Il 21 novembre 2004 si spense per sempre la giovane vita di Gelsomina Verde: un film per fare chiarezza sulla sua storia
Gelsomina Verde, ventidue anni, lavorava in una pelletteria e aiutava i bambini del suo quartiere a studiare. Nel 2004 è stata sequestrata, torturata, uccisa e poi data alle fiamme nella sua macchina. Il suo torto era stato quello di aver frequentato per qualche mese, molto tempo prima, Gennaro Notturno, giudicato dalla camorra come traditore perché nella complicata geografia della criminalità organizzata di allora ad un certo punto aveva deciso di passare dalla parte sbagliata, e quindi in un altro clan (gli scissionisti di Secondigliano), e per questo costretto a nascondersi. “Mina”, per i suoi assassini, doveva sapere dove. La giovane donna, però, non c’entrava nulla con quel mondo dettato dalla violenza.
Come ricorda l’Agenzia Dire, la storia di Gelsomina è stata ricordata nell’episodio 9 della prima stagione di Gomorra – La serie, attraverso il personaggio di Manu (interpretato da Denise Perna), la storia di Gelsomina Verde oggi viene raccontata in un film per non dimenticarla e per non dimenticare tutte le vittime delle mafie.
Tra fiction e cronaca, tra cinema e teatro, la pellicola è diretta da Massimiliano Pacifico, supportato dal cast teatrale del regista Davide Iodice, anche co-interprete: Margherita Laterza, Francesco Verde (fratello di Gelsomina), Giuseppe D’Ambrosio, Francesco Lattarulo, Maddalena Stornaiuolo e Pietro Casella. Prodotto da Lama Film, Bartleby Film e Rai Cinema, il film è disponibile da oggi sulla piattaforma indipendente 1985.
GELSOMINA VERDE, DI COSA PARLA IL FILM
A Polverigi, sede di un importante festival di teatro e luogo in cui una vecchia villa è stata adibita a foresteria per ospitare compagnie e artisti da tutto il mondo, è il giorno in cui inizia ufficialmente un progetto teatrale sulla morte di Gelsomina Verde, fortemente voluto dal regista Davide Iodice. Alla spicciolata arrivano i cinque attori giovani scelti per mettere in piedi lo spettacolo che lavoreranno per due settimane in una full immersion che li porterà a confrontarsi e scontrarsi con i propri personaggi. E in parte anche tra di loro.
“Questo film è un atto dovuto, da quando nel 2014 con Francesco Verde, fratello di Gelsomina, e con alcune associazioni dell’area nord di Napoli, tra cui il Comitato Vele di Scampia e Insurgencia, abbiamo deciso di far nascere il Collettivo Mina, che si chiama così proprio in onore di Gelsomina Verde. Lo dobbiamo alle persone che continuano a combattere perché lo Stato, per troppo tempo, non l’ha riconosciuta vittima innocente“, ha dichiarato Gianluca Arcopinto.
GELSOMINA VERDE, UN FILM PER FARE CHIAREZZA
Il film arriva dritto come un pugno nello stomaco. È spietato, crudo e senza filtri. Disturbante. Attraverso questa potentissima mescolanza di fiction, documentario, cinema e teatro prende vita la storia di Mina raccontato da un coro di voci che riesce a restituire la crudeltà con cui è stata uccisa la giovane donna diciassette anni fa. Un lungometraggio nato dall’esigenza di fare chiarezza su questa storia, avvolta ancora oggi dal mistero anche dal punto di vista giudiziario. Qui, infatti, si mette in evidenza il difficile rapporto tra lo Stato e le famiglie delle vittime. La famiglia di Gelsomina si è costituita parte civile nel procedimento penale che si è concluso il 4 aprile 2006 con la condanna all’ergastolo per Ugo De Lucia, considerato uno dei più efferati sicari del clan Di Lauro nonché l’esecutore materiale dell’omicidio, e la condanna a sette anni e quattro mesi per il boss Pietro Esposito. Due anni più tardi, nel 2008, Cosimo Di Lauro è stato condannato all’ergastolo per l’omicidio di Gelsomina perché ritenuto, invece, mandante dell’omicidio. L’11 marzo 2010 lo stesso Di Lauro, pur non ammettendo la responsabilità del delitto, ha risarcito la famiglia di Gelsomina con la somma di 300mila euro. In seguito al risarcimento la famiglia della vittima ha rinunciato a costituirsi parte civile. Nel dicembre 2010 Cosimo Di Lauro è stato assolto dall’accusa di essere il mandante dell’omicidio.
Gelsomina Verde vuole ricordare, vuole scuotere le coscienze e vuole esortare il pubblico ad alzarsi dalla propria sedia per ‘abbracciare’ la responsabilità civica, la ricerca della verità e la lotta alle mafie (sempre e comunque).
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Articolo pubblicato il giorno 29 Aprile 2021 - 15:32