La vaccinazione del personae scolastico è “un punto cruciale” per un ritorno a scuola in sicurezza e per il quale serve ora “un’operazione diffusa e massiccia”; un incontro oggi con il presidente del del Consiglio superiore di sanità Franco Locatelli nella sua nuova veste di portavoce del Cts (l’ex, Agostino Miozzo, è già impegnato a Viale Trastevere per mettere a sistema dati e numeri di contagi in classe e vaccinazioni) per ribadire e stringere la collaborazione con gli scienziati. “Stiamo lavorando giorno e notte per la ripartenza” aveva detto ieri il ministro dell’Istruzione Patrizio Bianchi, che oggi al question time della Camera ha ripetuto che l’obiettivo “è riportare tutti gli studenti e i ragazzi, a partire dai bambini, ma tutti, nelle condizioni di essere presenti.
La prolungata sospensione delle attività ha provocato problemi, che potranno essere duraturi: per questo il governo ha ribadito per bocca del presidente Draghi la volontà decisissima di tornare quanto prima in presenza”. Nelle comunicazioni in aula al Senato in vista del Consiglio europeo, infatti, il presidente del Consiglio, Mario Draghi aveva mostrato una luce in fondo al tunnel: “Se la situazione epidemiologica lo permette cominceremo a riaprire la scuola in primis, almeno le primarie e l’infanzia, anche nelle zone rosse allo scadere delle attuali restrizioni, speriamo subito dopo Pasqua”. E per sfatare le voci su ministri divisi tra chi vuole riaprire subito e chi preme per restare a distanza, Bianchi ha voluto sottolineare più tardi che “nel governo c’è un incontro continuo tra i ministri” sul tema della scuola e che la riapertura è una necessità “assolutamente presente in tutti i membri del governo”.
Una “volontà decisissima”, quindi, dell’esecutivo di riaprire presto le classi, che da qui a Pasqua sarà dunque perseguita lungo due direttrici: spingere sulle vaccinazioni (sempre Bianchi alla Camera: “Abbiamo dato una accelerazione importante alla campagna vaccinale: abbiamo raggiunto a livello nazionale più della metà” del personale scolastico, “anche se con molte differenze tra regioni”); e un “confronto costante” con il Comitato tecnico-scientifico, che dovrà dare l’ok sulla base dell’analisi epidemiologica, perchè anche la decisione di sospendere la didattica in presenza “è stata sempre fondata sulle analisi prodotte da Cts e Iss”.
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Intanto si avvicina lo sciopero nazionale della scuola di venerdì prossimo, 26 marzo, indetto da Cobas (insieme a quello per il trasporto pubblico locale), Priorità alla Scuola, Coordinamento nazionale precari scuola e con l’adesione, tra gli altri, della coalizione Società della Cura e del Forum dei Movimenti per l’acqua: la richiesta è che “almeno la gran parte dei 20 miliardi di euro già previsti dal Recovery Plan per la scuola siano destinati a ridurre a 20 il numero massimo di alunni per classe e a 15 in presenza di alunni diversamente abili; a garantire la continuità didattica e la sicurezza, assumendo con concorsi per soli titoli i docenti con 3 anni scolastici di servizio e gli Ata con 24 mesi; ad intervenire massicciamente nell’edilizia scolastica per avere spazi idonei ad una scuola in presenza e in sicurezza”. Venerdì sono previste iniziative in 50 città (da Milano a Bologna, da Napoli a Palermo), con un sit-in a Roma davanti la Camera dei Deputati in Piazza Montecitorio dalle ore 10).
“Il 26 marzo – ha spiegato il comitato Priorità alla Scuola – saremo nelle strade e nelle piazze di tutta Italia: perché le scuole riaprano ovunque il 7 aprile; perché la ripresa a settembre sia assicurata senza ulteriori attentati a una istituzione della Repubblica e ai diritti costituzionali. Saremo nelle strade e nelle piazze di tutta Italia anche per chiedere che il prof. Bianchi lasci il ministero dell’Istruzione: abbiamo rispetto e persino affetto nei suoi confronti, ma queste settimane ci hanno detto che non è l’uomo che fa per noi. Il 26 marzo chiudete gli schermi, sciopero della Dad e manifestazione in presenza (con mascherine e distanziamento): ci vediamo in piazza”.
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