Un volume importante all’interno della storia dell’antiproibizionismo italiano, che offre anche le notevoli testimonianze di personalità come Riccardo Magi, fondatore dell’intergruppo parlamentare per la legalizzazione, e Matteo Mantero, depositario della proposta di legge che va sotto il nome di Manifesto Collettivo per la cannabis libera. Il 20 aprile è la giornata mondiale della cannabis, e quest’anno ricorrerà anche il primo anniversario dell’inizio della più partecipata disobbedienza civile di massa nella storia italiana, che ha dato luogo anche a un proficuo dialogo con le Istituzioni – «Nel 2020 poco più di 2500 persone hanno, consapevolmente e pubblicamente, disobbedito ad una legge, quella sugli stupefacenti, tra le più repressive dell’Europa occidentale, coltivando una piantina di cannabis ed autodenunciandosi attraverso i social». Da questo evento storico, promosso da “Io Coltivo” nell’ambito della campagna Meglio Legale coordinata da Antonella Soldo, è nato il libro di Matteo Mainardi: un diario di quelle dieci settimane di iniziativa politica e di coltivazione, in cui l’autore parla anche del suo percorso personale di attivismo e della sua azione di disobbedienza civile, in cui ha messo in gioco la sua libertà per essere veramente libero. In virtù del successo dell’iniziativa, è nata anche la proposta di legge attualmente in discussione in commissione Giustizia della Camera sulla depenalizzazione della coltivazione personale, dopo la sentenza storica a Sezioni Unite Penali della Corte di Cassazione del 16 aprile 2020, in cui è stato stabilito che non è di rilevanza penale la coltivazione domestica di piante di cannabis. Con l’iniziativa “Io Coltivo” si sono volute mettere in risalto le contraddizioni del proibizionismo e la necessità politica e sociale dell’autoproduzione – «C’è un intero mondo sotterraneo di donne e uomini giovani e meno giovani, appartenenti a diverse categorie – si stima che siano più di 100.000 persone solo in Italia – che ha deciso di recidere ogni rapporto con la criminalità imposto finora dallo Stato attraverso il proibizionismo come unica forma di approvvigionamento di cannabis, producendosi in proprio il fabbisogno necessario. Lo Stato italiano, invece, ha deciso che la “Guerra alla droga” debba essere guerra al consumo di cannabis e guerra ai coltivatori di piantine e, di fatto, ha deciso di consegnare il monopolio delle sostanze illegali alla criminalità organizzata. Sono ben 16 miliardi di euro i proventi che annualmente lo Stato, attraverso le sue folli leggi contro le droghe, regala alle mafie». Questo diario di disobbedienza civile è anche un interessante manuale pratico di coltivazione, in cui Matteo Mainardi illustra le particolarità della pianta della cannabis, e in cui descrive tutti gli step ed elargisce consigli preziosi su come coltivarla.
Se guardiamo alla storia dei diritti civili possiamo osservare percorsi difficili, ostacolati da Governi e Parlamenti che fondano la propria logica di potere sul consenso di nicchie capaci di coagulare voti. Sempre osservando questa storia, notiamo anche che le grandi conquiste non sono mai frutto di una singola azione o di una singola persona ma sono il risultato di sforzi personali che, solo quando riescono a farsi forza l’un l’altro e a diventare progetto collettivo, iniziano a delineare un percorso di piccoli traguardi che con il tempo cambiano la Storia.
In IO COLTIVO – diario di una disobbedienza, l’autore affronta questo percorso di ricerca personale e collettiva per la liberazione dallo stigma del consumo di cannabis ad uso ricreativo, raccontando quello che per 10 settimane è successo in Italia e nel mondo sul fronte della cannabis con la campagna “lo Coltivo”, con 2.500 disobbedienti e il muro dell’informazione da abbattere. Matteo Mainardi intreccia, settimana dopo settimana, la sua storia personale e di disobbedienza civile, con la crescita della sua pianta in una sorta di diario-manuale che può aiutare altri ad attivarsi in prima persona e ad uscire dal circuito del mercato nero attraverso l’autoproduzione.
Matteo Mainardi (1989) è un membro di Giunta dell’Associazione Luca Coscioni. Attivista per i diritti civili, dal gennaio 2013 coordina la campagna Eutanasia Legale, iniziativa che ha portato nel 2018 all’approvazione della legge sul testamento biologico. Nel 2016 ha organizzato la raccolta firme per la legge di iniziativa popolare Legalizziamo! – campagna culminata nel 2020 con una disobbedienza civile che lo ha visto autodenunciarsi portando una pianta di cannabis auto coltivata per uso personale davanti al Parlamento. Già autore del volume “Testamento biologico e consenso informato” (Giappichelli, 2018), pubblica nel 2021 per Officina di Hank “IO COLTIVO – diario di una disobbedienza”.
Officina di Hank è il nuovo marchio con cui, a partire da giugno 2020, la società editrice HC S.r.l., già Chinaski S.r.l., contraddistingue i suoi prodotti. Il nuovo marchio vuole, e deve, rappresentare un cambiamento evidente, pur mantenendo inalterato tutto il patrimonio genetico della casa editrice che ha raccontato la musica come pochi altri hanno fatto, e che ha saputo davvero proporre storie che facevano la differenza, piccola o grande che fosse. Per questo motivo Officina di Hank manterrà la collana “Voices” a puntare i riflettori sul mondo della musica, Rock e non solo, e continuerà con i “Fuori Collana”, per portare alla sua Tribù quelle storie che spesso finiscono sotto il tappeto, spazzate via maldestramente per dimenticarle, per ometterle.
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