“Si tratta di argomentazioni infondate e, comunque adeguatamente contrastate dall’ordinanza” con la quale la Corte di Appello di Brescia, lo scorso due ottobre, ha respinto la richiesta di revisione del processo per l’omicidio di Chiara Poggi. Cosi’ la Cassazione, nella sentenza 13057 depositata oggi e relativa all’udienza svoltasi il 19 marzo, ha “respinto” il ricorso della difesa di Alberto Stasi, il giovane condannato a 16 anni di reclusione per aver ucciso la fidanzata a Garlasco, il 13 agosto 2007.
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In primo e secondo grado, Stasi era stato assolto ed era stata la Cassazione a disporre l”appello bis a seguito del quale c’era stata la condanna per l’imputato. Per la difesa, occorreva rivalutare delle microtracce e dei capelli trovati nel bagno dove Stasi si lavo’ le mani insanguinate dopo il delitto, e un filmato sul passaggio di una testimone davanti alla casa dei Poggi la mattina dell’omicidio. Per la Suprema Corte, invece, le microtracce sul dispenser e i capelli sono stati gia’ considerati e ritenuti elementi ininfluenti. Inoltre, il filmato in questione, sostengono gli ‘ermellini’, per “stessa ammissione” di Stasi, “dimostra esattamente quanto mostravano le fotografie” gia’ acquisite. In particolare, il riferimento e’ al “conducente dell’autovettura che si trovava nella condizione della testimone T.” e che ” poteva astrattamente vedere la portafinestra della cucina” di casa Poggi. “L’unico arricchimento del dato fornito dal filmato – prosegue la sentenza 13057 della Cassazione – e’ il lasso di tempo in cui questa astratta visione era possibile: due secondi”-. “Il filmato quindi non fornisce alcuna prova nuova sul fatto che la testimone T. avesse effettivamente visto la portafinestra della cucina, girando la testa mentre guidava, e tanto meno – sottolinea il verdetto – che ella avesse effettivamente notato che la portafinestra era chiusa (non sempre cio’ che gli occhi vedono viene conosciuto ed elaborato dalla persona)”. In base alla ricostruzione del fatti, fu Chiara ad aprire le persiane della cucina e venne uccisa tra le 9,12 – ora nella quale venne disattivato l’allarme di casa Poggi – e le 9,35 quando il pc di Stasi venne riacceso. Per quei 23 minuti, l’imputato non ha alibi.
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