E per questo motivo che il processo di appello che si doveva celebrare ieri è stato rinviato al al prossimo 14 aprile, per ascoltare Schiavone jr, le cui dichiarazioni peraltro erano gia’ state acquisite al fascicolo su richiesta dell’accusa, e con il consenso dei difensori dell’ex coordinatore regionale di Forza Italia, Agostino De Caro e Stefano Montone.
Secondo il super pentito lo zio voleva uccidere Cosentino perché non si era presentato ad un appuntamento. Il sostituto procuratore generale presso la corte di appello di Napoli ha chiesto, al termine della sua requisitoria, 12 anni di carcere per l’ex sottosegretario all’Economia.
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Il processo è quasi in dirittura d’arrivo, ieri gli avvocati erano pronti a terminare la discussione, ma i giudici d’appello di Napoli che devono giudicare per concorso esterno in camorra l’ex sottosegretario Nicola Cosentino (in primo grado e’ stato condannato a nove anni), hanno deciso di sentire il collaboratore di giustizia Nicola Schiavone, figlio del capo dei Casalesi Francesco “Sandokan” Schiavone. Nella prima parte della discussione, i legali avevano toccato il capitolo relativo ai collaboratori di giustizia vecchi e nuovi che hanno parlato di Cosentino, tra cui appunto Nicola Schiavone, definendolo inattendibile. Le dichiarazioni del pentito, che riferivano dell’appoggio dato dal padre a Cosentino tra gli anni ’80 e ’90 durante le competizioni elettorali, erano confluite anche in un altro processo d’appello che vedeva imputato l’ex sottosegretario, quello noto come “Il Principe e la Scheda Ballerina”, in cui Cosentino e’ stato assolto.
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