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Ecco il Recovery Plan di Draghi: stop a Quota 100 dal 2022

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Il Consiglio dei ministri sul Recovery plan, a quanto si apprende, è convocato domani alle 10. Nella bozza di 318 pagine sono tratteggiate sei missioni.

Ci sono quattro grandi riforme, tre priorità trasversali di sostegno a giovani, donne, Sud. Previste 30 grandi infrastrutture di ricerca e uno di eccellenza per le epidemie. La stima del suo impatto sul Pil “sarà nel 2026 di almeno 3,6% più alto”. Stop a quota 100, 228mila nuovi posti per gli asili, accesso snello, semplificazione e digitale per la P.A, la laurea varrà già come esame di Stato. Più gare nei servizi pubblici, 25 miliardi per i treni veloci. Non è prevista la proroga del Superbonus fino al 2023. La supervisione politica- come anticipa l’agenzia Dire- del piano sarà a Palazzo Chigi. Ecco le principali misure.

PROROGA SUPERBONUS 110% AL 2023
“Per far fronte ai lunghi tempi di ammortamento delle ristrutturazioni degli edifici, per stimolare il settore edilizio, da anni in grave crisi, e per raggiungere gli obiettivi sfidanti di risparmio energetico e di riduzione delle emissioni al 2030, si intende estendere la misura del Superbonus 110% recentemente introdotta (articolo 119 del Decreto Rilancio) dal 2021 al 2023“.

INEVITABILI ULTERIORI MUTAMENTI CLIMATICI, AGIRE PER MITIGARE
“Scienza e modelli climatici dimostrano inequivocabilmente come il cambiamento climatico sia in corso, ed ulteriori cambiamenti siano ormai inevitabili”. Pur essendo l’ulteriore aumento del riscaldamento climatico “ormai inevitabile, è assolutamente necessario intervenire il prima possibile per mitigare questi fenomeni ed impedire il loro peggioramento su scala”.

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Alla luce di tutto ciò “serve una radicale transizione ecologica verso la completa neutralità climatica e lo sviluppo ambientale sostenibile per mitigare le minacce a sistemi naturali e umani: senza un abbattimento sostanziale delle emissioni clima-alteranti, il riscaldamento globale raggiungerà e supererà i 3-4 gradi prima della fine del secolo, causando irreversibili e catastrofici cambiamenti del nostro ecosistema e rilevanti impatti socio-economici”.

ECO-TRANSIZIONE TROPPO LENTA, BUROCRAZIA LA FRENA
La necessaria transizione verso una maggiore sostenibilità in un sistema a minore tasso di carbonio, per quanto urgente vista l’emergenza climatica, “sta avvenendo troppo lentamente, principalmente a causa delle enormi difficoltà burocratiche ed autorizzative che riguardano in generale le infrastrutture in Italia, ma che in questo contesto hanno frenato il pieno sviluppo di impianti rinnovabili o di trattamento dei rifiuti”.

A titolo di esempio, ricorda il testo, mentre nelle ultime aste rinnovabili in Spagna l’offerta ha superato la domanda di 3 volte, in Italia meno del 25% della capacità è stata assegnata. La transizione ecologica, quindi, “non potrà avvenire in assenza di una altrettanto importante e complessa ‘transizione burocratica’, che includerà riforme fondamentali nei processi autorizzativi e nella governance per molti degli interventi”.

STRATEGIA ECONOMIA CIRCOLARE ENTRO GIUGNO 2022
“La nuova strategia nazionale per l’economia circolare, che verrà adottata entro giugno 2022, integrerà nelle aree di intervento l’ecodesign, ecoprodotti, blue economy, bioeconomia, materie prime critiche, e si focalizzerà su strumenti, indicatori e sistemi di monitoraggio per valutare i progressi nel raggiungimento degli obiettivi prefissati“.

SISTEMA RIFIUTI NON VA, 60% IMPIANTI A CENTRO-SUD
I sistemi di gestione dei rifiuti “risultano oggi obsoleti e caratterizzati da procedure di infrazione in molte regioni italiane (in particolare nel Centro-Sud Italia)”. Inoltre, “il sistema risulta carente di un’adeguata rete di impianti di raccolta e trattamento”. Alla luce di ciò “il programma nazionale mira a colmare i divari di gestione dei rifiuti relativi alla capacità impiantistica e agli standard qualitativi esistenti tra le diverse regioni e aree del territorio nazionale, con l’obiettivo di recuperare i ritardi per raggiungere gli attuali e nuovi obiettivi previsti dalla normativa europea e nazionale”. Per questo motivo “circa il 60% dei progetti si focalizzerà sui comuni del Centro-Sud Italia”.

Gli interventi mirano a “potenziare la rete di raccolta differenziata e degli impianti di trattamento/riciclo contribuendo al raggiungimento dei seguenti target: 55% di riciclo di rifiuti di apparecchiature elettriche ed elettroniche (RAEE); 85% di riciclo nell’industria della carta e del cartone; 65% di riciclo dei rifiuti plastici (attraverso riciclaggio meccanico, chimico, ‘Plastic Hubs’); 100% recupero nel settore tessile tramite ‘Textile Hubs’”. A sostegno della misura e per il raggiungimento degli obiettivi “verrà sviluppato un sistema di monitoraggio su tutto il territorio nazionale che consentirà di affrontare tematiche di ‘scarichi illegali’ attraverso l’impiego di satelliti, droni e tecnologie di Intelligenza Artificiale”.

RIFIUTI, SUPPORTO TECNICO A ENTI LOCALI PER AUTORIZZAZIONI
“Uno dei principali ostacoli alla costruzione di nuovi impianti di trattamento dei rifiuti è la durata delle procedure di autorizzazione e delle gare d’appalto. I ritardi sono spesso dovuti alla mancanza di competenze tecniche e amministrative del personale di regioni, province e comuni”. Il ministero per la Transizione ecologica, il ministero per lo Sviluppo economico e altri dicasteri competenti per materia “assicureranno il supporto tecnico agli Enti Locali (Regioni, Province, Comuni) attraverso società interne“. Inoltre, il MITE svilupperà “uno specifico piano d’azione sulla capacità edilizia al fine di supportare le autorità pubbliche locali nell’applicazione dei Criteri Ambientali Minimi (CAM) fissati dalla Legge alle procedure di gara”.

GIOVANI, DUEMILA PROGETTI PER 50MILA MINORI IN DIFFICOLTÀ
Prevista una misura che “intende contrastare la povertà educativa delle Regioni del Sud attraverso il potenziamento dei servizi socio-educativi a favore dei minori, finanziando iniziative del Terzo Settore, con specifico riferimento ai servizi assistenziali nella fascia 0-6 anni e a quelli di contrasto alla dispersione scolastica e di miglioramento dell’offerta educativa nella fascia 5-10 e 11-17″. Si vogliono “attivare specifiche progettualità (fino a 2.000) condotte da enti del Terzo Settore finalizzate a coinvolgere fino a 50.000 minori che versano in situazione di disagio o a rischio devianza”.

GIUSTIZIA, ABBATTERE LA DURATA DEI PROCESSI
“Le azioni pianificate nel PNRR si tradurranno in un incremento della produttività degli uffici giudiziari con l’obiettivo di abbattere la durata media dei processi civili di più del 40% e dei processi penali di circa il 10%. Una tempestiva risposta giudiziaria che garantisca la certezza del diritto è fondamentale ai fini di una rapida ripresa del Paese”. È quanto si legge nella parte dedicata all’innovazione organizzativa della Giustizia, voce a cui sono destinati 2,3 miliardi di euro. L’investimento è destinato a: assumere con contratto triennale circa 1.600 giovani laureati, 750 diplomati specializzati e 3.000 diplomati che andranno a costituire lo staff amministrativo e tecnico a supporto degli uffici giudiziari. Assumere con contratti a tempo determinato circa 16.500 laureati in legge, economia e commercio e scienze politiche che formeranno lo staff dell’Ufficio del Processo. Infine creare circa 1.500 posizioni di coordinatori esperti tra il personale già in forza presso il ministero della Giustizia con il compito di gestire e organizzare le nuove risorse assunte.

ISTRUZIONE E RICERCA, 32,32 MILIARDI DAI NIDI ALL’UNIVERSITÀ
Saranno 32,32 miliardi i fondi complessivi previsti dalla bozza del Piano nazionale di ripresa e resilienza per la Missione 4: Istruzione e ricerca. I fondi avranno due principali obiettivi: il potenziamento dei servizi di istruzione (dagli asili nido alle università), per cui sono destinati 19,88 miliardi; e ricerca e impresa, a cui andranno 12,44 miliardi. Le criticità individuate nella bozza del Pnrr sono: le carenze strutturali nell’offerta di servizi di educazione e istruzione primarie, che riducono anche il tasso di occupazione femminile (e quindi la crescita del Mezzogiorno); l’abbandono scolastico e divari territoriali; la bassa percentuale di adulti con istruzione terziaria; la difficoltà di dialogo tra istruzione e lavoro; il basso livello di spesa in scuola e ricerca; il basso numero di ricercatori; la ridotta domanda di innovazione e la limitata integrazione dei risultati della ricerca nel sistema produttivo.

“Per affrontare e risolvere queste criticità occorre agire lungo tutto il percorso di istruzione: dalla scuola primaria all’università. Da un lato, occorre arricchire la scuola obbligatoria e media superiore con l’insegnamento delle abilità fondamentali e delle conoscenze applicative coerenti con le sfide che la modernità pone. Dall’altro, occorre consentire ai percorsi universitari una maggiore flessibilità e permettere la specializzazione degli studenti in modo più graduale”, si legge nella bozza. La missione poggia quindi sui seguenti assi portanti: miglioramento qualitativo e quantitativo dei servizi di istruzione e formazione; miglioramento dei processi di reclutamento e di formazione degli insegnanti; ampliamento delle competenze e potenziamento delle infrastrutture; riforma e ampliamento dei dottorati; rafforzamento della ricerca e diffusione di modelli innovativi per la ricerca di base e applicata condotta in sinergia tra università e imprese; sostegno ai processi di innovazione e trasferimento tecnologico; potenziamento delle condizioni di supporto alla ricerca e all’innovazione.

SCUOLA, PREVISTA RIFORMA RECLUTAMENTO INSEGNANTI
All’interno della missione 4 (Istruzione e ricerca) della bozza del Piano nazionale di ripresa e resilienza che sarà presentata domani in Cdm, sono previsti 830 milioni per il miglioramento dei processi di reclutamento e di formazione degli insegnanti. In particolare, 30 milioni andranno per la Scuola di Alta Formazione e formazione obbligatoria per dirigenti scolastici, docenti e personale tecnico-amministrativo e 800 milioni per la Didattica digitale integrata e formazione sulla transizione digitale del personale scolastico.

“L’attuale sistema di reclutamento degli insegnanti richiede una revisione finalizzata a poter coprire, con regolarità, le cattedre disponibili con insegnanti di ruolo. Per favorire in concreto la formazione continua e l’aggiornamento occorre un sistema di incentivi che si fondi sull’idea di una progressione di carriera dell’insegnante basata sulla misurazione del rendimento e sulla disponibilità di incrementarlo passando attraverso percorsi di autovalutazione, valutazione e recupero personalizzato delle competenze” si legge nella bozza. Il nuovo modello di reclutamento degli insegnanti sarà collegato ad un ripensamento della loro formazione iniziale e durante tutta la carriera- prosegue la bozza del piano- si opererà una semplificazione delle attuali procedure di concorso pubblico strutturando la procedura nel modo seguente: sulla base della valutazione dei titoli culturali e di servizio e dello svolgimento di una prova computer based si forma una graduatoria per coprire tutti i posti vacanti e disponibili. Per i vincitori immessi nelle cattedre si avvia, quindi, un anno di formazione on the job e prova finale, il cui superamento determina l’immissione in ruolo a tempo indeterminato. La prova conclusiva è di tipo idoneativo affinché l’insegnante venga confermato nel posto in cui è stato immesso dovendo permanerci per almeno un triennio. Il processo normativo sarà avviato nel 2021 e concluso nel 2022″.

ABOLITO ESAME DI STATO PER LE PROFESSIONI, COINCIDERÀ CON LA LAUREA
Nella bozza del Piano nazionale di ripresa e resilienza compare anche la riforma delle lauree abilitanti (missione 4, Istruzione e Ricerca). “La riforma prevede la semplificazione delle procedure per l’abilitazione all’esercizio delle professioni, rendendo l’esame di laurea coincidente con l’esame di stato, con ciò rendendo semplificando e velocizzando l’accesso al mondo del lavoro da parte dei laureati”, si legge nel testo.

228.000 POSTI PER ASILI E SCUOLE MATERNE
“Costruzione, riqualificazione e messa in sicurezza degli asili e delle scuole materne al fine di migliorare l’offerta educativa sin dalla prima infanzia e offrire un concreto aiuto alle famiglie, incoraggiando la partecipazione delle donne al mercato del lavoro e la conciliazione tra vita familiare e professionale. La misura consentirà la creazione di circa 228.000 posti, di cui 152.000 per i bambini 0-3 anni e circa 76.000 per la fascia 3-6 anni. L’intervento verrà gestito dal Ministero dell’Istruzione, in collaborazione con il Dipartimento delle Politiche per la Famiglia della Presidenza del Consiglio dei Ministri, e verrà realizzato mediante il coinvolgimento diretto dei Comuni che accederanno alle procedure selettive e condurranno la fase della realizzazione e gestione delle opere”.

INTERNET, CONNESSIONE A 1 GB PER 8 MILIONI DI FAMIGLIE
Per raggiungere gli obiettivi europei di trasformazione digitale “ben in anticipo sui tempi, portando connessioni a 1 Gbps su tutto il territorio nazionale entro il 2026” sono state stanziati 6,3 miliardi di euro. Secondo quanto si legge nella bozza del Pnrr, in particolare le risorse serviranno per: “portare la connettività a 1 Gbps direttamente all’edificio (Piano Italia a 1 Gbps) per oltre 8 milioni di famiglie, imprese ed enti nelle aree grigie del paese, facendo leva su un insieme di soluzioni in fibra e Fixed Wireless Access/5G; garantire la connettività a 1 Gbps con l’impiego di un insieme di tecnologie (FTTH/B, FWA, FWA-5G) per 500.000 unità abitative nelle aree residuali, le cosiddette case sparse, oggi non ricomprese dal piano aree bianche; completare la copertura di 9.000 edifici scolastici (il 20 per cento rimanente) e oltre 12.000 ospedali, garantendo una performance di connettività all’avanguardia per le infrastrutture sociali cardine del Paese; incentivare lo sviluppo e la diffusione dell’infrastruttura 5G nelle aree mobili a fallimento di mercato come parchi naturali e siti archeologici, laddove gli operatori privati non avranno manifestato interesse economico a investire; supportare la diffusione della copertura 5G lungo oltre 2.000 km di corridoi di trasporto europei e 15.000 km di strade extra-urbane, abilitando lo sviluppo di servizi a supporto della sicurezza stradale, della mobilità, della logistica e del turismo; dotare le 18 isole minori di un backhauling in fibra ottico adeguato e/o aumentare la resilienza dei collegamenti esistenti”.

SERVIZI DIGITALI: “PIATTAFORMA UNICA E NOTIFICHE CON VALORE LEGALE”
“Saranno introdotti nuovi servizi, come ad esempio la piattaforma unica di notifiche digitali (che permetterà di inviare notifiche con valore legale in modo interamente digitale, rendendo le notifiche più sicure e meno costose), per fare in modo che venga spostato sui canali digitali il maggior volume possibile di interazioni, pur senza eliminare la possibilità della interazione fisica per chi voglia o non possa altrimenti”.

VEICOLI ELETTRICI, 750 MILIONI PER INSTALLARE COLONNINE DI RICARICA
Lo sviluppo di mobilità basata su veicoli elettrici rappresenta una rilevante opportunità di decarbonizzazione del settore, ma ad oggi è estremamente limitata ed incide per lo 0,1% sul totale dei veicoli. Per raggiungere gli obiettivi europei in materia di decarbonizzazione è previsto un parco circolante di circa 6 milioni di veicoli elettrici al 2030 per i quali si stima siano necessari 31.500 punti di ricarica rapida pubblici. “Al fine di permettere la realizzazione di tali obiettivi, l’intervento è finalizzato allo sviluppo di 7.500 punti di ricarica rapida in autostrada e 13.755 in centri urbani, oltre a 100 stazioni di ricarica sperimentali con tecnologie per lo stoccaggio dell’energia”. Lo stanziamento previsto è di 750 milioni. La misura si pone “l’obiettivo di costruire le infrastrutture abilitanti al fine di promuovere lo sviluppo di mobilità sostenibile e accelerare la transizione del modello tradizionale di stazioni di rifornimento basate su carburante verso punti di rifornimento per veicoli elettrici”.

TURISMO, 2,42 MILIARDI PER I PICCOLI SITI, 500 MILIONI PER ROMA
Mezzo miliardo di euro per rilanciare il turismo e valorizzare il patrimonio artistico di Roma. A tanto ammontano gli investimenti previsti dalla bozza del Piano nazionale di ripresa e resilienza e dedicati allo sviluppo di questi due settori nella Capitale. Nello specifico, il nome del progetto da 500 milioni di euro è ‘Caput Mundi. Next Generation Eu per grandi eventi turistici’ che intende “valorizzare il turismo e il patrimonio culturale di Roma al fine di riattivare percorsi turistici virtuosi a partire da quei luoghi/monumenti ‘minori’, non sempre coinvolti nei grandi flussi turistici, che caratterizzavano la Città eterna prima della crisi legata al Covid-19. La Ryder Cup del 2022 e il grande evento del Giubileo del 2025 – si legge- rappresentano un’occasione di rilancio della Città di Roma e necessitano di un investimento ad-hoc nella Capitale per potenziarne l’attrattività”.

Allo stesso tempo, per evitare che siano sempre gli ‘attrattori’ particolarmente noti a livello internazionale a catalizzare i flussi turistici, il Pnrr prevede interventi a sostegno di turismo e cultura non focalizzati solo sulle grandi città. Il piano prevede investimenti pari a 2,42 miliardi per l’attrazione delle piccole città storiche. Sono i famosi borghi italiani, su cui il ministro della Cultura, Dario Franceschini, ha puntato per contrastare il sovraffollamento turistico. Nella bozza si legge infatti che “tanti piccoli centri storici italiani (Borghi) offrono enorme potenziale per un turismo sostenibile alternativo, grazie al patrimonio culturale, la storia, le arti e le tradizioni che li caratterizzano. Gli interventi in questo ambito si coaguleranno nel ‘Piano Nazionale Borghi‘, un programma di sostegno allo sviluppo economico/sociale delle zone svantaggiate basato sul rilancio turistico e culturale dei piccoli centri”. Tra le azioni previste, rafforzare l’offerta di alloggi e servizi attraverso il recupero del patrimonio storico, riqualificazione degli spazi pubblici aperti, promozione di nuovi itinerari e sostegni finanziari volti a rilanciare le economie locali.

AGRICOLTURA, 46 CONTRATTI FILIERA E DISTRETTO AL 2026
Per quel che riguarda il settore agricolo in arrivo un intervento per “rafforzare i contratti di filiera e di distretto” attraverso “programmi di investimento integrati su tutto il territorio nazionale finalizzati alla transizione ecologica e circolare delle aziende, alla creazione di opportunità di lavoro e all’innovazione del sistema produttivo”.

Lo sviluppo di contratti di filiera e di distretto, “46 al 2026”, permetterà di raggiungere “riduzione dell’uso di pesticidi per il settore agroalimentare, di emissioni di gas effetto serra e di sprechi alimentari; miglioramento dell’efficienza energetica e potenziamento di utilizzo di energie rinnovabili; rafforzamento di relazioni inter-settoriali lungo la catena del valore; promozione della sostenibilità ecologica del prodotto attraverso incentivi nel settore della pesca e dell’acquacultura; promozione dell’uso efficiente delle risorse forestali, valorizzando l’aggregazione e le associazioni di imprese, gli accordi commerciali e le reti; sostituzione di serre obsolete e inefficienti dal punto di vista energetico; promozione di aggregazione tra operatori, contribuendo a contrastare lo spopolamento delle zone rurali”.

PER SICUREZZA APPROVVIGIONAMENTO E GESTIONE ACQUA 4,38 MLD
4,38 miliardi per la sicurezza dell’approvvigionamento e la gestione sostenibile ed efficiente delle risorse idriche lungo l’intero ciclo. Di questi, 2 miliardi andranno a investimenti in infrastrutture idriche primarie per la sicurezza della fornitura dell’acqua, 900 milioni a investimenti volti a ridurre le perdite nelle reti di distribuzione idrica, 880 milioni a investimenti nella resilienza dell’agro-sistema irriguo per un migliore gestione delle risorse idriche (comprese digitalizzazione e tecnologia innovazione logica delle reti di distribuzione), 600 milioni a investimenti nella rete fognaria e nel trattamento delle acque reflue.

Le sempre più frequenti crisi idriche, dovute ai cambiamenti climatici in atto “comportano la necessità di rendere più efficienti e resilienti le infrastrutture idriche primarie per usi civili, agricoli, industriali e ambientali, in modo da garantire la sicurezza dell’approvvigionamento idrico in tutti i settori e superare la ‘politica di emergenza’”, si legge nel testo. Per il raggiungimento degli obiettivi indicati vengono finanziati “investimenti in 75 progetti di manutenzione straordinaria e nel potenziamento e completamento delle infrastrutture di derivazione, stoccaggio e fornitura primaria”.

Gli interventi copriranno “l’intero territorio nazionale, con finalità differenti a seconda dell’area geografica, con in particolare il completamento di grandi impianti incompiuti principalmente nel mezzogiorno”. Per quel che riguarda le reti idriche “la dispersione media è del 41% (51% al Sud)” e la ripresa degli investimenti nel settore idrico “appare ancora insufficiente rispetto alle attuali esigenze di ammodernamento e sviluppo delle infrastrutture idriche italiane (il 35% delle condutture ha un’età compresa tra 31 e 50 anni)”.

L’intervento punta “prioritariamente a una riduzione delle perdite nelle reti per l’acqua potabile (-15% target su 15mila reti idriche)”, anche attraverso la digitalizzazione delle reti, da trasformare in una “rete intelligente”, per “favorire una gestione ottimale delle risorse idriche, ridurre gli sprechi e limitare le inefficienze”. Per raggiungere questi obiettivi, è “fondamentale poter disporre di sistemi di controllo avanzati che consentano il monitoraggio non solo dei nodi principali, ma anche dei punti sensibili della rete, attraverso la misura e l’acquisizione di portate, pressioni di esercizio e parametri di qualità dell’acqua”. Gli investimenti infrastrutturali sulle reti e sui sistemi irrigui proposti consentiranno “una maggiore e più costante disponibilità di acqua per l’irrigazione, aumentando la resilienza dell’agroecosistema agli eventi di siccità e ai cambiamenti climatici”. Al fine di migliorare l’efficienza oltre che la resilienza, verranno inoltre finanziati “l’installazione di contatori e sistemi di controllo a distanza per la misurazione e il monitoraggio degli usi sia sulle reti collettive che per gli usi privati”. Obiettivo è “avere il 12% delle aree agricole con sistemi irrigui resi più efficienti (vs. 8% ad oggi)”.

AGRICOLTURA, FOTOVOLTAICO AL POSTO DI AMIANTO SU EDIFICI
“Ammodernamento e utilizzo di tetti di edifici ad uso produttivo nei settori agricolo, zootecnico e agroindustriale per la produzione di energia rinnovabile, aumentando così la sostenibilità, la resilienza, la transizione verde e l’efficienza energetica del settore e contribuire al benessere degli animali”.

In particolare, “il progetto si pone l’obiettivo di rimuovere l’eternit/amianto sui tetti delle strutture produttive e incentivare di conseguenza l’installazione di pannelli di energia solare sfruttando le superfici riqualificate, consentendo di arrivare a coprire 2.4 milioni di metri quadri con una potenza installata di circa 0,24 GigaWattora”.

AGRICOLTURA, CONTRIBUTI PER AMMODERNARE MEZZI E MACCHINARI
“Sostenere attraverso contributi in conto capitale l’ammodernamento dei macchinari agricoli che permettano nuove tecniche di agricoltura di precisione (come riduzione di utilizzo pesticidi del 25-40% a seconda dei casi applicativi) e l’utilizzo di tecnologie di agricoltura 4.0, nonché l’ammodernamento del parco automezzi al fine di ridurre le emissioni (-95% passando da Euro 1, circa 80% del parco attuale, a Euro 5)”.

Inoltre, “in ottica di economia circolare, l’investimento include l’ammodernamento della lavorazione, stoccaggio e confezionamento di prodotti alimentari, con l’obiettivo di migliorare la sostenibilità del processo produttivo, ridurre/eliminare la generazione di rifiuti, favorire il riutilizzo a fini energetici”, si legge ancora.

RETE FOGNARIA E ACQUE REFLUE, INVESTIMENTO DI 600 MILIONI
600 milioni di investimenti nella rete fognaria e nel trattamento delle acque reflue per “rendere più efficace la depurazione delle acque reflue scaricate nelle acque marine e interne, anche attraverso l’innovazione tecnologica, al fine di azzerare il numero di abitanti (ad oggi più di 3,5 milioni) in zone non conformi. Dove possibile, gli impianti di depurazione saranno trasformati in ‘fabbriche verdi’, per consentire il recupero di energia e fanghi, e il riutilizzo delle acque reflue depurate per scopi irrigui e industriali”. Lo stanziamento previsto è di 750 milioni.

ENERGIA 20% COSTI AGRICOLTURA, INSTALLARE 2 GW ‘AGROVOLTAICI’
“Installare a regime una capacità produttiva da impianti agro-voltaici di 2 GigaWatt, che produrrebbe circa 2.500 GigaWattora annui, con riduzione delle emissioni di gas serra stimabile in circa 1,5 milioni di tonnellate di CO2″.

L’investimento si pone il fine di “rendere più competitivo il settore agricolo, riducendo i costi di approvvigionamento energetico (ad oggi stimati pari a oltre il 20% dei costi variabili delle aziende e con punte ancora piu’ elevate per alcuni settori erbivori e granivori), e migliorando al contempo le prestazioni climatiche-ambientali”.

L’intervento prevede “l’implementazione di sistemi ibridi agricoltura-produzione di energia che non compromettano l’utilizzo dei terreni dedicati all’agricoltura, ma contribuiscano alla sostenibilità ambientale ed economica delle aziende coinvolte; il monitoraggio delle realizzazioni e della loro efficacia, con la raccolta dei dati sia sugli impianti fotovoltaici sia su produzione e attività agricola sottostante, al fine di valutare il microclima, il risparmio idrico, il recupero della fertilità del suolo, la resilienza ai cambiamenti climatici e la produttività agricola per i diversi tipi di colture”.

A EFFICIENZA ENERGETICA E RIQUALIFICAZIONE EDIFICI 11,49 MLD
Sono 11,49 i miliardi per interventi volti a migliorare l’efficienza energetica e la riqualificazione dell’edilizia. Di questi, per gli edifici pubblici un totale di 1,23 miliardi suddivisi in 800 milioni per un piano di sostituzione di edifici scolastici e di riqualificazione energetica e 430 milioni per gli edifici giudiziari, mentre per l’efficientamento energetico e sismico dell’edilizia residenziale privata e pubblica ci sono 10,26 miliardi tra Ecobonus e del Sismabonus fino al 110% per l’efficienza energetica e la sicurezza degli edifici.

Gli edifici italiani “rappresentano più di un terzo dei consumi energetici del Paese e la maggior parte è stata realizzata prima dell’adozione dei criteri per il risparmio energetico della relativa normativa”, si legge nel documento. Si tratta quindi di “una dimensione assai rilevante per la riduzione dei consumi e per l’abbattimento delle emissioni di CO2, significativa anche con riferimento all’esposizione al rischio sismico del nostro Paese”. In particolare, dalla componente “ci si attende un risparmio pari a 0,32 Milioni tonnellate equivalenti di petrolio (Mtep) e 0,98 Milioni di tonnellate di CO2 (MtCO2) a regime”, quindi nel 2026. Oltre all’obiettivo di risparmio energetico e di prevenzione di rischi sismici, le misure incluse “contribuiscono a dare forte impulso all’economia e all’occupazione del Paese, e alla promozione della resilienza sociale migliorando le condizioni abitative della popolazione e alleviando il problema della povertà energetica”.

800 MILIONI PER RIQUALIFICAZIONE ENERGETICA SCUOLE
Interventi su circa 195 edifici scolastici, per un totale di oltre 410 mila mq, con conseguente beneficio su circa 58 mila studenti e una riduzione del consumo di energia primaria di almeno 50% (3,4 Ktep all’anno) che permetterà di raggiungere una riduzione delle emissioni annue di gas a effetto serra pari a circa 8.400 tCO2.

I fondi stanziati per gli interventi sono 800 milioni. “Questa linea di investimento si concentra sulla progressiva sostituzione di parte del patrimonio edilizio scolastico obsoleto con l’obiettivo di creare strutture moderne e sostenibili per favorire: la riduzione di consumi e di emissioni inquinanti, l’aumento della sicurezza sismica degli edifici e lo sviluppo delle aree verdi, la progettazione degli ambienti scolastici tramite il coinvolgimento di tutti i soggetti coinvolti con l’obiettivo di influenzare positivamente l’insegnamento e l’apprendimento di docenti e studenti, lo sviluppo sostenibile del territorio e di servizi volti a valorizzare la comunità”, si legge nella bozza del Pnrr che verrà presentato domani in Cdm.

INTERVENTI PER CREARE 19 PICCOLE ISOLE 100% GREEN
Nelle piccole isole la mancanza di connessione con la terra ferma, e la necessità di una maggiore efficienza energetica, oltre allo scarso approvvigionamento idrico e al complesso processo di gestione dei rifiuti “sono solo alcune delle sfide” che si trovano ad affrontare “e che suggeriscono la necessità di un mix specifico di azioni per avvicinarsi a un modello di sviluppo sostenibile”. Quindi “gli investimenti saranno concentrati su 19 piccole isole, che faranno da ‘laboratorio’ per lo sviluppo di modelli ‘100% green’ e autosufficienti“.

Gli interventi, “specifici per ciascuna isola, interesseranno la rete elettrica e le relative infrastrutture per garantire la continuità e la sicurezza delle forniture e facilitare l’integrazione di fonti rinnovabili, ma procederanno secondo una logica integrata di gestione efficiente delle risorse“, precisa il testo.

Esempi di interventi sono “l’ottimizzare della raccolta differenziata dei rifiuti, impianti per la produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili, dispositivi di accumulo, smart grids, sistemi innovativi di gestione e monitoraggio dei consumi, integrazione del sistema elettrico con il sistema idrico dell’isola, sistemi di desalinizzazione, costruzione o adeguamento di piste ciclabili e servizi/infrastrutture di mobilità sostenibile”.

SMOG, 10,18 MLD PER TRASPORTO LOCALE PIÚ SOSTENIBILE
10,18 miliardi per “sviluppare un trasporto locale più sostenibile”. 600 milioni per il rafforzamento della mobilità ‘soft’ cone le ciclovie; 3,52 miliardi per lo sviluppo del trasporto pubblico di massa; 750 milioni per lo sviluppo di infrastrutture di ricarica elettrica; 5,32 miliardi per il rinnovo delle flotte di bus, treni, navi verdi.

L’obiettivo è quello di sviluppare un trasporto locale più sostenibile “non solo ai fini della decarbonizzazione ma anche come leva di miglioramento complessivo della qualità della vita”, con la riduzione inquinamento dell’aria e acustico, riduzione delle congestioni e integrazione di nuovi servizi. Si agirà “investendo in mobilità ‘soft’, favorendo l’intermodalità e l’utilizzo di biciclette”, con la “realizzazione di percorsi ciclabili urbani per circa 570 km e di percorsi ciclabili turistici per oltre 1.200 km”.

Si interverrà sul trasporto pubblico con la costruzione di 240 km di infrastrutture equipaggiate per trasporto di massa” e “sviluppando un’adeguata rete infrastrutturale di ricarica elettrica pubblica”, con 7.500 punti di ricarica nelle superstrade e di circa 13.750 punti di ricarica in centri urbani”. Ancora, si agirà “accelerando la diffusione di trasporto pubblico locale ‘verde’, con un programma di grande rinnovamento del parco bus oramai obsoleto verso soluzioni a basse/zero emissioni”, con ad esempio il “rinnovo del parco autobus composto da 5.540 mezzi e ritiro dei mezzi EURO 0, 1, 2 e parte degli EURO” e di treni, con “l’acquisto di 53 treni elettrici” e navi ‘verdi’, settore nel quale per i servizi regionali sono previsti l’acquisto di 4 traghetti e di 3 unità navali ad alta velocità, aliscafi, alimentati a GNL. Il numero di ciclisti “è in costante crescita dal 2013 (con crescita di oltre il 40% nel 2018) e, oltre alla diffusione di un mezzo di trasporto non inquinante rappresenta una fonte di indotto economico dal valore di 7,6 miliardi ogni anno”, si legge nel testo.

A causa dell’emergenza CoViD-19, si prevede “una crescita ancora più pronunciata del settore, con numero di ciclisti nel 2020 aumentato del 20% rispetto al 2019”. L’intervento si pone l’obiettivo di “facilitare e promuovere ulteriormente la crescita del settore tramite realizzazione e manutenzione di reti ciclabili in ambito urbano, metropolitano, regionale e nazionale, sia con scopi turistici o ricreativi, sia per favorire gli spostamenti quotidiani e l’intermodalità, garantendo la sicurezza”.

La misura ha anche l’obiettivo di “migliorare la coesione sociale a livello nazionale, con il 50% delle risorse destinate alla Regioni del Sud”. Nello specifico, si prevede la realizzazione di circa 570 km di piste ciclabili urbane e metropolitane e di circa 1.250 km di piste ciclabili turistiche. Le auto private sono il mezzo di trasporto più utilizzato in Italia: “nel 2019, su 36 milioni di persone over-18, almeno 2 persone su 3 hanno usato ogni giorno l’auto”.

L’utilizzo delle auto private sul totale dei viaggi “è di oltre il 60%, mentre l’utilizzo di sistemi pubblici di trasporto è solo del 10% circa, con conseguente congestione e traffico nelle aree urbane oltre a maggiori problemi legati a inquinamento”. Quindi, per “ridurre le problematiche legate al trasporto su auto tramite sviluppo di sistemi di trasporto rapido di massa che spostino la domanda di mobilità dalle auto private” si “prevede la realizzazione di 240 km di rete attrezzata per le infrastrutture del trasporto rapido di massa suddivise in metro (11 km), tram (85 km), filovie (120 km), funivie (15 km).

Il focus dell’intervento sarà principalmente sulle aree metropolitane delle maggiori città italiane. L’obiettivo è ottenere uno spostamento di almeno il 10% del traffico su auto private verso il sistema di trasporto pubblico”. Il rinnovo della flotta con autobus a basso impatto ambientale avviene “accelerando l’attuazione del Piano Strategico Nazionale per la Mobilità Sostenibile e prevede il progressivo rinnovo degli autobus per il trasporto pubblico locale e la realizzazione di infrastrutture di ricarica dedicate”. In particolare, è previsto “l’acquisto entro il 2026 di circa 5.500 bus a basse emissioni: circa 2.800 veicoli alimentati a GNC o GNL e circa 2.700 veicoli elettrici e a idrogeno”.

Circa un terzo delle risorse sono destinate alle principali città italiane. L’investimento per il rinnovo di parte della flotta di treni per trasporto regionale con mezzi a propulsione alternativa consentirà di ridurre l’età media del parco rotabile regionale tramite l’acquisto di unità a propulsione elettrica e a idrogeno. La misura prevede “l’acquisto di 53 treni per sostituire un numero equivalente di vecchie unità entro il 2026”. A questi vanno aggiunte “100 carrozze di nuova concezione sviluppate con materiali riciclabili e rivestite con pannelli fotovoltaici”. Attraverso l’investimento per il rinnovo della flotta navale con unità a propulsione alternativa si intendono “sostituire navigli vecchi e inquinanti utilizzati per i servizi di continuità territoriale e di cabotaggio e altre unità navali in uso alle forze dell’ordine”.

Per i servizi regionali sono previsti “l’acquisto di 4 traghetti e di 3 unità navali ad alta velocità (aliscafi) alimentati a GNL”. Per le navi destinate ai servizi di continuità territoriale di cabotaggio e di pattugliamento dei mari è previsto “un cofinanziamento del 50% che permetta l’acquisto di 19 nuove navi a corto raggio, o 5 unità a medio lungo raggio e il retrofitting di 9 unità a corto raggio e di 47 navi a medio lungo raggio”. A queste misure si accompagnano “interventi per lo sviluppo di infrastrutture per il bunkeraggio di GNL che prevedono la realizzazione di 3 piccoli impianti di liquefazione nel Centro-Sud, lavori nel rigassificatore di Panigaglia per consentire il rifornimento di bettoline per il bunkeraggio e l’acquisto di 2 bettoline GNL”. Infine, verrà finanziato “l’ammodernamento del parco automezzi dei Vigili del Fuoco”, nello specifico con l’introduzione di “circa 3.600 veicoli elettrici e veicoli alimentati a gas per i servizi istituzionali e l’introduzione di 200 nuovi mezzi con alimentazione ibrida elettricoendotermica negli aeroporti”.

FIUME PO, 360 MILIONI PER LA RINATURAZIONE DELL’AREA
Il testo del PNRR che sarà esaminato in Consiglio dei ministri domani prevede per la “rinaturazione dell’area del Po” un investimento da 360 milioni. Scopo dell’intervento è il “recupero del corridoio ecologico rappresentato dall’alveo del fiume e dalle sue fasce riparie, costituito da una notevole diversità di ambienti (come sponde, isole, banchi di sabbia eccetera) che devono essere protetti e ripristinati (riqualificazione di più di 1.500 ettari e riattivazione e riapertura di 51 milioni di metri cubi di lanche e rami abbandonati)”. Il Po è una delle 6 aree vaste prioritarie per la connessione ecologica e l’adattamento ai cambiamenti climatici “dove avviare un’azione diffusa di ripristino ambientale in Italia – si legge nel testo – e rappresenta un primo stralcio per la più vasta e importante azione di restoration ecology e adattamento nel nostro Paese”. L’eccessiva “canalizzazione” dell’alveo, l’inquinamento delle acque, il consumo di suolo, le escavazioni nel letto del fiume fino agli anni 70 “hanno compromesso parte delle sue caratteristiche e aumentato il rischio idrogeologico e la frammentazione degli habitat naturali”. È quindi “indispensabile avviare una diffusa azione di rinaturalizzazione lungo tutta l’area per riattivare i processi naturali e favorire il recupero della biodiversità”.

DA GIUSTIZIA A SEMPLIFICAZIONI, ECCO TUTTE LE RIFORME
Dalla pubblica amministrazione alla giustizia civile e penale fino al fisco e alle semplificazioni. Sono le riforme annunciate nel Recovery plan secondo quanto emerge dalla bozza.

Per la pubblica amministrazione, gli assi principali di intervento sono: Accesso, per snellire e rendere più efficaci e mirate le procedure di selezione e favorire il ricambio generazionale. Buona amministrazione, per semplificare norme e procedure. Competenze, per allineare conoscenze e capacità organizzative alle nuove esigenze del mondo del lavoro e di una amministrazione moderna. Digitalizzazione, quale strumento trasversale per meglio realizzare queste riforme.

Per quanto riguarda la giustizia penale, il governo punta a: semplificare e razionalizzare il sistema degli atti processuali e delle notificazioni. Elaborare interventi sulla disciplina della fase delle indagini e dell’udienza preliminare finalizzati ad assicurare scansioni temporali più certe e stringenti, con riferimento in particolare alla raccolta degli elementi di prova e alle conseguenti determinazioni concernenti l’azione penale. Ampliare la possibilità di ricorso ai riti alternativi e l’incentivazione dei benefici ad essi connessi con interventi che riguardano il patteggiamento, il giudizio abbreviato, il giudizio immediato e il decreto penale di condanna. Predisporre regimi volti a garantire maggiore selettività nell’esercizio dell’azione penale e nell’accesso al dibattimento, tanto in primo grado quanto in fase di gravame. Garantire al dibattimento di primo grado maggiore scorrevolezza. Assicurare che al giudizio di appello, individuato dalle analisi sul campo come una fase particolarmente critica in specie per la prescrizione del reato, si giunga mediante un accesso ragionevolmente selettivo. Definire i termini di durata dei processi, con previsione degli opportuni meccanismi di adattamento alle eventuali specificita’ dei singoli uffici giudiziari.

Nella riforma fiscale “si inserisce la possibile revisione dell’Irpef, con il duplice obiettivo di semplificare e razionalizzare la struttura del prelievo e di ridurre gradualmente il carico fiscale, preservando la progressività. Sarebbe in tal modo incentivata la tax compliance e potrebbe essere sotenuta la partecipazione al lavoro delle donne e dei giovani. Inoltre, è necessario che le nuove regole dell’Irpef abbiano una certa stabilità nel tempo, per evitare che gli operatori del settore (ivi compresa l’Amministrazione finanziaria) debbano continuamente adattarsi a mutate cornici normative. Funzionale al perseguimento di questi ambiziosi obiettivi sarà anche il proseguimento dell’azione di contrasto all’evasione fiscale. Nell’ambito delle politiche per la razionalizzazione e l’equità del sistema fiscale e per la promozione della partecipazione al lavoro delle donne e dei giovani, si colloca l’introduzione dell’assegno unico universale per le famiglie con figli, in attuazione della legge delega approvata in via definitiva dal Parlamento”.

L’esecutivo vuole poi costituire una struttura presso la presidenza del Consiglio per la semplificazione normativa. È necessario, si legge, “dedicare attenzione continuativa all’obiettivo di semplificazione e costituire una struttura apposita presso la Presidenza del Consiglio che se ne occupi, in raccordo con il Dipartimento Affari Giuridici e coordinata dal Ministro della pubblica amministrazione”.

24,97 MLD PER ALTA VELOCITÀ FERROVIARIA E MANUTENZIONE STRADALE
Sono 24,97 i miliardi per l’Alta velocità ferroviaria e la manutenzione stradale. Di questi, 4,64 miliardi sono destinati ai collegamenti ferroviari ad alta velocità verso il Sud per passeggeri e merci, 8,57 miliardi alle linee ad alta velocità nel Nord che collegano all’Europa, 1,58 miliardi alle connessioni diagonali (est-ovest), 2,97 miliardi all’introduzione del sistema europeo di gestione del trasporto ferroviario (ERTMS), stessa cifra, 2,97 miliardi, a rafforzare i nodi metropolitani e i collegamenti nazionali chiave, 940 milioni al rafforzamento delle linee regionali, 2,40 miliardi al potenziamento, elettrificazione e resilienza delle ferrovie nel Sud, 700 milioni al miglioramento delle stazioni ferroviarie nel Sud e 200 milioni al rinnovo del materiale rotabile. Questo quanto si legge nel testo del PNRR che sarà esaminato in Consiglio dei ministri domani.

Una rete di trasporto digitalizzata, green ed efficiente “è una condizione necessaria per la crescita economica”, si legge nel documento. Gli investimenti in una connettività più intelligente, più rapida e più sicura in tutta Italia “miglioreranno quindi la competitività e la produttività dei territori collegati”. L’aumento della capacità dei principali nodi ferroviari in 12 aree metropolitane “avrà effetti positivi che si ripercuoteranno sui treni regionali”. Alcuni investimenti saranno “direttamente destinati alle linee regionali e delle aree metropolitane utilizzate principalmente dai pendolari, rendendo i centri cittadini più accessibili e migliorando la qualità della vita dei pendolari”. Inoltre, “i turisti potranno spostarsi più velocemente sul territorio, scoprendo nuove aree di interesse culturale e riducendo la pressione sui principali centri turistici”.

I servizi di trasporto merci “saranno più competitivi: faciliteranno le importazioni e le esportazioni di merci e spingeranno le aziende a localizzare i loro siti di produzione e/o servizi vicino a nodi di trasporto efficienti”. Gli investimenti nelle reti e nei nodi ferroviari nazionali e regionali nel Sud Italia (compresi quelli per l’accessibilità delle stazioni ferroviarie) “ridurranno il divario in termini di infrastrutture ferroviarie esistenti, riducendo i tempi di percorrenza e migliorando la coesione sociale”. Sostenendo il passaggio del traffico passeggeri e merci dalla strada alla ferrovia e riducendo la congestione stradale, la componente “produrrà la riduzione delle emissioni di gas serra”. In particolare, si stima che “un aumento della quota dei passeggeri che utilizzano la ferrovia dal 6% al 10% potrebbe comportare un risparmio annuo di CO2 pari a 2,3 milioni di tonnellate entro il 2030”. Inoltre, sono previsti interventi di “messa in sicurezza, contrasto e adattamento al cambiamento climatico, nonché di digitalizzazione della rete stradale che includeranno una forte componente di ammodernamento tecnologico”, attraverso “un sistema di monitoraggio digitale avanzato, che consenta una maggiore sicurezza delle infrastrutture stradali a fronte dei rischi sismici, di dissesto e di incidentalità, realizzando risparmi sulle future spese di manutenzione effettuate in termini predittivi, sulla base della vita utile dell’infrastruttura”.


Articolo pubblicato il giorno 23 Aprile 2021 - 23:07

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