Mazzette per il concorso: 48mila euro a casa di una delle due professoresse arrestate a Pompei.
Ben 48mila euro trovati dagli agenti del commissariato di polizia di Pompei, a casa di Concetta Orabona una delle due professoresse finite oggi agli arresti domiciliari, nell’ambito di una indagine della Procura di Napoli Nord. L’altra è Cristina Morone.
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Le due professoresse – denunciate da due candidate del ‘concorsone’ svoltosi nella primavera 2020 -, svolgevano anche attività sindacale.La Procura di Napoli Nord ha scoperto un giro di mazzette nei concorsi per l’insegnamento, tra cui il noto ‘concorsone’ della scorsa primavera.
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A denunciare i fatti due candidate, che hanno registrato il colloquio durante il quale sono state formalizzate le richieste. L’esposto, con i file audio, è stato presentato nel commissariato di Pompei ma il reato ipotizzato, induzione indebita a dare o a promettere ingenti somme di denaro, per superare le prove di un concorso, risulta essere stato consumato nell’hinterland a nord di Napoli.
SODDISFATTE O RIMBORSATE
Soddisfatti o rimborsati: in un caso si sono dette pronte a restituire i soldi le due docenti di Pompei. Il disegno sarebbe stato attuato daLLE due amiche docenti, Cristina Morone e Concetta Orabona. Tutto e’ venuto alla luce grazie a due sorelle, alunne di una delle prof, che avevano gia’ sostenuto il concorso per la selezione di personale docente della scuola secondaria di primo e secondo grado per gli ambiti di laboratori di tecnologia e tecniche per la comunicazione multimediale. Entrambe erano in attesa dei risultati: correzioni non erano ancora iniziate e Procura e Ps sono intervenuti prima, proprio per impedire assegnazioni di cattedre ‘viziate’ dalle mazzette. Le due sorelle, dopo essere state avvicinate da una terza persona, legata alle due indagate, si sono recate a colloquio con una delle docenti.
IL COLLOQUIO REGISTRATO
Un colloquio – interamente registrato con il cellulare – durante il quale e’ stata formalizzata la richiesta di denaro che avrebbe assicurato loro il superamento del concorso. Non solo. In quel caso, e’ stato anche applicato uno sconto: si trattava di due ex alunne e di due sorelle, quindi invece di 40mila euro la somma da corrispondere sarebbe stata di 30mila. Le due ragazze hanno preso tempo, dicendo di non avere a disposizione i soldi. Poi hanno consegnato tutto agli investigatori. Analoga proposta e’ stata fatta anche a un’altra candidata a cui pero’ sono stati chiesti 40mila euro. La candidata agli inquirenti ha detto che non era la prima volta che Orabona l’avvicinava per quel tipo di richiesta. In precedenza, ha raccontato, le era stata prospettata la possibilita’ di superare, pagando 20mila euro, un altro concorso, relativo all’assegnazione di una cattedra come insegnante di sostegno: “Se la vuoi avere mi devi 20mila euro”, le era stato detto.
Secondo quanto emerge dall’indagine le due professoresse, in sostanza, lasciavano intendere alle candidate che l’ingente somma sarebbe stata ripartita tra i componenti la commissione esaminatrice di cui Cristina Morone faceva parte. Gli altri componenti, pero’, venuti a conoscenza della vicenda, hanno presentato una querela per denunciare il sistema. Gli investigatori ne hanno accertata l’estraneita’. La certezza della tentata induzione a dare o a promettere utilita’, riguarda, al momento, tre candidate, ma sono in fase di valutazione molti altri casi, in alcuni dei quali le somme sarebbero stata versate. Le due prof organizzavano corsi per la preparazione ai concorsi, e anche in queste occasioni avrebbero chiesto ai partecipanti soldi per il superamento della prova. Dalle conversazioni emerge che Concetta Orabona avrebbe assicurato il superamento del concorso manovrando le correzioni delle prove (che si eseguono su una piattaforma informatica) grazie all’intervento di Morone.
Articolo pubblicato il giorno 1 Aprile 2021 - 16:25