La tela che, insieme ad altri quattro dipinti, era stata rubata da ignoti nel gennaio del 1993 nella chiesa del capoluogo partenopeo, è stata restituita al parroco locale, don Salvatore Russolillo, dal Comandante del Nucleo TPC di Udine, Magg. Lorenzo Pella, alla presenza di Mons. Lucio Lemmo, Vescovo ausiliare dell’Arcidiocesi di Napoli e della dott.ssa Rosa Romano, funzionario della Soprintendenza Archeologia Belle Arti e Paesaggio per il Comune di Napoli.
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L’opera pittorica, ricomparsa recentemente sul web, era stata posta in vendita all’incanto da parte di un privato residente a Vipiteno (BZ) su una piattaforma internazionale e intercettata in Alto Adige dai militari del Reparto specializzato dell’Arma dei Carabinieri nel corso del quotidiano monitoraggio del webfinalizzato alla ricerca di beni rubati. Le verifiche condotte attraverso la consultazione della “Banca dati dei beni culturali illecitamente sottratti”, il più grande database al mondo di opere d’arte rubate gestito dal Comando TPC, hanno consentito di accertare la perfetta corrispondenza tra la tela individuata sulla piattaforma elettronica e quella censita nel sistema informatico. Per ulteriore conferma di quanto accertato, è stato contattato il legale rappresentante della Chiesa partenopea, che ha riconosciuto con sicurezza il dipinto, rivendicandone la proprietà.
La necessità e l’urgenza di evitare la commercializzazione dell’opera – che avrebbe potuto rischiare di essere venduta all’estero – hanno indotto i militari operanti a contattare direttamente il venditore atesino, ritenuto in assoluta buona fede rispetto al possesso del dipinto, in quanto all’oscuro dell’origine delittuosa dell’opera, che ha provveduto spontaneamente alla sua consegna. Dell’attività svolta veniva informata la Procura della Repubblica di Bolzano, che ha convalidato la misura cautelare adottata sul dipinto disponendone la restituzione al legittimo proprietario.
La restituzione del dipinto reinserisce nel suo contesto originario un’opera di pregio che potrà così tornare a essere ammirata dai fedeli napoletani che, dopo quasi trent’anni dal furto, la consideravano ormai perduta.
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