Pisa. La Corte europea dei diritti dell’uomo di Strasburgo ha respinto il ricorso presentato da Antonio Logli contro la condanna definitiva a vent’anni di carcere con l’accusa di avere ucciso, e poi fatto sparire il cadavere, la moglie Roberta Ragusa.
La notizia è stata pubblicata sul quotidiano Il Tirreno in edicola oggi. Nel ricorso, si ipotizzava la violazione del diritto di difesa ritenendo che non fossero state presi in considerazione alcuni elementi a discolpa, riguardanti in particolare alcuni presunti della donna dopo la sua scomparsa, avvenuta a Gello di San Giuliano Terme, in provincia di Pisa, il 13 gennaio 2012.
La Cedu non è entrata nel merito del ricorso dichiarandolo inammissibile, fermandosi alla lettura del ricorso e alla sua compilazione ritenendo non ammissibile l’azione dell’ex impiegato comunale in cella dal 10 luglio 2019, dopo la condanna a 20 anni di reclusione.
La difesa di Logli aveva contestato all’Italia la negazione del diritto ad un equo processo. Il 58enne di San Giuliano Terme nel ricorso ha, infatti, sostenuto che nel corso dei tre gradi di giudizio “erano stati ignorati i testi a mio favore”. Secondo Logli gli investigatori prima e gli inquirenti della Procura di Pisa poi, e a seguire i giudici che nel tempo si sono pronunciati in triplice concordanza sulla sua colpevolezza, non avrebbero approfondito gli spunti offerti dai testimoni convinti di aver visto Roberta Ragusa dopo la notte della sparizione tra il 13 e il 14 gennaio 2012.
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Il pronunciamento della Corte europea che dichiara un ricorso inammissibile è definitivo e non è possibile richiedere la riapertura del fascicolo o proporre una nuova istanza: il processo in Italia è stato giusto, equo e non ha leso, né compresso i diritti della difesa. Sfumata la carta di Strasburgo sulla quale le aspettative non erano mai state alte, per Logli resta aperta solo l’opzione della revisione del procedimento. Affiancato dall’avvocato Simone Ciro Giordano e dalla criminologa Anna Vagli, il detenuto nel carcere di Massa confida nella riapertura di un giudizio in cui possa dimostrare quello che, a suo dire, non gli è stato permesso in Tribunale a Pisa, in Corte d’Appello e infine in Cassazione. Antonio Logli scelse la formula del rito abbreviato che se gli ha permesso di ottenere lo sconto di un terzo della pena non prevede l’ascolto dei testimoni in aula. I giudici hanno deciso sulla base delle prove raccolte nel corso delle indagini.
Due udienze in primo grado davanti al gup e altrettante in appello e il caso Ragusa venne consegnato agli annali della cronaca giudiziaria nazionale con le certezze formali di una sentenza e le suggestioni innocentiste mai sopite. In otto mesi dall’integrazione del team difensivo avvenuta a settembre non c’è traccia della richiesta di revisione del processo, scrive “Il Tirreno”. Non bastano i presunti avvistamenti della Ragusa, segnalati mesi addietro in Liguria: servirebbero elementi significativi e decisivi mai emersi o non considerati durante i processi che hanno portato alla condanna. Al di là dell’annuncio delle nozze con Sara Calzolaio non sono stati resi noti fatti nuovi o testimonianze capaci di ribaltare una verità giudiziaria sancita dalla Suprema Corte. Dopo il no di Strasburgo la revisione è l’ultimo appiglio di Logli per far tornare il caso Ragusa in un’aula di tribunale.
“In qualita’ di consulente di Antonio Logli, insieme al legale avvocato Laura Razetto – scrive la criminologa Anna Vagli in una nota – siamo molto rammaricati di apprendere questa notizia. Tuttavia all’epoca dei fatti, prospettai al mio assistito tale possibile sviluppo. Erano infatti sorti dubbi circa il rispetto dei termini e dei requisiti formali e sostanziali richiesti per la ricevibilita’ del ricorso depositato dal precedente legale. Cosi’ Logli decise, in accordo con la sua famiglia, di revocare l’incarico a quest’ultimo. Adesso con l’avvocato Razetto chiederemo che ci venga inviata tutta la documentazione e la sentenza della Corte. Verificheremo cosi’ se il ricorso e’ stato dichiarato inammissibile per mancato rispetto dei crismi anzidetti senza entrare nel merito”.
Articolo pubblicato il giorno 14 Aprile 2021 - 20:20