L’Ema è arrivata a conclusioni riguardanti il vaccino Johnson & Johnson che sono molto simili a quelle raggiunte il 7 aprile per quello di AstraZeneca.
In entrambi i casi, l’agenzia parla di possibili effetti collaterali che consistono in patologie molto rare in cui alcuni tipi di trombosi (cerebrali, addominali e arteriose) sono associate a un livello molto basso di piastrine nel sangue (Trombocitopenia).
“I casi che abbiamo esaminato sono molto simili a quelli che si sono verificati con il vaccino anti Covid-19 di AstraZeneca, Vaxzevria”, riconosce l’Ema. L’Agenzia ripete nelle conclusioni di ieri quanto aveva già notato il 7 aprile, e cioè che anche qui “una plausibile spiegazione per la combinazione di coaguli nel sangue e un basso livello di piastrine sia una risposta immunitaria che conduce a una condizione simile a quella osservata talvolta in pazienti trattati con l’Eparina (un anticoaugulante, ndr), chiamata Trombocitopenia indotta da Eparina”. Ma questa similarità, sostiene l’Agenzia, non è ancora sufficiente per dire con certezza che a causare questi effetti collaterali sia l’elemento di base comune ai due vaccini: il “vettore”, che in entrambi i casi è costituito da un adenovirus. “E’ possibile, ma è troppo presto per concludere che il vettore sia in un rapporto di causa-effetto” con le trombosi rare, ha osservato Sabine Straus, che presiede il comitato Prac dell’Ema per la farmacovigilanza e la valutazione dei rischi, durante la conferenza stampa online in cui sono state presentate le conclusioni. Ci sono, in realtà, delle differenze: per esempio, AstraZeneca utilizza come vettore un adenovirus dello scimpanzé, mentre J&J è ricorsa a un adenovirus umano; inoltre, nei due prodotti sono diverse le cosiddette proteine “spike”, ha rilevato Straus. D’altra parte anche per gli altri due vaccini già in uso in Europa, basati su una nuova tecnologia del tutto diversa che utilizza l’Rna messaggero (Pfizer/BioNTech e Moderna) invece dell’adenovirus, sono stati registrati dei casi simili di sospetti effetti collaterali, su cui l’Ema sta raccogliendo dati e non ha ancora prodotto delle conclusioni.
Peter Arlett, che dirige la Task force sulle metodologie e i dati analitici dell’Ema, ha riferito durante la conferenza stampa che sono stati segnalati, al 13 aprile, 287 casi di trombosi rare associate a Trombocitopenia per AstraZeneca, di cui 142 nello Spazio economico europeo (Ue più Norvegia, Islanda e Lussemburgo), 25 casi per Pfizer-BioNTech, e 5 casi per Moderna. Per J&J, i casi sono otto (per lo più donne sotto i 60 anni) su più di 7 milioni di vaccini somministrati negli Usa. Anche per Johnson & Johnson, come aveva già affermato per AstraZeneca, l’Ema conclude che i benefici del vaccino nel prevenire il Covid superano di gran lunga i rischi di questi effetti collaterali.
Dal punto di vista statistico, i dati confortano abbondantemente questo rapporto molto favorevole fra benefici e rischi. Siamo sempre sulla scala di meno di 10 probabilità per milione di persone vaccinate. L’Agenzia europea, tuttavia, continua a essere piuttosto avara di dati quantitativi comparativi, e rischia così di alimentare il fenomeno di quelle persone che rifiutano i vaccini basati sull’adenovirus, prima AstraZeneca, e ora Johnson & Johnson, anche quando non sono disponibili vaccini alternativi. Persone spesso “over 60”, terrorizzate più dai rarissimi effetti collaterali (che comunque colpiscono soggetti molto più giovani) che non dalla probabilità alcune centinaia di volte più alta di morire di Covid, se vengono contagiate.
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Articolo pubblicato il giorno 21 Aprile 2021 - 10:29