Caserta, il circo chiede aiuto al Wwf: “I nostri animali hanno fame”.
Non se la passano bene neanche i circensi.
Non capita tutti i giorni che il Wwf lanci un appello per un circo. Il Panda, infatti, come del resto tutte le associazioni ambientaliste che hanno a cuore la tutela della biodiversità, è storicamente e motivatamente contrario all’utilizzo degli animali negli spettacoli. Lo reputa innaturale, talvolta crudele, mortificante e diseducativo per chi assiste ad esso, in primis per i bambini. È, dunque, sicuramente una notizia che l’associazione ambientalista, in particolare il gruppo che gestisce a Caserta l’oasi nel bosco di San Silvestro, abbia lanciato un appello per il circo Henry Niuman, di proprietà della famiglia Intruglio,che da molti mesi ormai, a causa della pandemia, non effettua spettacoli e che da tre settimane è bloccato a Lusciano, in provincia di Caserta.
“Abbiamo raccolto la richiesta di aiuto – scrive Franco Paolella, referente del Wwf per San Silvestro – perché ci sono animali che rischiano di rimanere senza cibo. Non possiamo far finta che non esistano e lasciare che vadano incontro ad un brutto destino solo perché siamo giustamente avversi agli spettacoli circensi che utilizzano gli animali. Chi può, in base alle proprie disponibilità, dia una mano”. L’allarme riguarda cinque dromedari, quattro cavalli avelignesi, sei pony, tre lama, due zebre, due asini e dieci cani, otto dei quali di piccola taglia. “La Coldiretti finora ci ha fornito il necessario per gli animali – racconta Ives Casu, uno dei circensi – ma ora è anch’essa in difficoltà. Gli erbivori necessitano con il caldo di frutta e verdura in aggiunta al foraggio. I nostri fornitori abituali non possono farci credito. Serve aiuto. Viviamo dei proventi dello spettacolo e con essi paghiamo nafta, luce, acqua, affitto ai privati che ci ospitano, assicurazioni, cibo e cure per gli animali. Le visite del veterinario, per esempio, la cura delle unghie e delle zampe, il rifacimento degli zoccoli”.
Non se la passano bene, va da sé, anche gli uomini: trapezisti ed acrobati in generale, clown, illusionisti, giocolieri. “Prima del blocco – racconta Casu – eravamo una quarantina. La metà è andata via perché chi ha potuto si è messo a fare altro: autista di camion, operaio, muratore. Siamo qui in venti e siamo bloccati in attesa che qualcosa accada. Chi riesce, si arrangia a fare qualche lavoretto in giro, ma non basta. C’è chi ha preso 2400 euro di aiuti statali, ma divisi per un anno servono a poco, e chi neanche quelli. Il circo in se non ha avuto soldi perché la vecchia licenza era sospesa e la nuova ha meno di tre anni”. Nel periodo di Natale, per provare a mettere insieme qualche soldo, i circensi si erano giocati la carta di uno spettacolo in streaming ed avevano chiesto agli spettatori virtuali di contribuire versando una cifra su un conto corrente che avevano indicato. Ad ottobre 2020, prima che scattassero le nuove chiusure, c’erano state alcune serate a Quarto. Prima ancora, in estate, sul litorale domizio. Prezzi da saldo perché, coronavirus a parte, il circo appare irrimediabilmente confinato ad una epoca che non c’è più.
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Articolo pubblicato il giorno 16 Aprile 2021 - 10:41