aggravata e che il paziente saraฬ trasportato nel piuฬ vicino ospedale, senza neppure specificare quale. I familiari sono costretti a contattare il 118 per riuscire a sapere che Pietro eฬ stato condotto al padiglione Covid del Cardarelli: i sanitari che lโhanno prelevato in ambulanza lo avrebbero trovato in stato di prostazione a quanto riferiscono i familiari. Con il suo stato pregresso di salute, la positivitaฬ per lui eฬ quasi una โsentenzaโ. Infatti, il 25 marzo si arrende.
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Convinti che il paziente non abbia ricevuto le cure adeguate e certi che abbia contratto il virus nella struttura, dove non poteva ricevere alcuna visita, i familiari della vittima, tramite il consulente legale Vincenzo Carotenuto, si sono affidati a Studio3A- Valore S.p.A., societaฬ specializzata a livello nazionale nella tutela dei diritti dei cittadini, che ha subito chiesto di acquisire tutta la documentazione clinica per valutarla con i propri esperti. E il 27 marzo eฬ stata presentata una circostanziata denuncia al commissariato di pubblica sicurezza del Vomero con cui si chiede di accertare i tragici fatti e di fare piena luce sulle responsabilitaฬ dellโennesimo decesso da coronavirus evitabile.
Articolo pubblicato il giorno 9 Aprile 2021 - 08:12