Si legge in un post pubblicato sulla pagina Facebook dell’Assessorato alla Cultura e al Turismo del Comune di Napoli: “Raccogliamo intorno a noi la delusione di quanti ieri sera si sono seduti a guardare il programma di Corrado Augias con un’aspettativa forse eccessiva, conoscendo la serietà dell’intellettuale, e auspicando che, dato il titolo della serie, ‘Città segrete’, si potesse finalmente vedere qualcosa di Napoli che andasse oltre i soliti schemi, oltre il racconto un poco stantio del basso e del vicolo, della camorra e di Maradona, delle tragedie storiche e di San Gennaro, del lazzarume e di Masaniello. Oltre a quello delle nobili Quattro giornate interpretate come ribellione irrazionale e scugnizzesca. Non è stato così”.
“Abbiamo visto – si legge ancora – un programma curato per un pubblico non napoletano, per confermarne, solo con l’aggiunta di qualche intellettualismo, le opinioni consolidate. Nessuna malevolenza, da parte di Augias, per carità, nessun sospetto o dispetto. Ma nel mentre si lodava la straordinaria bellezza degli scorci, delle chiese e dei palazzi, scorrevano davanti agli occhi del telespettatore tante cose fin troppo risapute. Anche sul piano del prodotto artistico, o del suo presunto segreto, Napoli non è ormai da tempo soltanto il tunnel borbonico, la Certosa di San Martino o la Cappella Sansevero, come i napoletani non erano, nemmeno tra ‘700 e ‘800, riducibili a quei lazzari affamati che assaltavano le case dei giacobini. Viene da pensare che la città, con la sua vicenda millenaria, caratterizzata dal dominio esercitato dai popoli più diversi tra loro, con le sue espressioni culturali e politiche originali e meno note di altre, ma anche più poderose, con le sue lingue figlie di un multiculturalismo ignoto in altre parti d’Italia e del mondo, di cui è traccia nel suo immenso dialetto, o nel pensiero degli intellettuali suoi figli, con la sua radicata abitudine alle diversità, spesso rivendicata come unicità, non si può proprio comunicare in un format generalista”. Napoli, prosegue il post, “si nutre ed è fatta tutta di contraddizioni: ma esse stesse diventano uno stereotipo se raccontate come ‘luci ed ombre’.
Viviamo e amiamo una città i cui difetti diventano sempre eccessi, e viceversa: non possediamo alcuna formula per raccontarla e non si può pretendere che qualcuno ce l’abbia. E così, ancora una volta, la città ‘segreta’, quella che noi stessi vorremmo comprendere e far comprendere, togliendole la maschera di Pulcinella, è rimasta nascosta. Celata. Segreta, appunto”, conclude la nota.
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